« Hal Foster, l'autore di Prince Valiant, un fumetto sui Cavalieri della Tavola Rotonda, riferì che alcuni lettori l'avevano accusato di pregiudizi razziali perché in certe scene erano apparsi "schiavi nubiani, un mercante ebreo e un irlandese". Con una smorfia, Foster aggiunse a parte: "La sola gente che si può disegnare sono protestanti ricchi e di razza bianca". »
La DC (Detective Comics, nome
successivo rispetto all'originario National Comics), nel 1938,
inventò un personaggio nuovo nel mondo del fumetto, il primo
supereroe: The Superman, il Superuomo (ricordiamo che, in Italia,
sull'onda dell'abbandono di terminologie fascistoidi, per lungo
tempo, Superman venne chiamato Nembo Kid). Non parleremo diffusamente
del raffronto fra Superman e l'Ãœbermensch nietzschiano o col
superuomo hitleriano, poiché in questa sede ci occupiamo di questo
primo eroe solo per ragioni di cronaca. Ci limiteremo, per dovere di
chiarezza, a far notare che Superman è esattamente l'opposto di un
superuomo-evoluzione dell'uomo, autosufficiente rispetto alla
divinità : Superman è una sorta di divinità di stampo
giudaico-cristiano. Egli, infatti, è una sicurezza per l'umanità ,
non ciò a cui l'umanità può tendere. In questo senso saranno più
superuomini nietzschiani i primi eroi Marvel, uomini che diventano
super in modi non inaccessibili, almeno teoricamente, spesso
attraverso la scienza e l'ingegno. Afferma, infatti, Nietzsche nella
Gaia Scienza, che l'Ãœbermensch è caratterizzato da “una voglia e
una forza di autodeterminazione” e da “una libertà della volontÃ
in presenza delle quali uno spirito prende commiato da ogni fede e da
ogni desiderio di certezza, abituato com'è a tenersi a funi e a
possibilità lievi, continuando a danzare anche sull'orlo
dell'abisso” (Nietzsche, Roma, 1993, p. 177).
Superman è un alieno, Kal-el, e viene
dal pianeta Krypton. Sul suo pianeta non è un superuomo, ma sulla
terra sì, per questioni di gravità ecc. (non ci soffermeremo qui, e
non lo faremo poi, sulle questioni tecniche, a causa delle
contraddizioni che queste hanno preso negli anni, specie nelle serie
di lunga durata).
Arriva sulla Terra perché spedito dal
suo pianeta natale prima che questo andasse distrutto. Viene
adottato, ancora infante, da una coppia senza figli, e cresciuto come
un uomo. Diventerà poi un importante giornalista e condurrà la sua
vita «civile» in maniera pressoché normale, con delle
contraddizioni legate alla doppia identità , le quali non possono
essere definite problemi veri e propri, anche perché Superman sembra
reagirvi con una discreta dose di indifferenza pragmatica.
E qui non procediamo oltre
nell'esplorare il quasi infinito (il termine non è casuale perché,
negli anni ‘60, la DC avrebbe complicato notevolmente il suo
universo con l'introduzione di vite parallele, possibilitÃ
alternative e simili, che, si sarebbe scoperto poi, erano degli altri
mondi «realmente» esistenti, fino a non poterne venire più a capo
in maniera razionale) mondo di Superman.
Ci limiteremo ad analizzare che:
- la testata (Action Comics), al suo esordio, fu un inaspettato successo e, dunque, il personaggio era ciò di cui il pubblico aveva bisogno;
- l'eroe è monolitico, senza dubbi su come operare, e nessuno discute il suo operato, se non nelle primissime storie, vista la novità ;
- Superman accetta, rispetta e ama l'umanità e, dato interessante per le analisi successive, la popolazione rappresentata nel fumetto reagisce come se conoscesse questi sentimenti, e non bada al fatto che, per distruggere un nemico, Superman demolisce case o automobili.
Dal terzo punto emerge un trucco
narrativo, che sarà utilizzato, e lo vedremo, anche per gli eroi
successivi: poiché il lettore conosce i retroscena e sa a che fine
l'eroe compie quell'azione, l'opinione pubblica rappresentata nel
fumetto rappresenta il lettore, pensandola come lui.
Fino al 1961, quindi, non sarÃ
scardinato il manicheismo che separava il «buono» dal «cattivo»,
che diventavano, così, giudizi aprioristici e inconfutabili. Lo
farà , in quell'anno, la Marvel, con i supereroi con superproblemi, e
sarà la sua fortuna.
A onor del vero, è doveroso affermare
che il tema della diversità e un accenno di relatività , erano giÃ
stati introdotti dalla DC, in parte con Green Lantern, ma,
soprattutto, col ricco, filantropo e allo stesso tempo misantropo
Bruce Wayne, alias Batman, l'eroe forse più oscuro che allora (...)
si potesse inventare, con un occhio alla produzione horror (come
succederà , poi, in maniera più esplicita, per uno tra gli eroi più
tormentati: Hulk), creando, quindi, una sorta di mostro, che faceva
il verso sicuramente al conte Dracula. Questa oscuritÃ
dell'uomo-pipistrello, inoltre, nasceva dallo sterminio della propria
famiglia ad opera di un criminale.
