Nell’universo dei fumetti, alcune sfide sono scritte per entrare nella leggenda: non tanto perché abbiano una soluzione semplice, ma perché mettono a confronto due concetti fondamentali che trascendono i personaggi stessi. Nel caso di Flash, l’uomo più veloce del mondo, e Juggernaut, la forza inarrestabile dell’universo Marvel, lo scontro diventa quasi filosofico. Cosa accade quando l’entità che rappresenta la velocità assoluta incontra colui che per definizione non può essere fermato?
Per comprendere appieno questa sfida, bisogna partire dai protagonisti. Flash non è un unico volto, ma una dinastia di velocisti. Barry Allen, Wally West e Jay Garrick hanno ereditato e incarnato, in epoche diverse, la connessione con la Forza della Velocità, una dimensione extra-temporale che conferisce loro poteri che vanno ben oltre il semplice correre più veloce della luce. Flash non è soltanto un atleta sovrumano: può vibrare attraverso la materia, generare vortici in grado di spostare interi edifici, viaggiare nel tempo e perfino manipolare la realtà sfruttando le proprietà della sua connessione con questa energia cosmica. In altre parole, Flash è la rappresentazione stessa della mobilità e della trasformazione.
Sul fronte opposto si erge Cain Marko, meglio conosciuto come Juggernaut. Creato negli anni ’60 da Stan Lee e Jack Kirby, Juggernaut trae i suoi poteri dal Gemma di Cyttorak, una divinità mistica che lo ha trasformato in una forza vivente. Quando attiva il suo potere, Juggernaut diventa virtualmente invulnerabile: non ha bisogno di respirare, non si affatica, la sua pelle resiste ad armi convenzionali e attacchi energetici, e soprattutto il suo slancio è inarrestabile. Una volta che Juggernaut inizia a muoversi in una direzione, nessuna forza fisica conosciuta è in grado di fermarlo. Non si tratta solo di forza bruta: è un principio quasi metafisico.
Immaginare lo scontro significa dunque contrapporre due archetipi: la velocità infinita contro la massa immobile in moto perpetuo. È un conflitto di definizioni, che mette in crisi persino le leggi della fisica. Da un lato, l’energia cinetica di Flash cresce con il quadrato della sua velocità: a certe velocità relativistiche, anche un colpo lieve assumerebbe la forza di un’arma nucleare. Dall’altro, Juggernaut assorbe e ridistribuisce l’impatto con una resilienza che rasenta l’assoluto. La domanda non è tanto chi vincerebbe, quanto quale dei due concetti potrebbe piegarsi senza contraddire la propria natura.
Se Flash scegliesse lo scontro diretto, l’esito sarebbe incerto. Una carica a velocità luce contro Juggernaut potrebbe avere l’effetto di scuoterlo, forse persino di deviarne la traiettoria, ma difficilmente lo fermerebbe. Le storie Marvel hanno dimostrato che persino esseri cosmici faticano a contenere Juggernaut, e spesso l’unico modo per neutralizzarlo è l’inganno o la magia. Flash, con la sua mente scientifica e la sua connessione alla Forza della Velocità, potrebbe però cambiare campo di battaglia. Vibrare attraverso Juggernaut, ad esempio, non sarebbe un’opzione: l’aura mistica di Cyttorak ha dimostrato di poter resistere anche a intangibilità e teletrasporto. Tuttavia, Flash potrebbe puntare sull’unico vero limite del suo avversario: il tempo di reazione.
Juggernaut è lento, in termini relativi. Per quanto la sua potenza sia devastante, i suoi movimenti restano legati a una fisicità terrestre. Flash, invece, pensa, agisce e percepisce il mondo in frazioni infinitesimali di secondo. Questo significa che, pur non potendo fermare Juggernaut frontalmente, Flash potrebbe controllarne l’ambiente, scavare trincee davanti al suo percorso, deviarlo verso barriere dimensionali o addirittura trasportarlo altrove. La velocità permette non solo di correre, ma di manipolare la realtà circostante con rapidità tale da rendere un gigante come Juggernaut vulnerabile per mancanza di agilità.
C’è poi un altro elemento da considerare: la Forza della Velocità non è un semplice potere, è una dimensione viva, quasi un’entità consapevole. In passato, Flash l’ha usata per intrappolare avversari, trascinandoli dentro quel continuum energetico in cui la fisica convenzionale non ha più senso. Se Flash riuscisse a incanalare Juggernaut dentro la Forza della Velocità, anche la sua inarrestabilità potrebbe essere messa alla prova. Non lo fermerebbe, ma lo confinerebbe in uno spazio in cui “correre” e “avanzare” non significano nulla.
La bellezza di questa ipotetica battaglia non sta nel decretare un vincitore, ma nel riflettere sul simbolismo. Juggernaut rappresenta il destino implacabile, la forza cieca che avanza senza ragione e senza possibilità di mediazione. È la metafora delle tragedie inevitabili, delle sfide che non si possono evitare, ma solo affrontare. Flash, al contrario, rappresenta la speranza della scelta, la capacità di cambiare rotta, di trovare una via alternativa anche davanti all’ostacolo più insormontabile. Dove Juggernaut dice: “Nulla mi fermerà”, Flash risponde: “Posso andare ovunque.”
Se si volesse immaginare un epilogo narrativo, si potrebbe pensare a un compromesso in cui nessuno dei due prevale del tutto. Flash potrebbe non fermare Juggernaut, ma deviarlo, allontanarlo dalla popolazione civile, riducendo i danni. Juggernaut potrebbe continuare a marciare, ma senza vittoria definitiva. Sarebbe una vittoria morale per Flash, e una conferma del dogma di Juggernaut: l’inarrestabilità non è sinonimo di vittoria, ma solo di persistenza.
La domanda “Chi vincerebbe tra Flash e Juggernaut?” trova una risposta più interessante di un semplice nome. È la velocità che cerca sempre nuove strade contro la forza che avanza senza fermarsi. È il dinamismo contro la staticità. È, in fondo, un’allegoria del conflitto eterno tra cambiamento e resistenza. Nei fumetti, come nella vita, non sempre la risposta è chiara: a volte, la vittoria è semplicemente sopravvivere allo scontro, trovare un equilibrio, imparare a convivere con ciò che non può essere fermato e con ciò che non smetterà mai di correre.
E forse, proprio per questo, il duello tra Flash e Juggernaut continuerà a vivere nella fantasia dei lettori, senza bisogno di un verdetto finale. Perché più che sapere chi vincerà, ci affascina la tensione tra due assoluti: la corsa impossibile contro l’inarrestabile.
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