domenica 1 settembre 2019

Paperopoli

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Paperopoli (in inglese Duckburg, nelle prime edizioni italiane era chiamata Paperinopoli o Paperlandia) è, insieme a Topolinia, una delle due immaginarie città in cui abitano i personaggi della Disney. Venne ideata da Carl Barks ed esordì in alcune storie pubblicate sulla rivista Walt Disney's Comics and Stories per ovviare all'imperante confusione di quegli anni. Paperopoli è situata nel Calisota, uno stato immaginario degli Stati Uniti d'America. Qui risiedono Paperino con i tre nipotini e gli altri personaggi come Paperina, Paperon de' Paperoni e Nonna Papera.
Dal confronto con la reale geografia degli Stati Uniti, quella dei territori ove sorge l'immaginaria città di Paperopoli, nella versione di Carl Barks potrebbe verosimilmente corrispondere alla zona di Morro Bay tra San Francisco e Los Angeles, mentre in quella successiva di Don Rosa, viene posizionata in corrispondenza della città di Eureka, nella contea di Humboldt, nel nord della California.
È presente anche nelle serie animate televisive statunitense DuckTales - Avventure di paperi e DuckTales e nel film animato Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta.

Storia immaginaria
Nell'area dove sorgerà Paperopoli, conosciuta con il nome di Nova Albion, nel 1579 Sir Francis Drake fa erigere un forte che battezza Drake Borough. Successivamente, nel 1818, la costruzione viene ceduta al colono Cornelius Coot che lo rinomina Forte Paperopoli (en.: Fort Duckburg). Coot costituisce poi, grazie al secondo emendamento, la milizia Truppe delle Marmotte (Woodchucks Militia) e con questo drappello difende la collina della fortezza dagli attacchi degli inglesi prima, e, successivamente, dagli indiani e dagli spagnoli.
Nel 1830 nasce il figlio di Cornelius Coot, Clinton, che in seguito fonda le Giovani Marmotte (Junior Woodchucks), gruppo con il quale insegna ai giovani paperopolesi l'amore e il rispetto per la natura realizzando un manuale derivato dalle perdute informazioni provenienti dalla Biblioteca di Alessandria. Malgrado integrata negli Stati Uniti la città continuò a godere di una certa autonomia, arrivando addirittura a possedere una propria ambasciata, come uno Stato indipendente.
Nel 1899 il figlio di Clinton, Casey Coot, cede la proprietà del vecchio forte e dell'originario poggio di Paperopoli, chiamato collina Ammazzamotori, ad un giovane Paperon de' Paperoni, che successivamente vi costruirà il suo famoso deposito di denaro (Money Bin). L'altura venne presto fatta bombardare dal presidente Theodore Roosevelt su richiesta delle Giovani Marmotte che ritenevano Paperone un invasore straniero. De' Paperoni si trasferì sulla collina solo nel 1902 insieme alle due sorelle Matilda e Ortensia.
Nel Novecento, anche grazie all'impulso economico del magnate de' Paperoni, Paperopoli si trasforma da borgo agricolo in una città industriale.
Il "Forte Paperopoli", sede originaria delle Giovani Marmotte, il corpo eco-militare fondato da Clinton Coot, è stato successivamente ritrovato dagli oggi pluridecorati discendenti di Cornelius, Qui, Quo, Qua, salvandolo dalla distruzione cui era destinato nella "Falegnameria de' Paperoni".

