lunedì 8 gennaio 2018

KNULL, IL DIO OSCURO DEI SIMBIONTI: TRA SCHIAVITÙ COSMICA E RIBELLIONE

 

Nel vasto e inesplicabile universo Marvel, popolato da divinità primordiali, eroi immortali e forze che trascendono la materia, poche entità incarnano l’oscurità assoluta quanto Knull. Creatore dei simbionti, signore delle tenebre e antagonista apocalittico, Knull non è soltanto un nemico da sconfiggere, ma l’archetipo del caos pre-creazione: il nulla che precede la luce.

Eppure, per quanto terrificante sia la sua leggenda, la storia di Knull è anche quella di una perdita di controllo e di una sorprendente forma di libertà: quella conquistata dalle sue stesse creature. I simbionti, nati come appendici della sua volontà, finiranno per ribellarsi, costruendo — paradossalmente — la prigione del loro stesso dio.

Tutto ha inizio prima del tempo, nel vuoto cosmico che precede la nascita dell’universo. Quando i Celestiali plasmano la materia e danno forma alla luce, è Knull a ribellarsi per primo. Offeso dall’ordine e dalla creazione, forgia la sua spada, la All-Black, e dà inizio a un genocidio divino. Da quel metallo vivente, nasce anche il primo simbionte.

Per espandere il suo dominio, Knull concepisce un’intera razza: esseri fluidi, in grado di legarsi ad altri organismi, amplificandone abilità e desideri. Ma non sono semplici parassiti: sono schiavi mentali, legati a lui da una mente alveare che li rende estensioni del suo pensiero. Nessuno parla, nessuno decide: ogni simbionte è Knull.

La svolta avviene sulla Terra. Knull giunge in un’epoca remota con l’intento di estendere la sua egemonia a nuovi mondi. È allora che incontra la resistenza di Thor, dio del tuono, che non solo lo respinge, ma frantuma il legame psichico tra il dio oscuro e i suoi simbionti. Il risultato è devastante: Knull viene bandito, e i simbionti — privati della mente collettiva — si disperdono nello spazio.

Abbandonati, iniziano a evolversi. Alcuni diventano predatori, altri cercano simbiosi con ospiti compatibili. Alcuni, come Venom, iniziano a mostrare tratti di individualità e moralità. In un’ironia cosmica, le creature nate per servire iniziano a sviluppare coscienza di sé.

Resisi conto dell’entità che li ha creati, i simbionti “liberi” decidono di imprigionarla. Formano un gigantesco mondo vivente — Klyntar — che non è un pianeta, ma un carcere biologico. Knull viene rinchiuso al suo centro, dove rimane in stasi per millenni. È qui che nasce il grande paradosso: la razza forgiata dall’odio diventa custode della pace cosmica, almeno fino al risveglio del suo creatore.

Il silenzio viene infranto con l’arco narrativo King in Black. Knull si libera da Klyntar, ricostruisce l’alveare e marcia sulla Terra, pronto a restaurare il suo dominio. Ma qualcosa è cambiato. I simbionti non sono più armi cieche. Venom, il più noto tra loro, incarna questa rivoluzione. Non è più solo un antieroe, ma un simbolo della possibilità di scelta. Sarà proprio Eddie Brock, attraverso il legame con Venom, a confrontarsi con il padre oscuro, fino a sconfiggerlo e ad assumere il suo ruolo come nuovo custode della razza simbionte.

La vicenda di Knull è profondamente simbolica. È una narrazione su creazione e controllo, sulla ribellione del figlio contro il padre, sulla possibilità di rompere anche i legami più assoluti. L’alveare era l’utopia del controllo totale, un sistema in cui non c’era dissenso. Ma è bastato un atto di volontà, un errore nella rete, per creare la coscienza individuale. Da lì, è nato tutto: la possibilità di scegliere, di cambiare, persino di redimersi.

Con la caduta di Knull, il Marvel Universe apre a nuove possibilità narrative. I simbionti non sono più solo antagonisti. Possono essere alleati, custodi, forse eroi. Eddie Brock, ora “re” dei simbionti, si trova a gestire una responsabilità cosmica: proteggere ciò che una volta era una minaccia.

Ma l’ombra di Knull potrebbe non essere scomparsa del tutto. Nell’universo Marvel, la morte è spesso solo un passaggio, e la materia oscura da cui è nato potrebbe cercare un nuovo contenitore. Se mai dovesse tornare, il conflitto non sarà solo fisico, ma filosofico: tra destino e libero arbitrio, tra obbedienza e coscienza.

Non c’è oscurità più profonda di quella che nasce dalla luce negata. Knull è quella oscurità, ma i suoi figli — finalmente liberi — hanno scelto di guardare oltre.




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