Molti fumetti peggiorano notevolmente
col passare del tempo. Nella migliore delle ipotesi diventano molto
manieristi, oppure ripetono continuamente gli schemi e le formule che
li hanno portati al successo.
Nella peggiore vengono portati avanti
da mestieranti che si limitano a cercare di capitalizzare alla meglio
il successo passato.
Un esempio di manierismo anche
virtuosistico è Topolino: i fumetti attuali sono spesso disegnati in
modo eccellente e sceneggiati altrettanto bene, ma senza l'anima
irriverente e realmente legata all'attualità delle storie di Floyd
Gottfredson. Idem per Paperino: i personaggi sono luoghi comuni
vagamente collegati alla realtà odierna, disegnati spesso benissimo,
anch'essi sceneggiati bene, ma senza anima. Come prendere Charlie
Chaplin e ambientarlo nel cinema moderno con telefonini e computer e
dialoghi da sitcom.
Molti autori hanno un periodo d'oro e
poi tendono a ripetersi o a seguire degli schemi.
Questo vale anche per i fumetti
'industriali'. Alcuni personaggi dei fumetti americani sembrano quasi
eterni, come ad esempio Blondie di Chic Young: rispetto alle prime
strisce quelle degli ultimi anni sono un meccanismo perfetto e
ripetitivo. Ripetitivo, anche se sempre divertente, è diventato
anche Dilbert: persa la carica rivoluzionaria di critica
dell'ambiente di lavoro moderno, è diventato una sitcom ambientata
in un'azienda.
Inoltre molti personaggi perdono
rilevanza con il mondo che cambia, e giustamente, finiscono in crisi
e possono essere apprezzati (ammesso che ne valga la pena) solo da
chi ha vissuto in quell'epoca o ne conosce le caratteristiche almeno
per infarinatura storica. Ad esempio Dick Tracy, Li'l Abner, Popeye,
Little Orphan Annie.
Fra gli autori 'artigiani' che hanno
sempre avuto una crescita creativa interessante metterei invece
Jacovitti: secondo me ha sempre migliorato sia nel tratto, sia
nell'assurdità comica delle storie. Partito da storie comiche 'per
bambini' con un tratto abbastanza banale, o comunque simile a decine
di altri fumettisti coevi, è diventato un genio della comicità
assurda.
Nel settembre del 1986
quando un amico mi presentò un
fumetto appena uscito. Si chiamava
Dylan Dog.
Mi fiondai in edicola per comprare il
mio numero 1, "L'Alba dei Morti Viventi". Col senno di poi
ne avrei dovute prendere 10 copie… Mi piacque subito e da quel
giorno non smisi di comprarlo. Paura, incubi, mistero, amore, drammi,
morte, Dylan Dog
non era un semplice
fumetto dell'orrore, ma un
crogiolo di emozioni, turbe adolescenziali, sfide della maturità,
drammi esistenziali, il tutto condito da infinite citazioni
letterarie, musicali e cinematografiche.
Ogni mese,
Dylan Dog
si presentava in casa dei suoi
lettori con il suo mondo: il galeone, il clarinetto, Groucho,
l'ispettore Bloch, il maggiolino bianco, la camicia rossa, Londra,
Jenkins, Morgana, "giuda ballerino".
Poi il cambio.
Arriva una nuova linea editoriale che
stabilisce che per essere
al passo con i tempi
bisogna saper cambiare, saper
voltare pagina e liberarsi dal passato (?). Una linea editoriale che
spiega ai lettori vecchi
che occorre il coraggio di saper
guardare avanti (?), senza legami con antichi ingombranti (?)
passati.
Morale: via Groucho, via Bloch, via
Jenkins, due nuovi ispettori, un nuovo assistente. Il
nuovo
Dylan è come Topolino senza
Gambadilegno, senza Minnie, come Superman senza Lois e con una nuova
donna. La serie regolare presenta un Dylan profondamente cambiato,
mentre per chi è affezionato al passato (?) c'è la linea
Dylan Dog Old Boy. Eh no,
troppo comodo: se vuoi tagliare col passato, tagli, altrimenti si
legittima l'idea che tenere i piedi in due scarpe sia un'ottima
strategia di marketing… A proposito di marketing: iniziano spin
off, numeri celebrativi stampati in 4 copie identiche con copertine
diverse in perfetto stile
American comics,
addirittura un crossover
Dylan Dog / Batman.
Da una testata mensile + speciali, si
passa ad una pletora multiforme dove è difficile capire quale sia il
filo rosso.
Mi spiace, ma per me questo
nuovo
non è migliore del passato.
Operazioni da fumetti Marvel / DC non si addicono a Dylan Dog.
Procedere per cambiamenti e tentativi non è solo svilente, ma
rischia di affogare il personaggio in una melma incolore fatta di
prove e ammiccamenti al
nuovo (?) di cui non c'era
francamente bisogno. Tentare di carpire nuovi lettori con una linea
fresca
non è una strategia, certamente,
ma tanto vale cambiare personaggio invece di stravolgerne uno. Dylan
è la camicia rossa, Groucho, Bloch, il clarinetto e il galeone.
Punto.
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