
Lo
sceneggiatore Jerry
Siegel e
il disegnatore Joe
Shuster,
creatori di Superman, erano ebrei: perché avevano scelto proprio
quel nome per il loro personaggio proprio negli anni trenta, quando
Hitler era al potere con i suoi “superuomini”?
Probabilmente
non ci avevano neppure pensato quando avevano rubato il soprannome
di Doc Savage,
il più importante eroe delle pulp (riviste di narrativa popolare) in
voga in quegli anni.
Superman ha copiato tanti di quegli elementi
a Doc Savage, come la “fortezza della solitudine” nell’Artide,
che sarà il caso di parlarne un giorno a parte.
Rimane
il fatto che il nome Nembo Kid non c’entra niente con Superman.
Tutti noi, una volta nella vita, abbiamo fatto questa ovvia
constatazione. Perché “nembo”, cioè nuvola? Perché “kid”,
cioè ragazzino? Superman è un uomo maturo (man non kid)
ben poco interessato al vapore acqueo.
Cerchiamo
allora di entrare nella mente dei dirigenti della Mondadori
dell’epoca che, dopo Topolino, volevano proporre i fumetti di un
altro famoso personaggio americano. La scelta doveva sicuramente
cadere sul fumetto più venduto in America. Superman?… no, Capitan
Marvel!
Superman era
nato nel 1938 e aveva portato al successo gli appena nati comic
book (albi
a fumetti), grazie alle decine di imitazioni che seguirono. Anche
Capitan Marvel, uscito nel 1940, era nell’intenzione dell’editore
una semplice imitazione di Superman. Lo sceneggiatore Bill
Parker e
il disegnatore C.C.
Beck,
però, ne fecero un personaggio del tutto originale.
Uno
dei punti di forza di Capitan Marvel è il fatto di essere, nella sua
identità segreta… un
bambino.
Il piccolo Billy
Batson,
gridando la parola magica “Shazam!”,
si trasforma in un adulto muscoloso e superpotente.
Molti giovani
lettori ne furono impressionati e iniziarono a seguire le sue
avventure, forse più topolinesche che supereroiche. Tra di loro
c’era la futura leggenda del rock Elvis Presley, che a Capitan
Marvel è finito pure per somigliare, ciuffo compreso.
Capitan Marvel vendeva così bene che uscirono diverse serie di albi
con le sue avventure, la principale divenne persino quattordicinale:
fatto unico nel mercato dei comic book, i quali avevano e hanno tutti
periodicità mensile (o bimestrale).
A un certo punto la Dc Comics, casa editrice di Superman, denunciò
per plagio la Fawcett, editrice di Capitan Marvel, e la causa andò
avanti per anni.

