lunedì 6 ottobre 2025

Alan Scott: la fiamma nascosta – Il più sottovalutato arco narrativo della DC moderna

Nel vasto mosaico narrativo dei novant’anni di storia DC Comics, dove leggende come Batman, Superman e Wonder Woman hanno consolidato la mitologia dei supereroi, pochi personaggi hanno vissuto un’evoluzione tanto profonda e sorprendente quanto Alan Scott, la prima Lanterna Verde.
Il suo recente arco narrativo, racchiuso nel TPB “Alan Scott: The Green Lantern” (2024), firmato da Tim Sheridan, è forse una delle storie più sottovalutate e coraggiose della moderna narrativa DC. Non solo per la qualità della scrittura e la forza emotiva del racconto, ma per il modo in cui affronta temi di identità, trauma e redenzione senza tradire l’essenza di un eroe dell’età dell’oro.

Ambientata negli anni ’30, la storia rilegge le origini di Alan Scott prima che diventasse l’icona che conosciamo. Non troviamo il classico archetipo del supereroe incrollabile, ma un uomo segnato da dolore, inganno e desiderio di riscatto.
Alan è un giovane ingegnere, brillante e idealista, innamorato del collega Johnny Ladd. Insieme, i due lavorano a un progetto segreto per catturare una fonte di energia leggendaria: la Fiamma Smeraldina della Vita. Ma il sogno scientifico si trasforma in tragedia quando un incidente uccide Johnny, spingendo Alan verso un baratro psicologico che culmina con il suo internamento nel neonato manicomio di Arkham.

Questa versione di Arkham, ben lontana dalle visioni gotiche legate a Batman, è un inferno di brutalità e repressione, dove la scienza diventa strumento di tortura. Lì, Alan subisce una terapia di conversione che distrugge parte della sua identità, finché non riceve un dono inaspettato: una lanterna verde costruita da una donna trans, una figura marginale ma luminosa che gli restituisce una scintilla di umanità.

La fuga di Alan da Arkham segna il punto di non ritorno. L’uomo, ormai cambiato, si reinventa come ingegnere e imprenditore, cercando di ricostruire la propria vita sulle ceneri del trauma. Tuttavia, il destino ha piani più grandi.
Durante un sabotaggio, Alan muore tra le macerie di un ponte — simbolo perfetto del suo ruolo di costruttore — ma risorge, scelto dalla Fiamma Smeraldina come suo campione. Nasce così la Lanterna Verde originale, un vigilante che incarna la rinascita, la giustizia e la resistenza contro il destino.

Da qui, la narrazione assume toni noir e spirituali: un’indagine cupa su una serie di omicidi misteriosi che conducono Alan a scoprire che dietro le morti si nasconde Lanterna Rossa, il nuovo emissario della Fiamma Cremisi della Morte. E, con un colpo di scena che fonde dramma personale e tragedia epica, Lanterna Rossa si rivela essere Johnny Ladd, il suo perduto amore, rinato come spia sovietica di nome Vladmir Sokov.

Il conflitto tra Alan e Vlad è uno dei più potenti mai scritti nella narrativa DC recente. Non è solo una lotta tra due fazioni, ma un duello tra due visioni del mondo: la vita e la morte, la libertà e l’obbedienza, l’amore e il dovere.
La loro relazione, tormentata e appassionata, attraversa decenni di guerre, segreti e identità spezzate. Sheridan non idealizza il loro amore, lo rende terreno, pieno di rabbia e desiderio. È una relazione impossibile, ma mai vuota: una metafora della lotta per esistere in un mondo che punisce la differenza.

E se Vlad incarna il sacrificio sull’altare dell’ideologia, Alan rappresenta la speranza ostinata, quella che resiste persino al tempo. La sua lanterna non è solo una fonte di potere, ma una fiamma di memoria, un tributo agli amori perduti e alle verità negate.

Molti lettori storici, comprensibilmente, hanno reagito con scetticismo alla decisione della DC di retconare la sessualità di Alan Scott, rendendolo apertamente gay. Per decenni, il personaggio era stato presentato come eterosessuale, marito e padre. Tuttavia, “Alan Scott: The Green Lantern” non nega il passato, ma lo rilegge con compassione, suggerendo che l’eroe aveva sempre vissuto una vita divisa tra ciò che era e ciò che doveva sembrare.

Sheridan riesce in un equilibrio raro: non politicizza Alan, lo umanizza. Mostra come l’identità possa essere soffocata, rinnegata, e infine accettata attraverso il dolore. Il suo percorso non è una dichiarazione, ma una confessione — e proprio per questo suona autentica.

Questa scelta narrativa aggiunge strati di profondità a un personaggio che per troppo tempo era rimasto fermo nel pantheon dei “primi supereroi”, spesso schiacciato dal peso dei successori del Corpo delle Lanterne Verdi. Ora Alan torna a brillare come una lanterna di carne e sangue, un uomo che ha vissuto e amato in silenzio, e che finalmente trova la pace nella verità.

“Alan Scott: The Green Lantern” non è solo una storia di supereroi. È una tragedia romantica, un noir psicologico e un racconto storico sulla paura e la speranza. Eppure, nonostante la qualità straordinaria della scrittura e delle illustrazioni di Cian Tormey, il libro non ha ricevuto l’attenzione che merita.

Forse perché non è un titolo da “blockbuster”. Non ha esplosioni cosmiche o crossover miliardari. È una storia intima, silenziosa, che parla di identità e memoria, più che di salvezza universale. Ma proprio questa dimensione personale la rende speciale: nel silenzio dei suoi dialoghi e nella malinconia dei suoi colori, la fiamma verde di Alan brucia più forte che mai.

La DC, con questo volume, compie un gesto di maturità artistica: riportare la mitologia al livello umano, dove la fragilità diventa eroismo. E in tempi in cui molti personaggi vengono riscritti superficialmente per inseguire tendenze, la parabola di Alan Scott si distingue per sincerità, dolore e bellezza.

Se c’è un arco narrativo che merita di essere riscoperto, è proprio questo. Alan Scott: The Green Lantern (2024) non solo restituisce dignità a un eroe dimenticato, ma ci ricorda che i veri superpoteri non nascono dall’anello, bensì dalla capacità di accettare chi siamo, nonostante tutto.

Alan Scott non è solo la prima Lanterna Verde. È il simbolo di un’epoca che cambia, di un eroe che evolve con il tempo e che finalmente riceve la complessità che merita.
La sua fiamma — la Fiamma Smeraldina della Vita — non rappresenta più soltanto il coraggio, ma la sopravvivenza dell’anima umana contro la repressione e la paura.

E in questo, forse più di qualsiasi altro eroe della DC, Alan Scott è davvero eterno.



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