Caratterizzazione
Paperopoli è una metropoli di grandi dimensioni e all'avanguardia (conta 1.316.000 abitanti) industrialmente avanzata.
Paperopoli appare spesso caotica e molto trafficata; nonostante ciò è caratterizzata soprattutto da villette monofamiliari e dispone di ampi spazi verdi. La città conta numerosi quartieri; è assai estesa, sul modello di Los Angeles, e, come quest'ultima, rispetto alla sua vasta estensione non è molto popolosa, uno dei quartieri più recenti si chiama Paperonia Village. Inoltre, la capitale del Calisota ha una tangenziale che parte dal casello "Paperopoli Sud" della I-90 e si immette nella I-45; è lunga 20 km, con quindici uscite. Paperopoli dispone di ben dodici linee della metropolitana. Tali moderne vie di comunicazione sono state tutte costruite grazie ai soldi di Rockerduck e del sindaco. La Banca centrale emette le banconote dello Stato e conia le monete, mentre le Poste stampano i francobolli locali. Sotto la città, infine, esiste l'agglomerato abitativo originale, sprofondato a causa di un terribile cataclisma: tra questi cunicoli si è nascosta, per un certo periodo la Banda Bassotti. Tra queste gallerie si trovano anche numerose caverne che da Shacktown (tradotto in italiano come quartiere Agonia), un sobborgo povero di Paperopoli, finiscono sotto il
Deposito di Paperone.
In un'isola poco al largo di Paperopoli è collocata pure una copia in scala minore della Statua della Libertà, innalzata contestualmente alla sua gemella più famosa. A causa dei materiali scadenti con cui fu edificata la struttura andò incontro ad un veloce declino, rimase inagibile e dimenticata dai paperopolesi per molti decenni finché, in occasione del centenario della costruzione, venne restaurata con un intervento finanziato da Paperone, che ne modificò l'effigie a propria immagine per l'occasione. La bandiera e lo stemma dello Stato sono rappresentati da un papero giallo (o dorato) in campo rosso.
Il clima di Paperopoli è spesso caldo e soleggiato nel periodo estivo, mentre durante l'inverno si alternano giornate serene a frequenti piogge e anche abbondanti nevicate.
Visto che la città si affaccia sull'Oceano Pacifico sulla Baia di Paperopoli, il clima è dunque tipicamente oceanico temperato.

Punti di interesse
Il deposito di Paperone sulla collina Ammazzamotori.
Il palazzo di Rockerduck.
Il palazzo presidenziale.
Il municipio, con la statua di Cornelius Coot nella piazza antistante. In alcune versioni, invece, la statua si trova al centro del parco pubblico.
Il club dei miliardari, frequentato anche da Paperone e Rockerduck.
La sede del Papersera, un quotidiano locale di proprietà di Paperone.
La sede di La Voce di Paperopoli, un quotidiano locale di proprietà di Rockerduck
Il porto.
Il casinò.
Il campanile Big Bob, nella piazza principale. Viene utilizzato a capodanno per fare il conto alla rovescia.
Il laboratorio e la casa di Archimede Pitagorico.
La scuola media Cornelius Coot, frequentata da Qui, Quo e Qua che è anche la sede del giornalino mensile
Le case dei personaggi principali (Paperino, Paperina, Gastone, Brigitta, ecc.).
La sede del club delle Giovani Marmotte.
La cattedrale di Notre Paper, dove si aggira un falso fantasma.
La fattoria di Nonna Papera: situata nei pressi del vicino borgo di Quacktown, è stata anche la dimora di Paperino da giovane.
La Ducklair Tower.
Duckmall Center, grande centro commerciale noto anche per la sua mascotte, il pulcino Waldo.
Le poste centrali.
La banca centrale.
Il carcere.
Lo stadio, dove gioca la squadra di calcio del Paperopoli, il cui proprietario è Paperon de' Paperoni; la squadra dalla fondazione ha vinto trenta scudetti, stabilendo così il record (alle sue spalle vi sono i rivali dell'Ocopoli, che ne hanno conquistati la metà).
La biblioteca comunale.
Il covo della Banda Bassotti, una vecchia roulotte rubata rivestita da lastre dorate (presente nella storia "Il segreto di Nonno Bassotto" sul Topolino n.2259).
Le officine Fabriconi i.n.c., produttrice di piegabaffi, galosce, lampioni a gas. È la più vecchia industria di Paperopoli. Viene comprata da Paperone per produrre il "ROBIOLASTEX", "coso" inventato dal miliardario per non fare brutta figura nell'aver comprato l'azienda più fallimentare del mondo.
Il quartier generale della P.I.A., il servizio segreto di Paperone
Il teatro.
L'aeroporto.
Il cocuzzolo del misantropo, sulla cima c'è la casa di Dinamite Bla ove è l'unico abitante col suo cane e le sue galline. La sua superficie è buona parte coltivata a melanzane. È sita nei pressi di Paperopoli.

