domenica 31 agosto 2025

Larfleeze, il Signore dell’Avidità: il più singolare tra i nemici delle Lanterne


"Cosa mia! Solo mia!" — questa frase, urlata con disperata ossessione, riassume l’essenza di uno dei personaggi più strani e affascinanti mai usciti dall’universo DC: Larfleeze, noto anche come Agente Arancione. Creato nel 2008 dallo scrittore Geoff Johns e dall’artista Ethan Van Sciver, Larfleeze ha debuttato in Lanterna Verde vol. 4 n. 25, entrando rapidamente a far parte della mitologia cosmica che circonda Hal Jordan e il Corpo delle Lanterne. Ciò che lo rende iconico non è solo il suo ruolo di antagonista, ma la sua natura di incarnazione vivente dell’avidità assoluta, un vizio umano trasposto in chiave cosmica e reso protagonista di un’intera saga narrativa.

La sua origine è avvolta in ombre di mito e leggenda. Proveniente dal pianeta Ogatoo, Larfleeze appartiene a una specie antichissima, con una longevità che si misura in miliardi di anni. Rapito da giovane e ridotto in schiavitù, sviluppò un rapporto patologico con il concetto di possesso: ogni oggetto, ogni bene materiale “chiamava” a sé la sua brama insaziabile. Da criminale interstellare, la sua parabola lo portò a scoprire la batteria della Luce Arancione, che da allora custodisce con ferocia, non permettendo a nessun altro di impugnarne il potere. Il prezzo? Una fame eterna, un vuoto che non può mai essere colmato.

Se la backstory lo colloca in una dimensione tragica, è la sua personalità a renderlo irripetibile. Larfleeze è un paradosso: onnipotente e miserabile al tempo stesso. Vive circondato da un esercito di costrutti arancioni — proiezioni create dalle anime che ha letteralmente sottratto alle sue vittime — eppure resta un essere solo, incapace di condividere. Le emozioni, per lui, non hanno alcun valore: amicizia, amore, lealtà non esistono. Esiste solo il possesso. Questa sua assolutezza lo trasforma in un simbolo universale dell’avidità, un tema che attraversa la storia umana ben oltre i confini dei fumetti, e che in Larfleeze trova una forma estrema e grottesca.

L’impatto culturale del personaggio è stato immediato. Introdotto durante le grandi saghe La Notte Più Profonda (Blackest Night) e Il Giorno Più Luminoso (Brightest Day), Larfleeze ha fornito un contrappunto ironico e inquietante al dramma epico delle Lanterne. È diventato così riconoscibile da meritarsi perfino un albo natalizio speciale, Larfleeze Christmas Special (2009), dove il suo egoismo veniva raccontato con una satira pungente sul consumismo moderno. A livello di merchandising, la sua estetica mostruosa e caricaturale ha ispirato action figure, statue da collezione e persino cosplay, diventando un cult tra i fan DC.

Dal punto di vista dei poteri, Larfleeze è forse l’avversario più temibile mai incontrato dalle Lanterne. L’anello arancione gli garantisce abilità già di per sé straordinarie: volo, proiezione di energia, manipolazione della materia e persino dell’anima. A differenza degli altri Corpi dello Spettro Emozionale, però, Larfleeze è l’unico detentore del suo colore: non esiste un vero Corpo delle Lanterne Arancioni, ma solo lui e i suoi costrutti, copie spettrali di chi ha sconfitto. La sua estetica visiva — un alieno scheletrico, con tratti animaleschi e un costume arancione sgargiante — è cambiata poco negli anni, a testimonianza di una coerenza che rispecchia la fissità ossessiva del personaggio.

Cosa rende Larfleeze memorabile? Forse il fatto che, pur essendo un villain, non è mosso da piani di conquista universale o ideali distorti. È semplicemente, disperatamente, egoista. In un universo di eroi e antieroi definiti da conflitti morali complessi, lui rappresenta un’ossessione primordiale e immediata: il desiderio di avere tutto e di non cedere nulla.

