Continuity, in italiano a volte
reso con il termine
continuità, è una parola
inglese con cui si definisce, nelle opere di finzione, la coerenza e
la concordanza nello svolgimento e sviluppo di eventi, situazioni e
vite dei personaggi. Il termine è utilizzato per tutti i media, in
particolare fumetti e serie TV.
Nei film e nei prodotti televisivi può
essere difficile mantenere la continuity, poiché la si può
verificare solo una volta che tutto è stato girato. Per questo
motivo le produzioni generalmente hanno un supervisore che controlla
i dettagli e le azioni, che spesso non sono girate nello stesso
ordine in cui si svolgono gli eventi (non è raro che, per esempio,
la prima sequenza ad essere girata sia il finale). Questa persona si
occupa, per mezzo di fotografie, appunti e, in piccola parte, della
sua memoria, di verificare che tutti gli oggetti e le persone
rimangano nelle stesse posizioni tra un'inquadratura e un'altra, che
i vestiti e le ambientazioni siano identiche. Per ottenere tale scopo
vengono utilizzati anche precisi segni di scena, che indicano le
posizioni da cui riprendere a girare per mantenere la continuity.
Non sempre nelle serie televisive è
presente la continuity. Molti telefilm degli anni '70, '80 e '90
presentavano una continuity molto debole, in quanto erano costituite
da una serie di episodi autoconclusivi, che condividevano tra loro
solo la presenza dei personaggi principali. Dagli anni 2000 in poi
sono stati invece prodotte serie con maggiore collegamento tra le
trame dei singoli episodi, o addirittura serie con un'unica trama che
si dipana attraverso i successivi episodi, tanto che risulta
impossibile apprezzare lo svolgimento della storia se non si seguono
gli episodi nel giusto ordine. Esempi di questo tipo di produzioni
televisive, caratterizzate da forte continuity, sono Lost o Il Trono
di Spade.
Il maggior problema di lunghe serie
televisive è il gran numero di informazioni che vengono date durante
un episodio di una serie o addirittura di un'altra serie; alcuni
telefilm infatti hanno numerosi e accaniti fan, che prendono nota di
ogni dettaglio di ogni episodio e, confrontandolo con un altro,
trovano una contraddizione. L'esempio classico di questo caso è Star
Trek, per cui è stato addirittura coniato l'acronimo YATI, Yet
Another Trek Inconsistency (Un'altra incongruenza di Star Trek).
Nei fumetti la continuity è l'unità
di tempo, luogo e azione in cui si svolgono gli eventi; il termine
serve a creare una linea spazio-temporale consistente in cui l'azione
si svolge. È una sorta di sottotrama che serve a collegare tra loro
i diversi episodi di una pubblicazione, o anche gli episodi di
diverse pubblicazioni che condividono lo stesso universo narrativo.
Pioniera della continuity nei fumetti è stata la Marvel Comics:
Tutti i fumetti di tale casa editrice condividono, fin dagli esordi,
lo stesso universo narrativo, e ciò che succede in un fumetto Marvel
ha effetto sugli eventi di tutte le altre collane della stessa casa
editrice. Visto il successo di tale struttura narrativa, anche le
altre case editrici si sono adeguate e la continuity è diventata una
caratteristica della maggior parte dei fumetti.
È stata coniata anche l'espressione
"Fuori continuity", che indica la non appartenenza
(prodotta volutamente, o per descrizione di eventi incoerenti tra
loro) di un numero o di un albo alla successione degli eventi
principale che si stava narrando; esempi principali di questo termine
sono state le cosiddette "storie immaginarie" di Superman
negli anni '50 e, più di recente, le storie What if...? Marvel
Comics e gli Elseworlds DC Comics. Un uso particolare di continuity è
la cosiddetta "retcon": si tratta di storie o episodi che
riscrivono lo svolgimento di eventi passati, modificandone spesso gli
effetti anche sul presente.
Questo uso di consequenzialità
permette le contaminazioni tra serie differenti note come crossover.
In Italia il primo fumetto in cui
maggiormente si è avvertito l'uso, di forte ispirazione
statunitense, della continuity è Nathan Never, a cui hanno fatto
seguito altre serie con analoga coesione narrativa, come Dampyr e
Martin Mystère.
Un tipico esempio di fumetto in cui la
continuity è stata violata, almeno nei primi tempi, è Tex: nel
numero 17 della serie gigante Tex, già vedovo, discute con il figlio
dell'imminente scoppio della Guerra di secessione americana, mentre
nei numeri 113-114 (e in altri successivi) Tex, rievocando il suo
passato con i pards (tra cui suo figlio adolescente), ricorda quando,
non ancora sposato, fu implicato direttamente in tale guerra.
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