Personaggi
Paolino Paperino
Paperina
Qui, Quo e Qua (Giovani Marmotte)
Ely, Emy, Evy (Le Gioiette)
Anacleto Mitraglia
Mr. Jones (Disney)
Cip & Ciop
Gastone Paperone
Paperoga
Malachia
Paperon de' Paperoni
Paperetta ye ye
Battista
Brigitta McBridge
Filo Sganga
Miss Paperett
Rockerduck
Lusky
Archimede Pitagorico
Edi
Pico de Paperis
Banda Bassotti
Chiquita
Gran Mogol
Spennacchiotto
Moby Duck
Amelia (Disney)
Abitanti della periferia di Paperopoli
Nonna Papera
Ciccio
Dinamite Bla

I Love Paperopoli
Ad agosto 2017, la casa editrice Centauria avvia insieme alla Edizioni Panini la pubblicazione seriale della collana I Love Paperopoli, con cadenza settimanale; ogni uscita contiene un dossier su un luogo e un personaggio della città, oltre alle parti di un plastico componibile; la collana era inizialmente limitata a 50 uscite, ma Centauria ha deciso di prolungare la pubblicazione fino a 100 uscite. Le parti del modello comprendono un certo numero di basi che si agganciano tra loro, edifici più o meno noti già composti o divisi in più parti: il Deposito, le case private di Paperino, Gastone, Paperina, Paperoga, Pico de Paperis, Archimede e altri; la Rockerduck Tower, la sede del Papersera, la Borsa Valori, il Club dei Miliardari, il Municipio, la sede delle Giovani Marmotte, la fattoria di Nonna Papera e quella di Dinamite Bla e così via, e numerosi personaggi: Zio Paperone con il fido maggiordomo Battista, Paperino, Qui Quo e Qua in tenuta da Giovani Marmotte, il Gran Mogol, Archimede Pitagorico con l’aiutante Edy, Paperina, Gastone, Paperoga, Pico de Paperis, Filo Sganga, Brigitta McBridge, Paperinik, Amelia, Rockerduck, Nonna Papera, Ciccio, Dinamite Bla, Spennacchiotto, la Banda Bassotti con il cane Otto x Otto, Anacleto Mitraglia, Bum Bum Ghigno e un poliziotto, alcuni dei quali con i propri veicoli privati come la 313 di Paperino. Ogni dossier, pensato come un fascicolo pieghevole, contiene sull'altra facciata una storia disney, in genere incentrata sul personaggio o edificio descritto.

Citazioni
Paperopoli è citata dal cantautore italiano Max Manfredi nella canzone "Sottozero", contenuta nell'album Le parole del Gatto pubblicato nel 1990.

sabato 31 agosto 2019

Il grande Blek

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Blek Macigno, noto anche come il grande Blek, è un personaggio immaginario protagonista di una serie di strisce a fumetti realizzata negli anni cinquanta dal gruppo EsseGesse, formato dai tre sceneggiatori e disegnatori Giovanni Sinchetto, Dario Guzzon e Pietro Sartoris, pubblicato dall'Editoriale Dardo. Raggiunse una tiratura di 400.000 copie settimanali ed è stato più volte ristampato, imponendosi non solo in Italia ma anche sul mercato europeo dove sono state realizzate versioni del personaggio da altri autori italiani e stranieri.