E allora, la domanda finale è inevitabile: Larfleeze è solo un mostro alieno, o lo specchio esagerato delle stesse pulsioni che animano la nostra società? In fondo, cosa distingue davvero la sua brama cosmica dall’avidità che alimenta mercati, imperi e ambizioni umane?


sabato 30 agosto 2025

Adam Eterno: il supereroe immortale che ha attraversato i secoli




Nell’universo dei fumetti britannici, pochi personaggi hanno saputo coniugare longevità narrativa e fascino senza tempo come Adam Eterno. Nato dalla fantasia di Jack Le Grand e Tom Tully nel 1970, Adam Eterno rappresenta un ponte tra la tradizione dei fumetti avventurosi del XX secolo e la moderna riscoperta dei classici da parte dei fan. Con la sua immortalità, forza sovrumana e quasi invulnerabilità, il personaggio non è solo un eroe d’azione: è un simbolo della lotta costante tra responsabilità, destino e libertà individuale.

Adam Eterno fece il suo debutto il 17 ottobre 1970 sulla rivista Tuono, un’antologia settimanale pubblicata da Fleetway che introdusse anche altri eroi memorabili come Steel Commando e Nero Max. Fin da subito, il personaggio si distinse per le sue caratteristiche uniche: un uomo potenziato capace di vivere attraverso i secoli, portando con sé il peso e la saggezza di esperienze accumulate nel tempo. Il team creativo originale, con Tully alla sceneggiatura e Tom Kerr alla matita, riuscì a trasformare il concetto di “eroe immortale” in una narrazione dinamica e avvincente, capace di attrarre lettori giovani e adulti.

La storia editoriale di Adam Eterno è complessa quanto le sue avventure. Dopo soli 22 numeri, Tuono si fuse con Leone, e il personaggio sopravvisse alla transizione, sotto la guida di nuovi autori come Ted Cowan, e con l’input editoriale di Chris Lowder, che revisionò i testi e introdusse riferimenti alle opere di Robert E. Howard, dando ulteriore profondità al mondo narrativo di Adam. Nel corso degli anni, Adam Eterno apparve anche su Valido, fino al 1976, con apparizioni sporadiche in speciali e annuali, consolidando la sua presenza nell’immaginario collettivo britannico.

Ma chi è davvero Adam Eterno? La sua biografia, sebbene intrisa di elementi fantastici, è un viaggio affascinante attraverso i secoli. Adam era l’assistente del XVI secolo alchimista Erasmo Hemlock. Quando Hemlock riuscì a creare l’elisir della vita, Adam, animato dall’ambizione, lo bevve per primo. La punizione fu immediata: Hemlock lo maledisse con l’immortalità, una condizione che poteva essere interrotta solo da un’arma di oro puro. Quel tragico evento segnò la nascita di Adam Eterno: un uomo dotato di capacità sovrumane, destinato a vivere attraverso guerre, rivoluzioni e cambiamenti sociali, portando con sé la memoria di ogni epoca.

Nei trecento anni successivi alla sua trasformazione, Adam vagò senza meta sulla Terra, partecipando a conflitti storici come le guerre napoleoniche e la Prima Guerra Mondiale. La sua immortalità, però, non gli portò pace: incapace di trovare accettazione e riconoscimento, la vita eterna si trasformò in una maledizione, un fardello che mescolava dolore e senso di responsabilità. Solo nel XX secolo, l’incontro con il milionario greco Hymis Metataxis – il cui veicolo placcato in oro lo investì – portò Adam indietro di 200 anni nella storia, offrendo al personaggio la possibilità di ridefinire il suo ruolo come protettore degli innocenti.

Adam Eterno non è solo un guerriero immortale: è anche un’entità cosmica, come rivelato in eventi successivi. Il Dottor Sin descrive Adam come una forza naturale incarnata in forma fisica, capace di alterare il flusso temporale stesso. Questa caratterizzazione apre a una dimensione metafisica del personaggio, che va oltre il classico supereroe terrestre: Adam diventa una sentinella del tempo, chiamata a intervenire in anomalie storiche e distorsioni temporali che minacciano la continuità del mondo. La sua storia si intreccia così con quella di eroi e gruppi come i Dimenticati, pronti a collaborare per salvaguardare l’equilibrio dell’universo.

Le abilità di Adam Eterno completano il quadro di un eroe fuori dal comune. La sua immortalità lo rende praticamente invulnerabile, mentre la forza potenziata gli permette di affrontare nemici e sfide che nessun uomo comune potrebbe sopportare. Tuttavia, nonostante il potere, Adam porta con sé una vulnerabilità emotiva: il desiderio di una vita normale, la solitudine e il peso delle responsabilità rendono il personaggio profondamente umano, nonostante la sua natura sovrumana. Questa dualità – tra potenza e fragilità – è ciò che lo rende memorabile per i lettori di ogni generazione.