Per la Mondadori era quindi ovvio puntare su Capitan Marvel, il
personaggio a fumetti più venduto d’America. Il nome Capitan
Marvel non suona bene in italiano, anche perché da noi la parola
“capitano” viene intesa quasi unicamente come grado militare: non
ha le sfumature più generiche ancora presenti nell’inglese (però
anche nella nostra lingua il leader di una squadra di calcio viene
chiamato capitano).
La
scelta di chiamarlo Nembo
Kid appare
scontata: la nuvoletta (il
“nembo”) è ricorrente negli albi di Capitan Marvelm perché da
essa scaturisce il fulmine che trasforma il bambino in supereroe.
Così come “kid”,
cioè bambino, è il giovanissimo Billy.
Agli
inizi degli anni cinquanta i fumetti americani erano un po’ in
crisi, in particolare quelli con i supereroi avevano chiuso quasi
tutti.
Facciamo
un po’ di storia.
I primi comic book degli anni trenta avevano 64 pagine e costavano 10
centesimi. Nella seconda metà degli anni quaranta, per mantenere il
prezzo psicologico di 10 centesimi, gli albi scesero a 48 pagine a
causa dell’inflazione. All’inizio degli anni cinquanta, sempre
per venderli a 10 centesimi, le pagine si ridussero a 32.
Gli
episodi di Capitan Marvel, già brevi nelle loro 12 pagine iniziali,
vennero accorciati a 8 per poter presentare sempre molto storie in
ogni albo.
Avendo io sceneggiato diversi episodi dei Masters of the Universe di
8 pagine mi rendo conto che in uno spazio così esiguo è quasi
impossibile realizzare un fumetto avventuroso. Si può benissimo fare
un fumetto comico anche con meno pagine, ma uno avventuroso mica
tanto. L’avventura ha bisogno di tempi più lunghi (si vedano i
fumetti della Bonelli). Così Capitan Marvel, Batman e tutti gli
altri eroi avventurosi ridotti a 8 pagine declinarono vistosamente.
Si affermò, invece, il genere delle storie brevi autoconclusive con
il colpo di scena finale, come quelle della Ec Comics, e le storie
avventurose lunghe una ventina di pagine, come quelle dei paperi di
Carl Barks.
A questo punto, con le vendite in discesa, la casa
editrice Fawcett decise di chiudere Capitan Marvel anche perché
l’ultima sentenza era stata a favore della Dc: non valeva la pena
trascinare ancora la causa nei tribunali.
Gli
albi di Capitan Marvel cessano le pubblicazioni nel 1953. In
Inghilterra, dove aveva molto successo, lo sostituirono con un clone
locale, Marvelman (diventato
Miracleman quando recentemente l’hanno reimportato in America). La
Mondadori, per potere uscire l’anno successivo con un supereroe,
dovette quindi orientarsi su Superman, dandogli il nome pensato in
origine per Capitan Marvel.
Senza
saperlo, la Mondandori pubblicò comunque una sorta di Capitan
Marvel, perché lo sceneggiatore principale di questo
personaggio, Otto
Binder,
ne portò la verve fantastica negli albi di Superman. Il serioso eroe
della Dc Comics, in breve, fu circondato da una Supergirl, dalla
kriptonite rossa e oro, e da tante altre allegre trovate alla Capitan
Marvel.
L’operazione editoriale in Italia fu un successo:
sfogliando i certificati diffusionali dell’epoca, ho visto che il
settimanale di Nembo Kid vendeva più
di 100mila copie.
Per
verificare l’ipotesi di Capitan Marvel-Nembo Kid-Superman avevo
chiesto alla Mondadori di poter dare un’occhiata alla
corrispondenza estera della casa editrice dei primi anni cinquanta,
ma manco mi hanno risposto.
Quelle
vecchie carte probabilmente non si trovano più alla Mondadori:
saranno conservate in qualche centro culturale, sempre che non siano
andate disperse in un trasloco.
Roberto Giovanni, dopo aver letto
questo post, ha espresso la propria opinione.
“L’episodio
del primo numero degli Albi del Falco è intitolato “La meteora di
fuoco”, mentre quello originale della versione americana (su )
è “The kid from
Krypton”: “Il
ragazzino di Krypton”, ovvero lo stesso Superman arrivato bambino
sul nostro pianeta. E nell’ultima pagina dello stesso episodio
Superman lancia un ultimo pezzo di meteora nello spazio, oltre una
grande nuvola che fa da sfondo. Secondo me hanno preso da lì il nome
di Nembo Kid”.
Sauro Pennacchioli


Action
Comics #158 - The Kid from Krypton! (Issue)
Ciclone: le avventure apocrife
… La
striscia apparsa su Gli Albi dell’Audacia
19 è
interessante perché viene scelta la prima striscia per i quotidiani
di Jerry Siegel e Joe Shuster di cui però vengono omessi i nomi.
Ovviamente non è una pubblicazione pedissequa ma un rimontaggio
e adattamento firmato dai fratelli Zenobio (disegni) e Vincenzo
(testi) Baggioli intitolata “Ciclone
L’Uomo D’Acciaio”. Chiaramente
il primo dettaglio che viene modificato è il costume
con la vistosa S scudata che viene cancellata.
Stranamente
le origini dell’eroe non vengono intaccate se non per i nomi di
Jor-El e Lana (i genitori biologici del piccolo Kal-El) che si
trasformano nei più misticheggianti Aldebaran
e Liama.

2 luglio 1939: il debutto
italiano di Superman