Storia editoriale
Il personaggio esordì il 3 ottobre 1954 nella Collana Freccia dell'Editoriale Dardo che venne realizzata dalla EsseGesse fino al 1965 quando i rapporti tra gli autori e l'editore si interruppero  abbandonando il personaggio che sarà prima portato avanti in Italia da altri autori e poi sarà prodotto da altri in Francia e in Jugoslavia.  Il personaggio continuò a essere pubblicato nella stessa collana fino a ottobre 1967 per 654 albi a strisce divisi in 33 serie.
Durante la gestione della EsseGesse la collana raggiunse presto tirature di 300 mila copie alla settimana, imponendosi non solo in Italia ma anche sul mercato europeo con un successo che si mantenne costante per tutti gli anni cinquanta e nei due decenni successivi raggiungendo tirature fino alle 400 mila copie e, come ricorda Giovanni Sinchetto «[...] il successo non si fece attendere, fu lungo e duraturo. Negli anni d'oro, Blek vendeva 400.000 copie a settimana, più di Miki, più di Tex, più di tutti». Il personaggio venne pubblicato con successo fino al 1965 quando la EsseGesse, per conflitti sorti con il direttore responsabile, decise di interrompere la collaborazione nonostante la vasta popolarità di cui ancora godeva la serie; il personaggio rimase nelle disponibilità dell'editore che decise di pubblicarne nuove avventure affidandone la realizzazione ad Amilcare Medici e a diversi disegnatori. L'ultimo numero firmato dal trio di autori è il terzo della XXVII serie e i loro successori non riuscirono a mantenere gli stessi standard di qualità tant'è che in poco tempo le vendite calarono disastrosamente. In Italia dopo la conclusione della serie inedita il personaggio venne ristampato numerose volte. Nuove storie vennero realizzate in Francia dove il personaggio conobbe un nuovo successo a scapito di uno stravolgimento di alcuni aspetti come le sue origini. L'esclamazione usata dagli inglesi in tutta la serie, il famoso "Goddam", la cui traduzione letterale è una bestemmia, rimane senza censure in un periodo di puritanesimo assoluto come gli anni cinquanta.
Negli anni settanta, nella collana Freccia Pocket, vennero editi undici volumi con le storie inedite in Italia di produzione francese. Solo nel 1994 Dario Guzzon, unico superstite del trio, riprese la collaborazione con la Dardo realizzando nuove serie di strisce pubblicate in una collana che si conclude nel 2003 dopo 225 numeri anche se le storie nuove realizzate appositamente sono solo quelle edite fino al n°45 mentre il resto sono ristampe delle avventure scritte da Carlo Cedroni.

Ristampe
Le storie del personaggio sono state ristampate varie volte dall'Editoriale Dardo, in diverse collane di diverso formato, già a partire dal 1956 con la Collana Prateria fino al 1957 quando esordisce una nuova serie della collana che pubblica in ogni albo sia le avventure del personaggio che quelle di Capitan Miki edita fino al 1976 per 345 numeri. Una seconda ristampa, Gli Albi del Grande Blek, verrà edita dal 1963 al 1972 in formato libretto a colori presentando anche materiale inedito in Italia realizzato per il mercato francese. Altre collane di ristampe, che presentavano sia storie del personaggio che di Capitan Miki, furono la Collana Scudo, edita dal 1967 al 1970 per 30 numeri, la Collana Freccia, dal 1968 al 1977, per di 45 volumiMiki e Blek Gigante, edita dal 1970 al 1976 per 147 numeri e concludendo le pubblicazioni con storie inedite e che riprese dal 1976 al 1977 per altri 16 volumi che ristamparono cronologicamente la serie a strisce; seguì poi la Nuova Collana Prateria, edita nel 1977 per 12 volumi.
Negli anni ottanta vennero pubblicate in appendice alle storie del Comandante Mark pubblicate sula Nuova Collana Araldo, dal n. 222 al n. 280.
Negli anni novanta l'editore ripropose le storie del personaggio in formato bonelliano nella collana Blek, edita per 52 volumi dal 1990 al 1994 e nella collana Il Grande Blek Gigante, edita per 16 volumi dal 1990 al 1995 che proponeva storie realizzate per il mercato francese. Successivamente nella Collana Reprint venne edita una serie di 226 volumi divisi in 22 serie pubblicati dal 1994 al 2003 in una confezione con quattro albi a striscia dei quali tre erano una ristampa anastatica e il quarto presentava nuove storie realizzate da Mario Volta e disegnate da Lina Buffolente e Vladimiro Missaglia oppure adattamenti di materiale realizzato per il mercato francese; seguirono poi Il Mitico Trapper Blek, serie di 37 volumi pubblicata dal 2000 al 2001 con la ristampa cronologica e completa delle prime tre serie. Dal 2002 le Edizioni If hanno ristampato le storie sia italiane che straniere del personaggio.