Oltre alle sue avventure principali, Adam Eterno ha conosciuto un ampio pubblico internazionale. Le sue storie furono pubblicate in Francia, Portogallo e Australia, consolidando il suo status di icona dei fumetti britannici. Nel tempo, anche grazie alle riedizioni di Rebellion Developments e alla raccolta Adam Eterno – Un eroe di tutti i tempi, il personaggio ha ricevuto nuova vita, permettendo a nuove generazioni di apprezzare la profondità della sua storia e la complessità del suo carattere.

Ciò che distingue Adam Eterno da altri supereroi immortali è la sua capacità di evolversi con i tempi. Non si limita a combattere: la sua esperienza storica lo porta a riflettere sulle implicazioni delle sue azioni, a guidare alleati e a proteggere flussi temporali delicati. Le sue interazioni con altri personaggi, siano essi umani o sovrumani, mostrano un uomo che, pur avendo poteri straordinari, comprende il valore della collaborazione, della responsabilità e della saggezza accumulata nel corso dei secoli.

Il fascino di Adam Eterno risiede anche nella sua longevità editoriale e nella capacità dei creatori di reinventarlo senza tradire la sua essenza. Dai disegni di Tom Kerr alle matite definitive di Francisco Solano López, dalle sceneggiature di Tom Tully e Ted Cowan agli interventi di autori successivi, ogni contributo ha arricchito il personaggio, mantenendo vivo il suo mito e rendendolo rilevante per i lettori contemporanei. La combinazione di storia editoriale complessa e trama narrativa affascinante ha fatto di Adam Eterno un punto di riferimento per chi ama il fumetto britannico classico.

Adam Eterno non è solo un eroe dei fumetti: è un simbolo della lotta eterna tra potere e responsabilità, tra immortalità e umanità, tra storia e leggenda. Le sue avventure ci ricordano che anche l’uomo più potente può essere messo alla prova da dilemmi morali, conflitti personali e sfide temporali. La sua figura rimane un faro per chi cerca eroi che siano più di semplici combattenti, ma anche custodi di saggezza, memoria e integrità. Dall’assistente alchimista del XVI secolo al difensore cosmico dei flussi temporali, Adam Eterno è l’esempio perfetto di come un personaggio di fumetto possa attraversare il tempo senza mai perdere fascino, rilevanza e ispirazione.

Per chi non lo conosce ancora, esplorare le avventure di Adam Eterno significa immergersi in secoli di storia, mito e azione. Dalla sua nascita in Tuono fino ai revival moderni, il personaggio rimane un testamento della capacità dei fumetti britannici di creare eroi eterni, pronti a sfidare i limiti del tempo e della memoria. Adam Eterno ci insegna che, a volte, l’immortalità non è solo un dono: è una responsabilità, una missione e un viaggio senza fine attraverso la storia e l’immaginazione.



venerdì 29 agosto 2025

Abigail Brand: l’agente che custodisce la Terra dalle minacce extraterrestri


Abigail Brand, conosciuta anche con l’alter ego Abigail Thanriaguiaxus, rappresenta uno dei personaggi più complessi e intriganti dell’universo Marvel. Debuttata in Stupendo X-Men vol. 3 #3 nel settembre 2004, creata dallo sceneggiatore Joss Whedon e dall’artista Giovanni Cassaday, Brand ha rapidamente conquistato il ruolo di comandante dell’agenzia SWORD, la branca di SHIELD dedicata alla difesa del pianeta dalle minacce aliene. La sua natura ibrida, metà umana e metà aliena, le conferisce abilità straordinarie, tra cui la pirocinesi, e la colloca al centro di eventi che spaziano dal confronto con invasori Skrull alle missioni interplanetarie più delicate.

La carriera di Brand inizia con il delicato episodio della minaccia di Ord, un alieno convinto che un mutante della Terra potesse distruggere il suo pianeta, Breakworld. Abigail interviene per scongiurare una guerra interplanetaria, accettando un piano controverso che permetteva a Ord di creare una “cura” per la condizione mutante. Quando emerge che il mutante profetizzato era Colosso, Brand si trova sotto inchiesta da parte degli X-Men e dell’allora direttore SHIELD Nick Furia, ma la sua difesa – basata sulla necessità di prevenire un conflitto interstellare – la mantiene al comando della SWORD. Il suo approccio pragmatico e talvolta cinico la rende un alleato prezioso, seppur controverso, sia per la leadership mutante sia per quella terrestre.

