sabato 13 gennaio 2018

Se esistessero i supercriminali e i supereroi no, gli umani sarebbero in grado di sconfiggerli?

Se i supercriminali esistessero davvero in un mondo dove i supereroi non sono mai apparsi, gli esseri umani si troverebbero di fronte a una sfida di proporzioni senza precedenti. Il nostro intero apparato di sicurezza — militare, giuridico, tecnologico — verrebbe messo alla prova in modi mai visti prima. Eppure, nonostante l’enorme disparità di risorse e abilità, la risposta alla domanda se saremmo in grado di sconfiggerli non è né un “sì” né un “no” categorico. È un “dipende”. Dipende dal tipo di supercriminale, dalla sua visibilità, dalle sue capacità e, soprattutto, dalla nostra capacità di adattamento.

Prendiamo il caso dei famigerati villain dell’universo di Batman: il Joker, l’Enigmista, Due Facce, lo Spaventapasseri. Nonostante la loro teatralità e il talento nel seminare caos, sono pur sempre esseri umani. Altamente intelligenti, disturbati, spesso geniali, ma biologicamente vulnerabili. In un mondo reale, senza l’intervento di un vigilante come Batman a “tenere in vita il gioco”, la risposta istituzionale a queste minacce sarebbe probabilmente brutale e definitiva. La polizia, i reparti speciali, i servizi segreti: tutti convergerebbero su questi individui, che verrebbero probabilmente eliminati o incarcerati in breve tempo. La retorica della tolleranza zero, unita alla pressione mediatica e alla sete di giustizia pubblica, non lascerebbe loro molto spazio d’azione.

Anche i criminali più raffinati, come Kingpin o Lex Luthor, non potrebbero contare a lungo sulle sole risorse legali. Nel nostro mondo, i miliardari sono protetti finché restano nei limiti del sistema; ma se venissero scoperti a commettere omicidi, terrorismo o esperimenti illegali su scala globale, la loro immunità svanirebbe rapidamente. Anche se evitassero la giustizia formale grazie a legioni di avvocati, sarebbe difficile resistere al giudizio della piazza. Pensiamo ai cartelli della droga in America Latina: nonostante la protezione politica, l’impunità non è eterna.



Il vero problema nasce con i supercriminali che trascendono le regole del nostro mondo fisico, politico e militare. Prendiamo Magneto: il suo controllo sul magnetismo gli garantisce un’invulnerabilità pressoché assoluta a ogni forma di tecnologia moderna. Qualsiasi veicolo, arma, satellite, centrale elettrica — tutto può essere smantellato, deviato, distrutto da lui con uno sforzo minimo. Pensare di affrontarlo con jet da combattimento o missili sarebbe inutile. L’arsenale stesso diverrebbe una risorsa nelle sue mani.

Qualcuno potrebbe suggerire metodi alternativi: veleno, gas nervino, assassini addestrati pronti a colpirlo nel sonno. Ma anche qui la realtà è meno semplice di quanto sembri. Magneto ha vissuto la persecuzione, la guerra, l’internamento. Conosce la brutalità della specie umana, e proprio per questo difficilmente si lascerebbe sorprendere. È ragionevole ipotizzare che viva in isolamento, protetto da scudi elettromagnetici, in località segrete o volanti. Qualunque tentativo di irrompere nei suoi rifugi risulterebbe non solo vano, ma suicida. Le forze speciali impiegate contro Bin Laden impiegarono oltre un decennio per localizzarlo: e Bin Laden non poteva deviare droni o disattivare i radar a migliaia di chilometri di distanza.

In uno scenario apocalittico, se gli Stati decidessero comunque di attaccare Magneto in una città popolata con gas o armi di distruzione di massa, lui potrebbe semplicemente deviare il vento, innalzare barricate di metallo, costruire meccanismi di ventilazione d’emergenza in pochi secondi. E nel caso estremo, distruggere intere metropoli in risposta. L’equilibrio sarebbe quello di una mutua distruzione assicurata, simile alla Guerra Fredda: si saprebbe che un attacco diretto a Magneto porterebbe all’annientamento di chi lo lancia. Non un’arma, ma una deterrenza vivente.

Ancora più difficile sarebbe affrontare supercriminali come Ra’s al Ghul, la cui stessa esistenza è avvolta nel mistero. Leader di un’organizzazione millenaria, isolata, elitaria e invisibile come la Lega degli Assassini, Ra’s rappresenta un tipo di minaccia che neanche i servizi di intelligence più avanzati riuscirebbero a tracciare. Non ci sono post su internet, tracciamenti GPS, foto satellitari o informatori che possano portare facilmente a individui così radicati nell’ombra.

È un paradosso: il supercriminale più pericoloso potrebbe non essere quello più potente, ma quello più introvabile. Un’entità che opera da dietro le quinte, che fa cadere regimi, altera mercati, diffonde virus o avvelena leader politici senza mai comparire nei radar. Ra’s al Ghul sarebbe più simile a un mito che a una minaccia concreta per la popolazione. E proprio per questo, inafferrabile.

In assenza di supereroi, potremmo immaginare un altro scenario: la giustizia popolare. Se alcuni di questi criminali venissero scoperti, le masse — armate di rabbia, social media e determinazione — potrebbero colmare il vuoto lasciato dalle istituzioni. È così che sono crollati imperi, cartelli, regimi. Ma questa via ha un prezzo: l’instabilità, il caos e la spirale della vendetta. E non è detto che funzioni contro chi è troppo forte o troppo invisibile.

Se i supercriminali esistessero ma i supereroi no, l’umanità riuscirebbe probabilmente a neutralizzare i più teatrali e visibili tra loro, specie quelli ancora soggetti a limiti umani. Ma contro entità come Magneto o Ra’s al Ghul, la nostra civiltà moderna, per quanto avanzata, si troverebbe a combattere una guerra impari. La soluzione non sarebbe militare, ma forse diplomatica, tecnologica o persino filosofica: trovare un modo per coesistere, contenere o negoziare.

Perché quando una singola mente può piegare le leggi della fisica o restare nascosta per secoli, le nostre leggi, i nostri tribunali e le nostre prigioni non bastano più.


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