martedì 8 settembre 2020

Un fumetto che è peggiorato notevolmente col passare del tempo


Molti fumetti peggiorano notevolmente col passare del tempo. Nella migliore delle ipotesi diventano molto manieristi, oppure ripetono continuamente gli schemi e le formule che li hanno portati al successo.
Nella peggiore vengono portati avanti da mestieranti che si limitano a cercare di capitalizzare alla meglio il successo passato.
Un esempio di manierismo anche virtuosistico è Topolino: i fumetti attuali sono spesso disegnati in modo eccellente e sceneggiati altrettanto bene, ma senza l'anima irriverente e realmente legata all'attualità delle storie di Floyd Gottfredson. Idem per Paperino: i personaggi sono luoghi comuni vagamente collegati alla realtà odierna, disegnati spesso benissimo, anch'essi sceneggiati bene, ma senza anima. Come prendere Charlie Chaplin e ambientarlo nel cinema moderno con telefonini e computer e dialoghi da sitcom.
Molti autori hanno un periodo d'oro e poi tendono a ripetersi o a seguire degli schemi.
Questo vale anche per i fumetti 'industriali'. Alcuni personaggi dei fumetti americani sembrano quasi eterni, come ad esempio Blondie di Chic Young: rispetto alle prime strisce quelle degli ultimi anni sono un meccanismo perfetto e ripetitivo. Ripetitivo, anche se sempre divertente, è diventato anche Dilbert: persa la carica rivoluzionaria di critica dell'ambiente di lavoro moderno, è diventato una sitcom ambientata in un'azienda.
Inoltre molti personaggi perdono rilevanza con il mondo che cambia, e giustamente, finiscono in crisi e possono essere apprezzati (ammesso che ne valga la pena) solo da chi ha vissuto in quell'epoca o ne conosce le caratteristiche almeno per infarinatura storica. Ad esempio Dick Tracy, Li'l Abner, Popeye, Little Orphan Annie.
Fra gli autori 'artigiani' che hanno sempre avuto una crescita creativa interessante metterei invece Jacovitti: secondo me ha sempre migliorato sia nel tratto, sia nell'assurdità comica delle storie. Partito da storie comiche 'per bambini' con un tratto abbastanza banale, o comunque simile a decine di altri fumettisti coevi, è diventato un genio della comicità assurda.
Nel settembre del 1986 quando un amico mi presentò un fumetto appena uscito. Si chiamava Dylan Dog.
Mi fiondai in edicola per comprare il mio numero 1, "L'Alba dei Morti Viventi". Col senno di poi ne avrei dovute prendere 10 copie… Mi piacque subito e da quel giorno non smisi di comprarlo. Paura, incubi, mistero, amore, drammi, morte, Dylan Dog non era un semplice fumetto dell'orrore, ma un crogiolo di emozioni, turbe adolescenziali, sfide della maturità, drammi esistenziali, il tutto condito da infinite citazioni letterarie, musicali e cinematografiche.


Ogni mese, Dylan Dog si presentava in casa dei suoi lettori con il suo mondo: il galeone, il clarinetto, Groucho, l'ispettore Bloch, il maggiolino bianco, la camicia rossa, Londra, Jenkins, Morgana, "giuda ballerino".
Poi il cambio.
Arriva una nuova linea editoriale che stabilisce che per essere al passo con i tempi bisogna saper cambiare, saper voltare pagina e liberarsi dal passato (?). Una linea editoriale che spiega ai lettori vecchi che occorre il coraggio di saper guardare avanti (?), senza legami con antichi ingombranti (?) passati.
Morale: via Groucho, via Bloch, via Jenkins, due nuovi ispettori, un nuovo assistente. Il nuovo Dylan è come Topolino senza Gambadilegno, senza Minnie, come Superman senza Lois e con una nuova donna. La serie regolare presenta un Dylan profondamente cambiato, mentre per chi è affezionato al passato (?) c'è la linea Dylan Dog Old Boy. Eh no, troppo comodo: se vuoi tagliare col passato, tagli, altrimenti si legittima l'idea che tenere i piedi in due scarpe sia un'ottima strategia di marketing… A proposito di marketing: iniziano spin off, numeri celebrativi stampati in 4 copie identiche con copertine diverse in perfetto stile American comics, addirittura un crossover Dylan Dog / Batman. Da una testata mensile + speciali, si passa ad una pletora multiforme dove è difficile capire quale sia il filo rosso.
Mi spiace, ma per me questo nuovo non è migliore del passato. Operazioni da fumetti Marvel / DC non si addicono a Dylan Dog. Procedere per cambiamenti e tentativi non è solo svilente, ma rischia di affogare il personaggio in una melma incolore fatta di prove e ammiccamenti al nuovo (?) di cui non c'era francamente bisogno. Tentare di carpire nuovi lettori con una linea fresca non è una strategia, certamente, ma tanto vale cambiare personaggio invece di stravolgerne uno. Dylan è la camicia rossa, Groucho, Bloch, il clarinetto e il galeone. Punto.


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