Le missioni di Brand oscillano tra la diplomazia interstellare e l’azione diretta. Durante l’assalto a Breakworld, ella guida X-Men e alleati alieni in una corsa contro il tempo per fermare un dispositivo apocalittico. La sua capacità di generare calore con il potere pirocinetico salva vite e conferma la sua resilienza, mentre la sua intelligenza strategica e le scelte morali complesse la distinguono come comandante capace di prendere decisioni estreme pur di proteggere il pianeta. I rapporti interpersonali con i membri degli X-Men, in particolare con Bestia, evidenziano una dimensione più personale del suo carattere, fatta di attrazione, lealtà e fiducia reciproca.

Brand si confronta anche con minacce più recenti e globali, come l’invasione Skrull durante l’evento Invasione Segreta, quando la sua prontezza e abilità tattica le permettono di sopravvivere a situazioni critiche nello spazio e guidare i Vendicatori nella battaglia finale. In seguito, mantiene un ruolo centrale nell’intelligence interplanetaria, collaborando con figure chiave come Beta Ray Bill e gestendo reclutamenti strategici per SWORD, inclusa Jessica Drew.

La mutante possiede un’ampia gamma di abilità: la pirocinesi le permette di generare fiamme in grado di fondere metalli, mentre il multilinguismo alieno le consente di comunicare con specie di diversa origine. Il suo aspetto distintivo – capelli verdi, tatuaggi misteriosi e fisico atletico – accompagna un carattere forte, diretto e pragmatico, capace di muoversi tra politica, diplomazia e conflitto militare con naturalezza.

La critica ha accolto Brand con entusiasmo. È stata definita una “modella di ruolo” e un’eroina femminile realmente eroica, mentre alcuni analisti l’hanno inserita tra i più affascinanti personaggi Marvel degli ultimi decenni. La sua capacità di operare con autonomia e fermezza, anche a costo di decisioni impopolari o moralmente ambigue, la rende un simbolo di leadership femminile nel fumetto contemporaneo.

Tra le sue apparizioni più recenti, Brand è stata protagonista nel rilancio Marvel completamente nuova e completamente diversa, collaborando con Capitan Marvel e guidando programmi spaziali di Alpha Flight. Le sue missioni spaziali, la gestione di minacce extraterrestri e le interazioni con eroi e alieni di ogni specie consolidano la sua posizione come punto di riferimento dell’universo Marvel. Nonostante la sua morte temporanea per mano di Legion, la manipolazione della realtà ha restituito Brand alla vita, confermando il suo ruolo insostituibile all’interno di SWORD e tra i più influenti agenti interplanetari.

Abigail Brand incarna la figura di un comandante che sfida costantemente limiti morali e strategici, affrontando dilemmi etici in scenari estremi. La sua combinazione di potere, intelletto e determinazione la distingue come uno dei personaggi più completi e affascinanti del mondo dei fumetti, una leader pronta a proteggere la Terra a ogni costo.



giovedì 28 agosto 2025

Le Bibbie di Tijuana: la storia segreta dei fumetti erotici americani


Negli angoli più nascosti della cultura pop americana del XX secolo, tra le strade affollate delle grandi città e i magazzini sotterranei della costa est, fiorì un fenomeno unico e clandestino: le Bibbie di Tijuana. Questi piccoli libretti, grandi quanto un palmo, raccontano una storia tanto sorprendente quanto trascurata della produzione culturale negli Stati Uniti dagli anni Venti fino ai primi anni Sessanta. Milioni di copie furono stampate e distribuite, ma la loro popolarità e influenza restano oggi largamente ignorate, seppellite tra aneddoti di collezionisti e archivi dell’FBI.

Le Bibbie di Tijuana erano fumetti erotici clandestini, spesso parodie di celebri strisce dei giornali, come Blondie, Tillie il Toiler, Braccio di ferro o Dick Tracy. Non risparmiavano neanche le stelle del cinema: Mae West, Clark Gable, Jean Harlow e persino Joe DiMaggio furono soggetti di racconti piccanti, con nomi appena alterati per aggirare le leggi sul copyright. Il loro formato tipico era ridotto: pannelli di due pollici e mezzo per quattro, stampati in inchiostro nero su carta economica, venduti a venticinque centesimi nei bar, nelle tabaccherie e nelle sale da biliardo.

