Nel vasto e mutevole universo dei fumetti, la morte è raramente definitiva. Superman è tornato. Capitan America è tornato. Anche Jason Todd, il secondo Robin, è tornato. In un mondo narrativo dove ogni addio sembra reversibile, ci si potrebbe chiedere se esista davvero qualcuno che "resta morto". E la risposta, per quanto sorprendente, è sì: ci sono personaggi la cui morte è diventata parte integrante della loro identità, o il cui ritorno infrangerebbe irrimediabilmente le fondamenta narrative su cui si regge l’intero universo in cui vivono.
Vediamo chi sono i veri "defunti" dei fumetti. E perché — almeno per ora — nessun autore ha osato davvero resuscitarli.
Thomas e Martha Wayne: le vittime originarie
I genitori di Bruce Wayne sono l’asse portante dell’intera mitologia di Batman. Morti in un vicolo, freddati da un ladro qualunque, rappresentano l’origine dell’Oscurità del Cavaliere. La loro morte non è solo una tragedia, è l’evento fondativo dell’intero personaggio. Se tornassero, l’essenza stessa di Batman verrebbe meno. Hanno fatto capolino in realtà alternative, visioni, sogni. Ma la loro tomba, nella continuity principale, è rimasta sigillata.
Zio Ben: il martire morale dell’universo Marvel
"Da un grande potere derivano grandi responsabilità." È la frase più famosa dell’universo Marvel, e il suo portavoce — Ben Parker — è morto ancor prima che Spider-Man diventasse Spider-Man. Zio Ben è il sacrificio che plasma l'eroe. È apparso in tantissime forme (fantasmi, cloni, universi paralleli), ma l'originale resta morto. Sempre. Perché la sua resurrezione distruggerebbe la spina dorsale morale di Peter Parker.
Gwen Stacy: l’innocenza perduta
La sua morte segna un confine netto tra la Silver Age e una fase più cupa e matura dei fumetti. Gwen Stacy è la prima amata di Peter Parker, uccisa tragicamente dal Green Goblin. La scena in cui muore — il collo spezzato durante un tentativo di salvataggio — è ancora oggi una delle più scioccanti nella storia del fumetto. Anche se esiste una "Spider-Gwen" in un universo parallelo, la Gwen originale non è mai tornata. E mai dovrebbe.
Abin Sur: il precursore silenzioso
Chi ha letto Green Lantern sa che Abin Sur è il predecessore di Hal Jordan. È colui che muore per trasmettere il suo anello, e quindi la sua eredità. La sua morte è necessaria e definitiva. Qualsiasi sua resurrezione trasformerebbe il passaggio del testimone da evento eroico a semplice formalità. La sua figura resta, ma solo come ricordo o ologramma.
Boston Brand / Deadman: morto per sempre, ma attivo
Boston Brand è un caso particolare: è morto, ma è ancora protagonista. Sì, è un fantasma — e non è mai tornato in vita in senso fisico. La sua essenza stessa è quella di un morto che continua ad agire. Deadman vive nella condizione di spettro, aiutando i vivi, ma non può riacquistare il suo corpo. La morte per lui non è un evento temporaneo, è la nuova normalità.
Gentleman Ghost: spirito eterno
Jim Craddock, alias Gentleman Ghost, è morto da secoli. È un ladro aristocratico diventato spettro vendicativo. E no, non ha mai fatto ritorno tra i vivi. La sua identità è legata al fatto di essere un fantasma. Non può tornare in vita, e se lo facesse, cesserebbe di essere interessante. È uno di quei personaggi che esistono solo in quanto non-esistenti.
Altri casi notevoli
Ted Kord (Blue Beetle): morto durante Countdown to Infinite Crisis. La sua morte è stata significativa, anche se negli ultimi anni si è tentato di riportarlo in scena, spesso in forma alternativa.
Sarah Essen (moglie di Jim Gordon): assassinata dal Joker in No Man's Land, è uno dei rari esempi di morte "permanente" nel mondo di Batman. Mai davvero tornata.
Heidi Sladkin (Fables): personaggio minore, ma con una delle morti più drammatiche e immutabili nell’universo Vertigo.
Captain Marvel (Mar-Vell): morto di cancro in una delle storie più toccanti della Marvel, The Death of Captain Marvel. Anche lui non è mai tornato, se non in brevi apparizioni spirituali o come eco di memoria.
Molti di questi personaggi non sono semplici comparse. La loro morte serve a definire l’universo che li circonda, spesso più di quanto farebbe la loro vita. In un contesto narrativo dove anche la morte è reversibile, restare morti è un gesto radicale. È una scelta editoriale che obbliga personaggi e lettori a confrontarsi con l’irreversibilità.
Zio Ben, Thomas e Martha Wayne, Gwen Stacy: questi nomi non sono importanti solo per ciò che hanno fatto da vivi, ma per l’impatto della loro assenza. In un mondo di superpoteri, resurrezioni, cloni e viaggi nel tempo, la vera eccezione è chi non torna mai. E proprio per questo, restano più vivi che mai nella memoria dei lettori.
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