È presente, quindi, in Batman, un
disagio latente, a volte anche paventato, ma la socialità di fondo
non era in discussione, così come non lo era, il plauso
dell'opinione pubblica rappresentata, nonostante la coscienza di
trovarsi di fronte ad un eroe nettamente differente rispetto a
Superman, più oscuro, e, dunque, meno trasparente riguardo il suo
operato.
Niente a che vedere, quindi, ancora,
con gli eroi emarginati, denigrati, o, per lo meno, esposti al
pubblico dubbio, prodotti dalla Marvel e di cui parleremo qui di
seguito.
Premettiamo che, nel proporre questo
confronto fra archetipi antitetici, stiamo valutando il nuovo corso
Marvel, a partire, dunque, dal 1961.
È doveroso spiegare, però, che la
Marvel fu erede della casa editrice Timely (poi Atlas), che,
all'epoca - anni '30 - si occupò di supereroi. Questi eroi erano di
vecchio stampo e vennero riciclati in epoca Marvel (Torch, Captain
America, Namor), ma presero personalità tipiche del nuovo stile. Non
ci occuperemo, quindi, di questo primo periodo, che, anch'esso,
meriterebbe un'analisi dedicata, magari per cercare di scoprire se,
in nuce, qualcosa del tema del «diverso» fosse già presente.
Passeremo, piuttosto, direttamente al nuovo corso, iniziato nel 1961
con “The Fantastic Four” n° 1.
La prima, rilevante, particolarità di
questo supergruppo (questo termine starà ad indicare, da ora in poi,
un'unione ufficiale, anche se disordinata - come nel caso dei
Defenders - di supereroi, e non le alleanze sporadiche che spesso si
presentavano in questi universi fumettistici - ricordiamo a tal
proposito che Spider Man ha avuto una testata dedicata solo agli
incontri con altri supereroi e che, in casa DC, ne esisteva una che
presentava storie di Batman e Superman che lottavano insieme per la
giustizia -), fu il richiamo netto, in particolare tramite le tute
blu, alla fantascienza, di cui Jack Kirby, l'autore grafico, era
ghiotto.
Il rimando non era più alla mitologia,
mondo ormai troppo indirettamente rappresentativo dell'uomo, con un
antropocentrismo necessariamente conseguente.
Come si è accennato, infatti, gli eroi
DC presentavano un richiamo frequente alle divinità (dalle ali ai
piedi - o nel cappello - di Flash, all'effettiva divinità di Wonder
Woman, agli atteggiamenti di superiorità di Superman). Questo primo
gruppo di supereroi Marvel, invece, era un gruppo di scienziati che,
in viaggio verso la Luna, vengono investiti da radiazioni e assumono
superpoteri: Reed Richards diventa plastico, Ben Grimm roccioso e
fortissimo, Johnny Storm una torcia umana, Susan Storm, infine,
invisibile. Ancora non erano maturi i tempi per l'esplicitazione del
tema del «diverso» (ma lo sarebbero stati di lì a poco con Hulk),
ma già si notano due elementi particolarmente pregnanti:
- Ben Grimm odia il suo aspetto, poiché è l'unico del gruppo ad avere costantemente l'aspetto da supereroe: riesce a fidanzarsi, infatti, solo con una ragazza non vedente;
- Susan Storm è la fidanzata di Reed Richards (si sposeranno anni dopo e avranno anche un figlio) e, sicuramente, non si emancipa dalla condizione subordinata nei confronti del fidanzato (che è anche il capo) e del resto del gruppo (è l'unica, si noti, ad avere un potere difensivo), ma lo fa, comunque, rispetto al ruolo femminile classico del fumetto statunitense, ovvero quello di compagna svenevole nei confronti dell'uomo-protagonista, facendo, così, da apripista a supereroine con personalità forti, fino ad arrivare, non molti anni dopo, a Valkyrie, la prima supereroina «femminista».
Si potrebbe obiettare che, in nuce, e
forse neanche troppo, Wonder Woman potrebbe essere considerata un
personaggio più avanti riguardo questa specifica dialettica. È
sicuramente vero che Diana, alias Wonder Woman, fu, forse, il
personaggio più rivoluzionario della DC fino all'avvento della
Marvel, e che fu la vera apripista a proposito del tema della donna,
ma è anche vero che, in Susan Storm, vi è un avanzamento dialettico
poiché questa donna vive nel mondo reale e non in un mondo
semi-divino, e, inoltre, è la prima compagna di un uomo ad iniziare
ad essere emancipata, presentando, così, una situazione in cui il
pubblico femminile poteva facilmente, e non solo idealmente,
rispecchiarsi.
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