La produzione era quasi sempre anonima. Artisti come "Mr. Prolific", "Elmer Zilch", "Blackjack" o "Mr. Dyslexic" crearono centinaia di titoli, spesso in serie tematiche che spaziavano dai gangster più famosi ai pugili delle arene americane, passando per star della radio e icone di Hollywood. Per motivi legali, il lavoro doveva rimanere segreto: ogni stampa era illegale e gli editori rischiavano pesanti sanzioni federali. La creatività degli artisti, quindi, fiorì in un contesto clandestino, dove il desiderio di intrattenere si mescolava alla necessità di eludere la legge.

Le Bibbie di Tijuana non erano solo pornografia di bassa lega; riflettevano anche gli stereotipi e le tensioni sociali del tempo. Alcune storie, pur oscene, veicolavano messaggi inattesi: il titolo You Nazi Man, ad esempio, concludeva con un appello alla tolleranza verso gli ebrei in Germania. La satira, spesso combinata con il desiderio di shockare, rendeva questi fumetti un’istantanea della società americana tra le due guerre mondiali.

La distribuzione fu altrettanto creativa quanto la produzione. Inizialmente i libretti viaggiavano tramite agenzie espresse, evitando il sistema postale, poiché l’invio di materiale osceno attraverso le poste era considerato un reato federale grave. Con il tempo, i produttori svilupparono una rete clandestina di depositi e distributori locali, spesso ex contrabbandieri, che rifornivano bar, librerie di seconda mano, sale giochi e mercati sotterranei. I piccoli formati permettevano di trasportare decine di migliaia di copie in auto e furgoni, aggirando facilmente la legge.

I raid della polizia e gli interventi dell’FBI furono frequenti. Nel novembre del 1942, per esempio, quattro tonnellate di materiale furono sequestrate in un solo magazzino a Manhattan, con migliaia di copie pronte per la distribuzione nazionale. Nonostante ciò, le Bibbie di Tijuana continuarono a circolare, grazie alla determinazione di piccoli imprenditori e alla natura effimera e facilmente replicabile delle stampe.

L’influenza culturale delle Bibbie di Tijuana si estende ben oltre il loro tempo. Artisti e scrittori del calibro di Will Eisner e Joe Shuster fecero riferimento a questi libretti nelle loro opere, mentre giovani futuri editori e creatori come Hugh Hefner sperimentarono con essi come esercizio creativo. Nei decenni successivi, il concetto di fumetto underground e comix sotterraneo deve molto all’esempio delle Bibbie di Tijuana, precorritrici di un’intera cultura di autoproduzione e sfida alle norme sociali.

Oggi, i collezionisti considerano le Bibbie di Tijuana oggetti rari e affascinanti. Alcuni titoli degli anni Trenta, come le serie di "Mr. Prolific" e "Elmer Zilch", sono valutati come veri e propri cimeli della storia del fumetto americano. La maggior parte delle copie sopravvissute sono ristampe degli anni Cinquanta, spesso mal conservate, che testimoniano la lunga storia di produzione, ristampa e pirateria di questi libretti.

Il termine stesso, “Bibbia di Tijuana”, nasce da un malinteso geografico: non furono mai prodotte a Tijuana. La leggenda narra che turisti negli hotel economici della città messicana trovassero questi fumetti sul comodino invece della Bibbia di Gedeone, da cui il nome evocativo e intrigante.

Le Bibbie di Tijuana offrono uno spaccato unico della società americana: una mescolanza di proibizione, creatività clandestina, satira sociale e erotismo, che sopravvisse a repressioni legali e guerre mondiali. Rappresentano un capitolo sorprendentemente sofisticato della storia dei fumetti, che ha influenzato generazioni di artisti, scrittori e collezionisti, incarnando la tensione tra desiderio di libertà creativa e vincoli della legge.

Oggi, sfogliando questi piccoli libretti, si percepisce non solo il fascino dell’osceno, ma anche l’ingegno di una comunità di artisti che operava ai margini della società, riuscendo a creare un’industria clandestina che sopravvisse decenni. La loro eredità resta un simbolo della resilienza culturale, della sfida alle convenzioni e della capacità dell’arte di prosperare anche nelle condizioni più proibitive.

