Nel vasto e affollato universo dei fumetti, i supercriminali sono spesso il sale delle storie, i catalizzatori del dramma e gli specchi distorti in cui gli eroi riflettono se stessi. Ma non tutti i villain nascono uguali. Alcuni sono memorabili per carisma, intelligenza o motivazioni complesse; altri, invece, suscitano puro e semplice disprezzo — narrativamente, eticamente o esteticamente. In occasione della Giornata Nazionale dei Supercriminali, proponiamo una riflessione controcorrente: un’invettiva dichiarata contro i peggiori tra i peggiori. Non i più spietati, ma i più detestabili.
1. Dr. Light (Arthur Light, DC Comics – Terra 1)
È
impossibile non iniziare da uno dei personaggi più moralmente
ripugnanti dell’universo DC. Celebre per una delle scene più
controverse di Identity Crisis, dove si macchia di un atto
abominevole, Dr. Light incarna tutto ciò che di tossico può esserci
in un villain: gratuito, crudele, narrativamente forzato. La sua
esistenza solleva interrogativi sull’uso del trauma nei fumetti
moderni e, francamente, nessuno ne sentirebbe la mancanza.
2. H'el (DC Comics – Terra 1)
Creato come
antitesi tragica di Superman, H'el è il classico esempio di
personaggio bidimensionale: motivazioni vaghe, retroscena nebulosi,
una presenza scenica che non lascia traccia. Nonostante le buone
premesse, H’el si riduce a un espediente narrativo sgonfio, e
l’indifferenza che genera è forse peggio dell’odio.
3. Sciacallo (Miles Warren, Marvel – Universo 616)
La
saga dei cloni avrebbe potuto essere un momento glorioso per
Spider-Man. Invece, grazie allo Sciacallo, è diventata un
guazzabuglio di doppi, identità confuse e inganni ridicoli. Il
personaggio è l’incarnazione del “troppo”, un’overdose di
cattiveria che non ha mai veramente saputo cosa fare con se stessa.
4. Professor Pyg (Lazlo Valentin, DC Comics – Terra
1)
Inquietante per il solo gusto di esserlo.
Sconvolgente, grottesco, disturbante — ma senza dire nulla di nuovo
o di utile. Un villain che esiste solo per scioccare, e che raramente
offre profondità o analisi oltre il disgusto.
5. Joker (Arthur Fleck?, DC Comics – Terra 1)
Icona
assoluta, è vero, ma anche simbolo di un paradosso editoriale: un
personaggio che ha perso ogni coerenza interna. Diabolico, anarchico,
filosofo fallito, buffone omicida — Joker è stato tutto e il
contrario di tutto. La sua filosofia nichilista, spesso esaltata, si
sfalda di fronte alle sue stesse azioni contraddittorie. In fondo, è
solo un espediente narrativo che gli autori non riescono più a
lasciar andare.
6. Wonder Woman (Diana Prince, DC Comics – Terra 49,
Injustice)
In una realtà alternativa dove Superman
diventa un tiranno, Wonder Woman si trasforma nel diavolo sulle sue
spalle. Anziché fungere da contrappeso morale, lo istiga e lo spinge
verso derive sempre più violente. È difficile perdonare questo
tradimento del suo ideale originario.
7.Superior Iron Man / The Maker (Marvel – Universi 616 e
1610)
Come si fa a rendere noiosi due dei più grandi
cervelli del multiverso? Chiedetelo a chi ha creato questi "cattivi
brillanti", che mancano totalmente di spessore umano. Troppo
calcolati, troppo distanti, troppo... sterili. Un fallimento
concettuale.
8. The Violator (Image Comics)
Il nome basta a
descriverlo. Caricatura grottesca, con implicazioni troppo sgradevoli
per essere digerite in leggerezza. Persino nel contesto oscuro di
Spawn, il Violator rappresenta un eccesso gratuito.
9. Knull (Marvel – Universo 616)
Il dio dei
simbionti: un'idea interessante, affogata però in una narrazione
noiosa. È il classico villain dal design spettacolare e dalle
motivazioni piatte. Una lezione su come non si può vivere solo di
estetica.
10. Hulk Rosso (Thaddeus Ross, Marvel – Universo
616)
L’antagonismo cieco e ottuso di Ross contro Hulk
raggiunge il culmine dell'assurdo quando si trasforma lui stesso in
una versione rossa e ipertrofica del suo nemico. Una parabola di
autolesionismo narrativo, che finisce — giustamente — in una
prigione dimenticata. Una chiusura grottesca per un personaggio già
ampiamente screditato.
Questa classifica non vuole solo essere un atto d’accusa: è un invito a riflettere su cosa rende un cattivo interessante, memorabile, degno di essere raccontato. In un’epoca in cui le sfumature dominano anche nei mondi a fumetti, serve più che mai distinguere tra il male fine a se stesso e l’antagonismo ben scritto. Perché la narrativa, anche quella dei supereroi, merita rispetto.
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