Edizioni estere
Gran parte del materiale prodotto in Italia verrà stampato tradotto anche all'estero come a esempio in Francia dove riscontrerà un notevole successo (300.000 copie) e che dopo la conclusione della produzione italiana verranno realizzate storie appositamente per il mercato francese scritte da altri autori che tra l'altro in una storia apocrifa sul passato di Blek stravolgeranno alcune caratteristiche del personaggio. Anche in Jugoslavia il successo fu notevole (100.000 copie a numero) tanto che negli anni ottanta verranno realizzate nuove storie da disegnatori e sceneggiatori locali. Dal 1980 ben cinquanta nuove avventure furono realizzate in Yugoslavia da Bane Kerac, Pavel Koza, Branko Plavsic, A. Muminovic, alcuni dei quali apparsi per la prima volta in Italia sui volumi giganti del Grande Blek del 1992.
Nel 1957 la prima avventura di Blek viene pubblicata a Londra con il titolo "Blake the trapper" nella collana edita dalla casa editrice "Miller & Son" che pubblicava materiale western d'importazione senza però molto successo.
Tra il 1978 e il 1984 alcuni nuovi episodi vengono realizzati in Grecia per il settimanale MPLEK (Blek) dall'artista Byron Aptosoglou[38].
Si possono ricordare inoltre l'edizione jugoslava: 1975, Lunov Magnus Strip (128/995), slovena: 2000, Veliki Blek (1/41+1sp), serba: 1994, Razanova Strip Blek Stena (2/22) e croata: 2005, Blek. Inoltre esce nei paesi nordici, nel 1957, col nome Davy Crockett nella testata Praerie Bladet e di recente in Norvegia edito dalla Thule (9 volumi dal 2001/2005). Esistono longeve edizioni pure in Grecia e Turchia.
In Spagna viene pubblicato come Blek el gigante nel 1956 (ma i fascicoli sono senza data) dalle Edic. Toray, nella collana Selección de Aventuras (2ª serie), dai numeri 60 al 129.

Genesi del personaggio
Nel 1953 il trio EsseGesse scrisse una storia che venne pubblicata a puntate in appendice della rivista a fumetti Cagliostro intitolata "Il Piccolo Trapper" nella quale compaiono aspetti e personaggi che si ritroveranno in Blek. Gli autori decidono di lasciare il ragazzino ma di sostituire il cupo e rozzo Black con un gigante alto, bello, sorridente e con lunghi capelli biondi di nome Blek Macigno. La figura del trapper Blek deriva dall'interpretazione dei personaggi presenti nelle letture giovanili dei tre autori di opere ambientate durante le guerre anglo-francesi nelle colonie americane come L'ultimo dei Mohicani, anche se poi le avventure del personaggio verranno ambientate durante la successiva Rivoluzione Americana.