Le Bibbie di Tijuana, pur piccole e clandestine, hanno lasciato un’impronta duratura nella storia del fumetto, anticipando fenomeni di graphic novel underground e fumetto satirico che avrebbero dominato la seconda metà del XX secolo. Più di un semplice contenuto erotico, questi fumetti sono diventati testimonianza di un’epoca, riflettendo le paure, i desideri e le contraddizioni della società americana tra le due guerre mondiali e oltre.


mercoledì 27 agosto 2025

Batman contro Freccia Verde: lo scontro tra tattica e istinto

È un duello che appassiona da decenni lettori, critici e appassionati di fumetti: chi avrebbe la meglio in un confronto diretto, senza esclusione di colpi, tra Bruce Wayne, alias Batman, e Oliver Queen, il Freccia Verde? La domanda, apparentemente confinata all’universo dei supereroi, apre in realtà una riflessione più profonda: cosa prevale, la disciplina assoluta o l’istinto affinato dall’esperienza?

Oliver Queen è il campione della precisione. Con un arco in mano, rappresenta l’apice dell’abilità umana, capace di colpi che sfidano le leggi della probabilità. Non è solo un arciere: ha affinato le arti marziali con la Lega degli Assassini in alcune versioni della sua storia, ed è diventato un maestro del combattimento acrobatico e della guerriglia urbana. Le sue frecce-trucco — esplosive, paralizzanti, persino grottesche come quella con il guantone da boxe — fanno di lui un combattente imprevedibile. Ma la sua forza è anche la sua debolezza: impulsivo, incline a lasciarsi guidare dall’orgoglio, talvolta meno metodico di quanto la sua missione richiederebbe.

Batman, al contrario, rappresenta il controllo. Bruce Wayne è la perfetta incarnazione del concetto di “uomo al limite”: picco della forma fisica, mente da detective, memoria fotografica e un addestramento in oltre 127 stili di arti marziali. Non combatte mai una battaglia che non abbia già vinto nella propria testa. Il suo arsenale di gadget, dal Batarang alle soluzioni anti-metaumano, è progettato per colmare qualsiasi divario di potere. La sua disciplina inflessibile, però, può talvolta renderlo prevedibile: l’incapacità di uccidere e la dipendenza da strategie pianificate lo costringono a muoversi entro confini che i suoi avversari più spietati non hanno.

Eppure, nello scontro diretto, le differenze emergono chiaramente. In una battaglia improvvisa, con distanze da sfruttare, Freccia Verde avrebbe una finestra di opportunità: colpire rapido, sfruttare il fattore sorpresa, mantenere Batman a distanza. Ma quando la lotta diventa ravvicinata, la partita cambia. Il Cavaliere Oscuro, con la sua padronanza del corpo a corpo, soffocherebbe progressivamente la creatività di Oliver, riducendolo a una partita a scacchi già decisa.

La variabile del “tempo di preparazione” — quell’elemento che nei fumetti DC ha reso Batman capace di sconfiggere perfino Superman — non lascia dubbi: se Bruce ha la possibilità di pianificare, Oliver Queen è condannato in partenza. Batman eccelle nel prevedere, neutralizzare, sfruttare ogni vulnerabilità dell’avversario. In questo senso, il verdetto non sorprende: il Cavaliere Oscuro prevale.

Eppure, lo scontro non è scontato. Perché la forza di Freccia Verde non è soltanto tecnica, ma simbolica: rappresenta l’eroe che combatte non grazie a un’intelligenza sovrumana, ma a una resilienza quasi anarchica, capace di ribaltare gli schemi. In altre parole, se Batman è l’ordine, Oliver è il caos calcolato.

Il verdetto finale è dunque chiaro: Batman vincerebbe la maggior parte degli scontri. Ma il fatto stesso che il dibattito rimanga aperto rivela la verità più affascinante: in questo duello non si confrontano solo due supereroi, ma due visioni del potenziale umano.

martedì 26 agosto 2025

Quando il Cosmo Incontra il Multiverso: Chi Vincerebbe tra Oblivion, Lucifer e Franklin Richards?

Stiamo parlando di uno scontro tra livelli cosmici estremi, e vale la pena fare chiarezza sui poteri e le capacità di ciascun protagonista.

Marvel Oblivion vs DC Lucifer Morningstar


Oblivion, nell’universo Marvel, è una personificazione della morte e del nulla, un’entità al di fuori del tempo e dello spazio. I suoi poteri sono praticamente illimitati, ma più concettuali che operativi: Oblivion rappresenta l’assenza totale, il vuoto, senza mai aver creato un universo o plasmato la realtà in modo attivo.

