lunedì 18 agosto 2025

Batman 1966: il trionfo del kitsch che conquistò il pubblico




Guardare Batman con Adam West nel 1966 era un’esperienza che sfuggiva a qualsiasi logica tradizionale di televisione drammatica. Per molti spettatori, soprattutto giovani, era un tripudio di colori sgargianti, onomatopee esplosive (“Bam!”, “Pow!”, “Zap!”) e di un’ironia volutamente esagerata che trasformava ogni episodio in un fumetto vivente. Era dichiaratamente kitsch, anzi, era la quintessenza del kitsch: la recitazione teatrale, i dialoghi improbabili, i costumi vistosi e i set volutamente artificiali non cercavano di nascondere la loro natura farsesca, ma la esaltavano con un gusto quasi parodistico.

Il pubblico lo sapeva? In larga misura sì. Anche negli anni Sessanta, pochi prendevano sul serio la storia di un uomo adulto travestito da pipistrello che inseguiva criminali dai costumi altrettanto improbabili. La serie veniva percepita come intrattenimento leggero e surreale, pensato tanto per i bambini quanto per gli adulti che potevano coglierne i sottintesi satirici. Non era “grande televisione” nel senso alto del termine, ma era spazzatura di lusso: confezionata con cura, interpretata da attori che sapevano perfettamente di recitare sopra le righe, e arricchita da una regia che trasformava il fumetto in un’esperienza televisiva ipnotica e irresistibile.

In Gran Bretagna, come altrove, il fascino di quella serie non risiedeva nella verosimiglianza, ma nella sua sfacciata dichiarazione di irrealtà. Chi oggi chiede un Batman cupo, introspettivo e “serio” forse dimentica che la radice popolare del personaggio è sempre stata, in parte, ridicola. E quella versione televisiva aveva il merito di abbracciare senza vergogna questa natura, trasformandola in puro spettacolo.

Quanto ai villain, non si può non ricordare Cesar Romero nel ruolo del Joker. Con i baffi ostinatamente visibili sotto il cerone bianco, incarnava un clown folle e magnetico, capace di passare dal ghigno più infantile alla perfidia più esuberante. Era brillante, maniacale, e al tempo stesso deliziosamente malvagio. Per molti spettatori britannici — e non solo — non c’è mai stato un Joker migliore: nessuna delle versioni successive, più cupe o sofisticate, è riuscita a riprodurre quella combinazione di farsa e inquietudine che Romero aveva portato sullo schermo.

Batman del 1966 era una serie che non pretendeva di essere altro che ciò che era: una celebrazione del fumetto nella sua forma più ingenua, eccessiva e spassosa. Un fenomeno televisivo che, pur ridicolo agli occhi di alcuni, rimane un tassello indelebile della cultura pop.


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