Mi sono chiesto spesso che cosa accadrebbe se alcuni dei più famosi supercriminali di Gotham uscissero dalle pagine dei fumetti o dallo schermo per infilarsi nella nostra realtà. Un’ipotesi da romanzo distopico? Forse. Ma non tanto quanto si potrebbe pensare. I cattivi di Batman, più di molti altri nell’universo dei supereroi, sono archetipi inquietanti di disfunzioni reali. Uomini e donne spezzati, spesso spinti oltre il limite da traumi, ingiustizie, o un'intelligenza portata fino all’autodistruzione. Ma, tra tutti, chi funzionerebbe davvero nel mondo reale?
Chi, se esistesse oggi, rappresenterebbe una minaccia concreta, difficile da contenere?
Parto dal più suggestivo: Mr. Freeze. Il suo nome è sinonimo di tecnologia e tragedia. Dietro l’elmetto criogenico e la tuta refrigerante c’è Victor Fries, uno scienziato la cui disperazione per salvare la moglie malata lo trasforma in un uomo letteralmente congelato nel dolore. Ora, ipotizziamo che nella realtà esista una pistola in grado di congelare istantaneamente un bersaglio. Improbabile? Certo. Ma non totalmente impossibile. Le armi a microonde esistono. Le tecnologie di raffreddamento istantaneo sono oggetto di studio. Se un individuo dotato delle competenze di Fries riuscisse a sviluppare anche solo un rudimentale prototipo, gli effetti sarebbero devastanti. Una persona in grado di immobilizzare interi gruppi armati senza sparare un colpo sarebbe, nel mondo reale, una minaccia quasi insormontabile. Non parliamo di un delinquente qualsiasi, ma di uno scienziato motivato, spinto da un dolore personale, che non vuole distruggere il mondo, ma piegarlo al proprio scopo: curare l’amore della sua vita. È questo a renderlo pericoloso. Non la pistola, ma la determinazione assoluta. Il fatto che, in un certo senso, non si consideri neanche un criminale.
Passiamo all’Enigmista. Edward Nygma, il genio dei giochi mentali. Nei fumetti e nei film, il suo tratto distintivo è la compulsione a disseminare indovinelli e tracce che rivelano, in anticipo, le sue stesse mosse. È qui che la fantasia mostra la corda. Nella vita reale, un criminale non trarrebbe vantaggio dal comportarsi così. Se un terrorista inviasse indizi criptici su dove piazzerà la bomba, verrebbe intercettato molto prima dell’esplosione. L’Enigmista sarebbe quindi più una curiosità che una reale minaccia. Affascinante, certo, e dotato di un’astuzia fuori dal comune, ma fondamentalmente inefficace nel mondo reale. Trascorrerebbe il resto della vita a chiedersi perché nessuno prenda sul serio i suoi rompicapi.
Poi c’è lui. Il Joker. Ma non uno qualunque: quello interpretato da Heath Ledger ne Il Cavaliere Oscuro. È qui che il discorso cambia radicalmente. Quella versione del clown principe del crimine non è solo disturbata, è deliberatamente distruttiva. Un vero agente del caos, come lui stesso si definisce. Il punto non è tanto che sia geniale, quanto che sia disposto a morire pur di far esplodere le sue idee nel mondo. E in questo, ha una pericolosità che travalica ogni difesa tradizionale. Perché? Perché uno degli elementi fondamentali della deterrenza – la paura della morte – per lui non vale. I criminali più feroci, nella realtà, spesso sono quelli che non hanno più nulla da perdere. Ma il Joker di Ledger va oltre: ha scelto di non voler nulla, tranne l’entropia. Non cerca il denaro. Non desidera potere. Vuole solo vedere tutto bruciare. Se una mente come la sua esistesse davvero, e riuscisse ad accedere a risorse, armi, tecnologia… saremmo di fronte a un problema quasi insolubile. Ogni forza di polizia è progettata per contrastare il crimine razionale. Ma come si ferma un’idea che non ha paura di morire? Come si ferma un uomo che si traveste da clown per ridere mentre il mondo crolla?
E non è una domanda accademica. I profili psicologici degli attentatori suicidi, dei terroristi che compiono stragi senza la minima intenzione di sopravvivere, mostrano una verità che spesso ci rifiutiamo di affrontare: se togli a qualcuno il rispetto per la propria vita, diventa una bomba vagante. Il Joker, nel film, pianifica rapine in cui fa uccidere i suoi complici a catena, manovra le folle come pedine e mette alla prova la moralità stessa di Gotham. È un anarchico puro. E nel nostro mondo, l’anarchia pura è una fiamma che si spegne solo quando ha bruciato tutto.
Ora, immaginate invece il Joker di Cesar Romero. Sì, quello degli anni ’60, con il trucco da clown passato sopra i baffi che non voleva rasarsi. In quel caso, il crimine lascia il posto alla farsa. Sarebbe deriso dagli stessi criminali con cui tenterebbe di lavorare. Una figura tragicomica, incapace di incutere timore anche solo in un vicolo malfamato. Forse riuscirebbe a mettere insieme qualche colpo da piccolo truffatore, ma nessuna autorità lo considererebbe una minaccia sistemica. Sarebbe una curiosità locale, forse una celebrità di TikTok, ma non certo un nemico pubblico.
E poi c’è Tutankhamon. Un professore di Yale che, in seguito a un colpo alla testa, si convince di essere la reincarnazione del faraone egizio. Ogni trauma cranico lo fa ricadere nello stesso delirio megalomane. È chiaro che una figura del genere, nella realtà, non sarebbe mai un criminale attivo. Sarebbe probabilmente internato in una clinica psichiatrica. Chi prenderebbe il rischio di rilasciare un uomo che, a ogni urto, crede di governare l’antico Egitto? Nessun sistema giudiziario, per quanto disfunzionale, permetterebbe un simile errore. E in effetti il fascino di personaggi come Tutankhamon sta proprio nella loro assurdità narrativa. Sono caricature che funzionano solo in un mondo dove tutto è possibile e nulla è permanente.
Nel considerare l’efficacia dei nemici di Batman nel nostro mondo, emerge un paradosso interessante. I più realistici, i più pericolosi, sono quelli meno appariscenti. Quelli che rinunciano ai gadget iper-tecnologici, ai costumi teatrali, agli scherzi da circo. Il vero nemico, quello che potrebbe esistere tra noi, è quello che ha già rinunciato a tutto, compresa la propria salvezza. È la mente brillante che smette di avere speranza. È il caos incarnato, non nel trucco da clown, ma nella volontà distruttiva lucida, implacabile, irridente. È lì che la fiction diventa più vera della realtà. E forse è anche per questo che Batman, tra tutti i supereroi, è quello che ci spaventa e ci attrae di più: perché combatte contro mostri che ci somigliano fin troppo.
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