Lucifer Morningstar, invece, figura di DC/Vertigo creata da Neil Gaiman e sviluppata da Mike Carey, è un ex Signore degli Inferi con poteri quasi divini. A differenza di Oblivion, Lucifer può creare universi e manipolare la realtà a piacimento, un livello di azione che supera l’astrazione cosmica di Oblivion. In uno scontro diretto, Lucifer ha quindi un vantaggio enorme: non si limita a rappresentare un concetto, ma agisce concretamente sul multiverso.

Franklin Richards, figlio di Reed e Sue Richards, porta il discorso a un livello superiore. È stato in grado di ricreare l’intero multiverso durante eventi come Secret Wars (2015), “un universo alla volta” e senza apparente fatica. La sua capacità di plasmare realtà e universi lo rende praticamente imbattibile: anche se Lucifer e Oblivion unissero le forze, Franklin potrebbe sovrastarli con la semplice ricostruzione o rimodellamento della realtà.

Probabilità di vittoria:

  • Oblivion vs Lucifer: Lucifer domina grazie alla creazione attiva di universi e al controllo operativo della realtà; Oblivion resta potente ma concettuale. Probabilità di vittoria: altissime per Lucifer.

  • Franklin Richards vs Lucifer + Oblivion: Franklin supera entrambi grazie alla capacità di plasmare il multiverso. Probabilità di vittoria: quasi certa.

Il confronto tra poteri cosmici e creativi mostra chiaramente che non tutti i grandi concetti cosmici sono equivalenti all’atto creativo e operativo di un essere divino o di un mutaforma di realtà. Nel gioco dei multiversi, chi crea ha sempre un vantaggio decisivo.

lunedì 25 agosto 2025

Come Ho Capito da Dove Spider-Man Prende le Sue Abilità di Combattimento


Se c’è un personaggio che mi ha sempre affascinato, quello è Peter Parker, il nostro amichevole Spider-Man di quartiere. Crescendo con le sue storie, mi sono sempre chiesto una cosa: come fa a combattere così bene, se tutto ciò che ottiene da un ragno è forza, agilità e un senso di avvertimento istintivo? Voglio dire, i ragni non combattono. O meglio, non combattono come gli umani. Eppure Spider-Man sembra nato per la battaglia.

Molti fan saltano subito alla conclusione: “Beh, ha il senso di ragno, quindi reagisce istintivamente”. Ma è solo una parte del quadro. Per capire davvero da dove provengono le sue abilità di combattimento, bisogna guardare oltre il semplice potere e considerare come Peter diventa un combattente efficace attraverso esperienza, ingegno e adattamento.

Quando Peter ottiene i suoi poteri, non riceve una conoscenza immediata delle arti marziali o del combattimento corpo a corpo. Non gli cade addosso un manuale invisibile di combattimento. Quello che ottiene è un insieme di capacità sovrumane: velocità, forza, resistenza, agilità, equilibrio e la capacità di aggrapparsi a quasi tutte le superfici. A tutto questo si aggiunge il famoso senso di ragno, che funziona come un riflesso istintivo, come se il suo corpo avesse un alert incorporato che gli dice quando un pericolo sta per colpirlo.

Questo senso di avvertimento è incredibilmente potente, ma non trasforma automaticamente Peter in un combattente esperto. È più simile a un “early warning system” che gli permette di rispondere più velocemente di chiunque altro, di schivare colpi e reagire a minacce improvvise.

All’inizio, Peter non ha bisogno di tecniche avanzate. Non sta affrontando ninja della Mano o criminali super-addestrati. I primi criminali di New York sono ladri comuni, bulli, o malviventi senza alcuna preparazione militare. La combinazione dei suoi poteri e del suo ingegno gli basta per sopravvivere e, passo dopo passo, migliorare.

È qui che entra in gioco una legge fondamentale del combattimento: l’esperienza sul campo è un maestro impareggiabile. Peter impara mentre combatte, sviluppando movimenti fluidi, intuizioni rapide e un proprio stile personale. Non ha bisogno di un maestro di arti marziali: la vita stessa, la necessità di sopravvivere e l’adattamento alle situazioni lo formano. Ogni scontro è una lezione, ogni errore un’opportunità di miglioramento.

Come dicono molti storici delle arti marziali, i primi combattenti non avevano manuali né scuole strutturate. Imparavano dalla natura, dall’osservazione e dalla sopravvivenza. Peter fa esattamente lo stesso. Ogni caduta, ogni colpo schivato, ogni scontro con un nemico più forte contribuisce a raffinare il suo stile unico.

