Nel mondo della biotecnologia immaginaria dei fumetti, lo scheletro di adamantio di Wolverine è un’icona tanto affascinante quanto letalmente impraticabile nella realtà. Ma cosa accadrebbe se un essere umano comune tentasse di emulare il mutante artigliato degli X-Men, impiantandosi un esoscheletro di metallo indistruttibile?
La risposta breve è: cammineresti? Forse. Sopravviveresti? Molto difficile.
Secondo la lore Marvel, l’adamantio che ricopre lo scheletro di Wolverine pesa all’incirca 45 kg. Supponiamo che un uomo medio pesi 90 kg: il nuovo peso corporeo supererebbe i 135 kg, senza contare altri impianti o armamenti. Questo aumento di massa non è distribuito come nel bodybuilding: è una zavorra interna, vincolata alle ossa, che grava su ogni singolo movimento.
Camminare? Sì, in teoria. Ma con un tale peso interno, anche alzarsi dalla sedia diventerebbe un’impresa. Le articolazioni sarebbero sottoposte a uno stress cronico, e i muscoli, incapaci di adattarsi in tempo reale, si strapperanno. Un normale essere umano non reggerebbe più di qualche ora prima di crollare per collasso muscolare o insufficienza cardiovascolare.
Ciò che rende tutto questo possibile nel caso di Wolverine non è la tecnologia, ma la biologia mutante. Il suo celebre fattore rigenerante non solo guarisce ferite e rigenera tessuti, ma adatta i suoi muscoli e tendini per sopportare il peso dell’adamantio. I suoi muscoli si lacerano sotto sforzo, ma guariscono in tempo reale, rafforzandosi ogni volta. Questo porta Wolverine a sviluppare una forza e resistenza oltre i limiti umani, pur mantenendo l'agilità necessaria al combattimento ravvicinato.
Inoltre, questo fattore guaritivo neutralizza gli effetti tossici del metallo. E qui entra in gioco un dettaglio spesso trascurato...
L’adamantio, almeno nella sua forma più “pura” (quella originale), è biologicamente incompatibile con l'organismo umano. Per anni, nei fumetti, è stato insinuato che Wolverine vivesse in costante stato di avvelenamento, il suo corpo impegnato a rigenerare cellule danneggiate dal metallo stesso.
Questa teoria è stata confermata e ampliata dopo lo scontro con Magneto, quando quest’ultimo lo privò dello scheletro metallico. Il fattore rigenerante di Logan andò in overdrive, lasciando intendere che fosse stato sotto costante assalto interno.
Tuttavia, in epoche successive, a Wolverine fu reimpiantato un nuovo tipo di adamantio: il cosiddetto adamantio beta, che si fonde biocompatibilmente con l’organismo, lasciando “respirare” le ossa, senza interferire con i processi vitali.
Anche con questo adattamento genetico e molecolare, Wolverine non è immortale. In una delle sue saghe più toccanti, La Morte di Wolverine (2014), Logan perde il suo fattore rigenerante. Impossibilitato a guarire, il suo stesso scheletro lo uccide. Alla fine, muore ricoperto dal metallo fuso, in un gesto tragico di auto-sacrificio, simbolo del paradosso del suo potere: la sua arma è anche la sua condanna.
Se ti stai chiedendo se potresti mai sopportare uno scheletro di adamantio come Wolverine, la risposta è un sonoro no. Senza un fattore rigenerante mutante:
i muscoli crollerebbero sotto il peso;
le ossa si frantumerebbero o si slogherebbero;
l’adamantio ti avvelenerebbe lentamente (o rapidamente);
e l’unica cosa indistruttibile sarebbe la tua agonia.
Wolverine non è solo un soldato dotato di artigli. È un miracolo biologico mutante, una creatura che vive al confine tra l’invulnerabilità e l’autodistruzione. E come ogni miracolo Marvel… alla fine ha avuto il suo prezzo.
Riposa in pace, Logan.
Ma non aspettarti che qualcuno
raccolga il tuo mantello: pesa troppo.
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