Nel vasto panorama dell’universo Marvel, dominato da battaglie cosmiche, mutazioni incontrollabili e dilemmi morali, vi è un personaggio che incarna più di ogni altro il conflitto tra bene e male, progresso e distruzione, ambizione e fallimento: l’Alto Evoluzionario (High Evolutionary). Tradizionalmente collocato tra i villain per via delle sue pratiche scientifiche eticamente ambigue e delle sue ossessioni evolutive, questo personaggio rappresenta uno dei casi più complessi e affascinanti del fumetto moderno. Ma se un giorno, in un futuro alternativo o sotto la spinta di un evento apocalittico, l’Alto Evoluzionario fosse elevato al ruolo di eroe? Che impatto avrebbe sul multiverso Marvel?
L’Alto Evoluzionario nasce come Herbert Wyndham, brillante scienziato britannico del XX secolo, deciso a portare la razza umana oltre i propri limiti biologici. Ma la sua “missione evolutiva” lo trasforma presto in qualcosa di più – o meno – umano. Dotato di poteri cosmici, tecnologie avanzatissime e una mente al confine con l’onniscienza, Herbert è l’archetipo dell’uomo che gioca a fare Dio. Non a caso, le sue creazioni – gli New Men, gli ibridi umano-animali di Wundagore – sono viste spesso come mostri, esperimenti falliti o, peggio, strumenti sacrificabili in nome di una nuova versione della perfezione.
Tuttavia, è impossibile ignorare una verità scomoda: l’Alto Evoluzionario ha (quasi) sempre ragione. Le sue analisi sono lucide, i suoi progetti visionari, i suoi obiettivi... spaventosamente razionali. La sua condanna non risiede tanto nelle sue idee, quanto nei metodi disumanizzanti con cui le attua. Ma se questi metodi venissero guidati da una volontà etica? Se il suo genio si piegasse a una causa altruistica?
Immaginiamo uno scenario limite: la galassia sta morendo. Pianeti diventano inabitabili, le malattie si diffondono senza controllo, i sistemi ecologici collassano, le razze senzienti affrontano l’estinzione. In un simile contesto, chi se non l’Alto Evoluzionario potrebbe offrire soluzioni praticabili – e immediate?
Eliminare tutte le malattie conosciute, attraverso l’ingegneria genetica e la riscrittura dei codici biologici.
Correggere difetti congeniti, ridando funzionalità e speranza a milioni di individui emarginati.
Accelerare artificialmente l’evoluzione umana, fornendo nuovi strumenti cognitivi e fisici per affrontare minacce intergalattiche.
Aiutare mutanti, inumani e altre razze ibride a controllare i propri poteri e raggiungere piena autodeterminazione.
Convertire pianeti ostili in habitat fertili o, al contrario, adattare intere popolazioni viventi per prosperare in ambienti estremi.
Ripristinare specie animali e vegetali estinte, riequilibrando ecosistemi su scala universale.
Sembra fantascienza utopica, e forse lo è. Ma se l’apocalisse bussa alla porta, chi tra gli eroi Marvel sarebbe davvero in grado di affrontarla con tale efficienza tecnica? Iron Man non ha la visione genetica. Reed Richards è brillante, ma prigioniero della morale umana. Doctor Strange agisce sul soprannaturale. L’Alto Evoluzionario, invece, riscrive le regole del gioco.
Certo, resta un dilemma. Anche nel suo lato “buono”, l’Alto Evoluzionario imporrebbe cambiamenti traumatici. La trasformazione di intere popolazioni in esseri “migliorati” (o deformati, a seconda dei punti di vista) rappresenta un orrore per molti. Nessuno vuole svegliarsi un giorno trasformato in un “uomo-scarafaggio super-resistente” – almeno finché l’alternativa è morire nel gelo radioattivo di un mondo post-nucleare.
Ed è proprio qui che si insinua il vero cuore della questione: l’eroismo come male minore. In un mondo al collasso, la salvezza può avere un volto terrificante. L’Alto Evoluzionario, con la sua fredda razionalità e l’assenza di pietà tradizionale, diventa non tanto l’eroe che vogliamo, quanto quello che può effettivamente salvarci.
La sua ascesa a eroe riscriverebbe i rapporti di forza dell’universo Marvel. Gli X-Men lo vedrebbero come un alleato ambiguo ma indispensabile per il futuro della mutazione. Gli Avengers, spaccati tra principi morali e necessità, vivrebbero un dramma interno. Galactus, Eternity, i Celestiali: persino le entità cosmiche dovrebbero prendere atto che ora esiste un essere capace di alterare l’ordine naturale su scala intergalattica con una semplice intuizione evolutiva.
L’aspetto più inquietante? In questa nuova visione, il confine tra bene e male si dissolve. Eroi e villain si trovano a collaborare per la sopravvivenza comune, ma a costo della propria umanità.
Redimere l’Alto Evoluzionario significa confrontarsi con una verità scomoda: il progresso assoluto, privo di vincoli morali, può salvare l’universo, ma al prezzo dell’identità. Eppure, se la scelta è tra l’annientamento e la trasformazione, forse vale la pena considerare che anche i mostri possono essere salvatori. In un’epoca di crisi esistenziale, il vero eroe potrebbe essere colui che non ha mai chiesto il nostro consenso, ma ci ha lasciati vivi per discuterne.