Peter non è solo fisicamente dotato; è intellettualmente brillante. La sua capacità di inventare armi e strategie, come i web-shooter, aggiunge un elemento tattico al suo combattimento. Non combatte solo con i muscoli e i riflessi, ma con ingegno e creatività. La combinazione di poteri sovrumani, riflessi istintivi e ingegno strategico lo rende un avversario incredibilmente efficace, anche senza un addestramento formale in arti marziali.

E non dimentichiamo il fatto che Peter si allena costantemente, sperimenta e prova cose nuove. Anche nei periodi in cui sembra essere solo un “supereroe dilettante”, sta affinando le sue abilità, testando limiti e nuove tecniche. In un certo senso, è un autodidatta naturale, e ogni esperienza di combattimento diventa un mattoncino nel suo stile personale.

Il Manuale Ufficiale dell’Universo Marvel, edizione Deluxe, dice chiaramente: “Ha sviluppato uno stile di combattimento unico che sfrutta appieno la sua agilità, forza ed equilibrio.” E questa frase cattura perfettamente il punto. Peter non copia nessuno, non imita un maestro. Semplicemente sfrutta al massimo ciò che ha: riflessi rapidi, agilità sovrumana, forza esplosiva, capacità di muoversi in verticale grazie ai muri e l’uso dei web-shooter per immobilizzare o distrarre avversari.

Questo è importante da capire: Spider-Man non ha bisogno di tecniche complesse perché il suo corpo e i suoi poteri gli permettono di creare un combattimento dinamico e adattivo. Il suo stile è fluido, mai prevedibile, e spesso si adatta in tempo reale alle minacce che affronta. È un combattente nato dall’esperienza, non dai libri di arti marziali.

Ora, molti fan conoscono “The Way of the Spider”, l’arte marziale specifica creata da Peter con l’aiuto di Shang-Chi quando il suo senso di ragno è stato temporaneamente compromesso. Alcuni hanno trovato questo passaggio irritante, perché implica che Peter abbia improvvisamente bisogno di un addestramento formale dopo decenni di esperienza sul campo.

Io capisco il punto di frustrazione: ignorare tutto ciò che Peter ha imparato attraverso anni di battaglie, sopravvivenza e riflessione personale può sembrare una sminuizione del suo sviluppo. Ma, dal mio punto di vista, The Way of the Spider è solo un’aggiunta al suo stile già consolidato, non una sostituzione. Anche senza questo insegnamento, Spider-Man ha già creato un modo tutto suo di combattere, affinato da esperienze e poteri naturali.

Ogni combattimento che Peter affronta nei fumetti, ogni incontro con criminali, alieni o supercriminali, lo trasforma. La pratica costante e il rischio reale gli insegnano cose che nessun maestro potrebbe impartire in una palestra. Il suo corpo apprende schemi di movimento, tempismo e riflessi che diventano quasi automatici.

E qui sta il segreto: non è il ragno a insegnargli a combattere. Il ragno gli dà il corpo e i riflessi sovrumani, ma Peter sviluppa il cervello da stratega e la mano da combattente attraverso l’esperienza diretta. Ogni pugno schivato, ogni salto calcolato, ogni uso creativo della tela contribuisce al suo stile unico.

Quindi, da dove Spider-Man ottiene le sue abilità di combattimento? Non da libri, non da insegnamenti istantanei. Le ottiene vivendo il combattimento. È un processo di apprendimento continuo, fatto di intuizione, adattamento, creatività e sopravvivenza. È una combinazione di talento grezzo, poteri sovrumani, ingegno e dedizione costante.

Peter Parker ci mostra che non esistono scorciatoie reali nel diventare esperti. Anche un supereroe con poteri incredibili deve imparare dall’esperienza, testare i propri limiti e sviluppare uno stile personale. E forse questo è ciò che lo rende così affascinante: è il perfetto esempio di come abilità, intelligenza e perseveranza possano trasformare qualcuno da inesperto a leggendario.

Spider-Man combatte così bene perché il combattimento è la sua scuola, il campo di allenamento è la sua città, e ogni sfida è un maestro che non può ignorare. Il senso di ragno è un dono, i poteri sono un vantaggio, ma è la determinazione, la creatività e l’esperienza sul campo che fanno di Peter Parker l’eroe che tutti conosciamo e ammiriamo.