
L'antieroe (al femminile antieroina) è
un personaggio protagonista in diverse opere narrative nei media che
manca di alcune delle tradizionali qualità dell'eroe, come
altruismo, idealismo, coraggio, nobiltà e forza d'animo, bontà,
oppure dimostra qualità opposte.
Mentre il classico eroe mostra qualità
superiori a quelle comuni, gli antieroi sono tipicamente inferiori al
lettore come intelligenza, dinamismo o motivazione sociale: tanto che
Robbe-Grillet parla di "questi eroi senza naturalezza e senza
identità".
Il termine è talvolta usato in senso
più ampio per comprendere l'eroe imperfetto o parzialmente cattivo,
nella tradizione letteraria dell'eroe byroniano.
L'antieroe è perlopiù inteso
dall'autore come oggetto della simpatia e dell'immedesimazione del
pubblico, poiché, nonostante sia solitamente portatore di tratti
negativi e quindi possa assumere il ruolo di personaggio cattivo, non
è mai realmente o completamente malvagio, ma si è opposto al bene
per altre ragioni, mascherando una personalità originariamente
positiva. Dunque l'antieroe, anche quando riveste il ruolo di
antagonista, si distingue dal cattivo che si oppone al protagonista
nella vicenda per scopi puramente malvagi. Può anche ricoprire un
ruolo meno importante e quindi secondario, ad esempio nelle figure di
Tersite e Dolone nell'Iliade.
Storia
Precursori
L'archetipo antieroico è
rintracciabile almeno fino ai tempi del Tersite di Omero; ed è stato
identificato nel teatro greco classico, come pure nella satira latina
e nella letteratura rinascimentale, come nel Don Chisciotte o la
canaglia picaresca.
Queste figure sono tuttavia servite
principalmente da antagonisti per l'eroe - o per il genere eroico - e
solo poco a poco l'antieroe è giunto alla ribalta a pieno diritto,
seguendo il processo che Northrop Frye chiama il centro immaginario
"di gravità" che lentamente discende dall'aristocratico
feudale al democratico urbano, spostando di conseguenza la
letteratura dal poema epico all'ironico.
Nell'accezione contemporanea il termine
"antieroe" è databile al 1714; e la fine del XVIII secolo
ha visto un fine esempio del tipo ne Il nipote di Rameau, un dialogo
satirico di Diderot, anche se qui il protagonista resta ancora
posizionato in dialogo con un rappresentante normativo della
posizione autoriale.
Il romanticismo ottocentesco, con la
sua critica sociale, ha visto l'antieroe diventare ancora più
importante, spesso nella forma del doppio gotico, fino a quando il
personaggio principale di Memorie dal sottosuolo di Fëdor
Dostoevskij ha portato la figura alla fioritura e all'indipendenza.
Apogeo
Basandosi su Dostoevskij, la prima metà
del XX secolo ha visto l'apogeo dell'antieroe, prima in figure come K
di Kafka, quindi negli scritti degli esistenzialisti francesi, come
ne Lo straniero di Camus (1942) o La nausea di Sartre (1938) con i
personaggi centrali senza radici e indecisi alla deriva attraverso le
loro vite. Tra i personaggi antieroi nell'Ottocento ci sono quelli
delle opere di Giovanni Verga (Ciclo dei Vinti) nonché poi quelli
dei romanzi dei primi decenni del Novecento, cioè i romanzi della
crisi e il romanzo psicologico. Oltre al già citato Kafka, si
ricordano anche i personaggi delle opere di Italo Svevo (Una vita,
Senilità, La coscienza di Zeno), Luigi Pirandello (nella narrativa e
nel teatro), Proust (Alla ricerca del tempo perduto), James Joyce,
Virginia Woolf, Robert Musil (L'uomo senza qualità), Thomas Mann (I
Buddenbrook).
Un decennio più tardi, l'antieroe
raggiunse la letteratura americana, per dominarla fino a metà degli
anni sessanta come una figura solitaria alienata, incapace di
comunicare - seppure più proattivo in genere del suo omologo
francese - nelle opere di Jack Kerouac e Norman Mailer e di molti
altri. L'equivalente britannico apparve nelle opere dei cosiddetti
"Giovani arrabbiati" (Angry young men) degli anni settanta.
Le proteste collettive della
controcultura degli anni sessanta (Il Sessantotto) videro
gradualmente eclissarsi dal risalto nella narrativa l'antieroe
solitario, benché non senza successive riprese in forma letteraria o
cinematografica.
Nel contesto videoludico
A causa del ricco numero di trame
nell'ambito videoludico venutosi a costituire nel corso del tempo, vi
è un numero di antieroi piuttosto elevato appartenenti a diversi
videogiochi. Alcuni sono diventati delle vere e proprie icone nel
contesto videoludico: tra questi Kratos di God of War, Max Payne
dell'omonima serie, l'Agente 47 di Hitman, Shadow the Hedgehog di
Sonic, Cole MacGrath di Infamous e i diversi protagonisti di intere
serie come Grand Theft Auto e Saints Row.
Nel lessico sportivo
L'antieroe nello sport non è
tipicamente un giocatore di squadra; sfida la burocrazia, imposta il
suo profitto finanziario oltre la fedeltà al club, eppure acquisisce
ancora un grande seguito di fan, per mezzo della sua attualizzazione
dell'archetipo del ribelle. Due esempi di antieroi sportivi molto
conosciuti sono Zlatan Ibrahimović e Mario Balotelli.
Nel wrestling
Nel wrestling l'anti-eroe viene detto
tweener, infatti agisce per se stesso mettendosi spesso sia contro i
face (ovvero i buoni), sia contro gli heel (i cattivi). L'esempio più
noto è quello di The Undertaker.
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