Biografia del personaggio
Blek è un atletico trapper dai lunghi capelli biondi che indossa sempre un cappello di marmotta, un gilè di pelliccia che copre il torace e dei pantaloni rossi. Per combattere usa principalmente le mani nude ma usa anche il fucile "Kentucky" usato dai cacciatori americani dell'epoca. Conosciuto come Blek Macigno per la sua stazza e la sua forza lotta per raggiungere l'indipendenza dell'America coloniale contro il predominio inglese scontrandosi frequentemente con le giubbe rosse. Comprimari fissi delle sue avventure sono un coraggioso adolescente, Roddy Lassiter, e lo scienziato professor Cornelius Occultis. Non sono presenti personaggi femminili. Le spalle del personaggio sono il piccolo orfano Roddy e il Professor Occultis, truffatore ma colto e raffinato con conoscenze mediche e pare sia venuto con i genitori di Blek in America quando l'eroe era solo un bambino.
Nelle "Origini di Blek" scritte da Marcell Navarro e illustrate da Jean-Yves Mitton si riscrivono completamente le origini del personaggio: Blek è nato a Saint-Malo in Bretagna il 27 novembre del 1749 col nome di Yannick Leroc, figlio del cartografo del Re, Diodato Leroc e il nome della madre è Maria. Dopo molte rocambolesche avventure Yannick diventa un corsaro che lotta contro pirati e negrieri con una nobiltà d'animo che ricorda i celebri personaggi di Emilio Salgari. Con il padre divenuto vedovo Yannick parte all'esplorazione dell'allora inesplorato passaggio a nord-ovest del continente americano. Ma la nave fa naufragio e Yannick perde suo padre. Il giovane gigante francese viene salvato dagli esquimesi con cui rimane a vivere un periodo di pace e serenità per poi partire per il sud verso il San Lorenzo dove viene catturato dai Montagnais o Innu (in italiano più semplicemente gli Algonchini). Al palo della tortura viene graziato «e da quel giorno presi il nome Blek, che in indiano vuol dire appunto "dai capelli d'oro". Divenni anch'io un indiano! Dimenticai la mia nascita, le mie origini, la mia razza! ero completamente felice!» In conclusione di questa avventura salva la moglie e la figlia dell'avvocato Connoly, prigioniere dell'esercito inglese, e l'avvocato lo nomina capo indiscusso dei trapper.
L'autore Bane Kerac pubblica in Yugoslavia nel 1980 sulla rivista Strip Zabavnik l'episodio "Cuore spezzato" nella quale Blek incontra una guerriera indiana chiamata Piccolo Piede che sposa ma perde subito dopo un attacco al forte inglese "Killer". Si scoprirà che in realtà Piccolo Piede è ancora viva ma ricomparirà solo dopo alcuni anni.

Impatto culturale
  • Il grande Blek è un film del 1987 diretto da Giuseppe Piccioni. Il titolo fa riferimento alla passione del giovane protagonista per il mondo dei fumetti e in particolare alla collana degli albi del grande Blek, molto popolari negli anni '60.
  • Alla fine degli anni '80, Gianfranco Manfredi, che aveva già fatto lo sceneggiatore della serie televisiva di Valentina, ha la possibilità di una co-produzione con il Canada e vuole realizzare un telefilm su Blek Macigno. Purtroppo il progetto, per problemi di produzione, salta. L'unico buon risultato del contatto con Casarotti è la nascita dello sfortunato Gordon Link (agosto del 1991), realizzato graficamente da Raffaele Della Monica.
  • Storie del personaggio sono state realizzate amatorialmente da Sergio Franzini con il breve episodio "Coccarde nere"; Corrado Civello ha realizzato su testi di Luciano Spanò, l'episodio "Il pipistrello è vivo"; Civello ha inoltre realizzato anche tre storie a fumetti di Capitan Miki. Ed infine Marco Pugacioff ha realizzato molte altre avventure di Blek, tra cui "L'amour et la mort" su testi di Bernard Pericon,[51] in cui si viene a sapere che Piccolo Piede ha avuto una bambina da suo marito e "Sfida al diavolo", in cui Blek Macigno muore.
  • Una canzone di Mario Castelnuovo del 1988 è dedicata al personaggio.
  • Sul n. 141 di Kiwi del gennaio del 1967 vi compare una pubblicità della società Festa di Parigi che reclamizza una maschera di Blek per l'imminente carnevale.
  • Nel 2010 esce in edicola una collana intitolata "I protagonisti del Fumetto 3D" della Hobby & Work in cui in ogni numero vi è un fascicolo illustrato con allegata una statuina. Tra i numerosi personaggi (Tex Willer, Il comandante Mark, Capitan Miki, Tiramolla) vi è al n. 11 anche Blek Macigno.
Curiosità
  • In Francia le edizioni Lug che pubblicavano le storie di Blek realizzano in tiratura limitata una medaglia con in bassorilievo il volto di Blek con la scritta Blek Le Roc da regalare ai lettori come premio per le cento migliori lettere inviate.
  • Incredibile svarione storico sul numero 25 (L'isola degli agguati 1) della ristampa in corso della Gazzetta dello Sport - grandi Opere. A pagina 35, il dottor Occultis, in un negozio di antiquariato, attribuisce, ad un orologio tedesco, la data di costruzione 1860 !!! Essendo un fumetto ambientato nelle Americhe pre indipendenza (cioè pre 1776) è davvero singolare che questo errore sia sfuggito a tutte le varie ristampe e correzioni che si sono avvicendate per 65 anni!!!


