È un duello che appassiona da decenni lettori, critici e appassionati di fumetti: chi avrebbe la meglio in un confronto diretto, senza esclusione di colpi, tra Bruce Wayne, alias Batman, e Oliver Queen, il Freccia Verde? La domanda, apparentemente confinata all’universo dei supereroi, apre in realtà una riflessione più profonda: cosa prevale, la disciplina assoluta o l’istinto affinato dall’esperienza?
Oliver Queen è il campione della precisione. Con un arco in mano, rappresenta l’apice dell’abilità umana, capace di colpi che sfidano le leggi della probabilità. Non è solo un arciere: ha affinato le arti marziali con la Lega degli Assassini in alcune versioni della sua storia, ed è diventato un maestro del combattimento acrobatico e della guerriglia urbana. Le sue frecce-trucco — esplosive, paralizzanti, persino grottesche come quella con il guantone da boxe — fanno di lui un combattente imprevedibile. Ma la sua forza è anche la sua debolezza: impulsivo, incline a lasciarsi guidare dall’orgoglio, talvolta meno metodico di quanto la sua missione richiederebbe.
Batman, al contrario, rappresenta il controllo. Bruce Wayne è la perfetta incarnazione del concetto di “uomo al limite”: picco della forma fisica, mente da detective, memoria fotografica e un addestramento in oltre 127 stili di arti marziali. Non combatte mai una battaglia che non abbia già vinto nella propria testa. Il suo arsenale di gadget, dal Batarang alle soluzioni anti-metaumano, è progettato per colmare qualsiasi divario di potere. La sua disciplina inflessibile, però, può talvolta renderlo prevedibile: l’incapacità di uccidere e la dipendenza da strategie pianificate lo costringono a muoversi entro confini che i suoi avversari più spietati non hanno.
Eppure, nello scontro diretto, le differenze emergono chiaramente. In una battaglia improvvisa, con distanze da sfruttare, Freccia Verde avrebbe una finestra di opportunità: colpire rapido, sfruttare il fattore sorpresa, mantenere Batman a distanza. Ma quando la lotta diventa ravvicinata, la partita cambia. Il Cavaliere Oscuro, con la sua padronanza del corpo a corpo, soffocherebbe progressivamente la creatività di Oliver, riducendolo a una partita a scacchi già decisa.
La variabile del “tempo di preparazione” — quell’elemento che nei fumetti DC ha reso Batman capace di sconfiggere perfino Superman — non lascia dubbi: se Bruce ha la possibilità di pianificare, Oliver Queen è condannato in partenza. Batman eccelle nel prevedere, neutralizzare, sfruttare ogni vulnerabilità dell’avversario. In questo senso, il verdetto non sorprende: il Cavaliere Oscuro prevale.
Eppure, lo scontro non è scontato. Perché la forza di Freccia Verde non è soltanto tecnica, ma simbolica: rappresenta l’eroe che combatte non grazie a un’intelligenza sovrumana, ma a una resilienza quasi anarchica, capace di ribaltare gli schemi. In altre parole, se Batman è l’ordine, Oliver è il caos calcolato.
Il verdetto finale è dunque chiaro: Batman vincerebbe la maggior parte degli scontri. Ma il fatto stesso che il dibattito rimanga aperto rivela la verità più affascinante: in questo duello non si confrontano solo due supereroi, ma due visioni del potenziale umano.
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