venerdì 30 agosto 2019

Blackhawk

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Blackhawk è un personaggio immaginario protagonista, insieme a una gruppo di altri personaggi noto come Blackhawks, di una omonima serie a fumetti, Blackhawk (vol. 1), esordita nel 1944 ed edita prima dalla Quality Comics e poi dalla National Periodical Publications, che poi divenne la DC Comics; la serie venne creata da Will Eisner, Chuck Cuidera e Bob Powell, ma l'apporto principale venne da Reed Crandall e poi da Dick Dillin negli anni cinquanta.
La squadra Blackhawks era un piccolo gruppo di piloti di aerei da combattimento della seconda guerra mondiale di varie nazionalità.
Nel 1942 i Blackhawk furono coinvolti in uno dei primi tentativi di crossover nei fumetti quando Kid Eternity lo convocò nella sua seconda comparsa (Hit Comics n. 6).
Dalla serie sono stati tratti un serial cinematografico, un programma radiofonico a puntate e un romanzo.

Primo gruppo
Il gruppo originale esordì nella rivista Military Comics n. 1 (agosto 1941) e restò in attività fini al 1984 (Blackhawk n. 273 novembre 1984); esso includeva:
Blackhawk, leader del gruppo, inizialmente identificato come polacco ma poi come americano; il suo vero nome, Bart Hawk, fu reso noto nel n. 242 di Blackhawk (agosto-settembre 1968);
Andre Blanc Dumont, francese;
Olaf Bjornson, norvegese;
Chuck Wilson, texano;
Hans Hendrickson, tedesco;
Stanislaus, polacco;
Zinda Blake (Lady Blackhaw), americana;
Chop-Chop, chiamato Liu Huang in Blackhawk n. 203; Mark Evanier lo chiamò Wo Cheng in Blackhawk dal n. 251 al n. 273, cinese; Chop-Chop è sia il membro più giovane sia quello più stereotipato. Il personaggio era originariamente il cuoco del gruppo, descritto come un uomo grasso, denti da coniglio, taglio di capelli a nodo, ed un vestito tipicamente coolie, invece dell'uniforme dei Blackhawk e parlante un inglese spezzato. Questa versione del personaggio è di fatto la spalla di Blackhawk, e stava nel suo aeroplano invece di averne uno suo come i suoi compagni. Fu un personaggio popolare all'epoca, tanto che ebbe anche una propria serie all'interno di quella dei Blackhawk, dal 1946 al 1955. La sua descrizione iniziale era una tipica descrizione degli asiatici della Seconda guerra mondiale. Il personaggio fu sempre descritto nello stesso modo dal 1941 fino alla metà degli anni '50, trasformandosi lentamente dal 1955 al 1964, finché non divenne membro a tempo pieno del team: non solo indossava un'uniforme dei Blackhawk, ma possedeva anche un aeroplano suo. Qualche storia successiva si riferì al fatto che sebbene indossasse l'uniforme dei Blackhawk, non riceveva lo stesso rispetto dei suoi compagni. Dopo che il crossover, Crisi sulle Terre Infinite della DC, rinnovò e semplificò molto le linee temporali delle proprietà DC comics, fu suggerito di descrivere il precedente profilo di Chop-Chop come fosse un fumetto dentro un altro fumetto, che presentava le avventure della squadra, in cui Chop-Chop, giocava sempre il ruolo di spalla. Successivamente fu ridisegnato in un modo più realistico con un'uniforme standard.
Altri membri furono: Zeg, polacco, Boris, russo, e Baker, inglese. Questi personaggi scomparvero quasi subito negli anni quaranta; il luogotenente, Theodore Gaynor, marine americano, fu membro per breve tempo nella serie degli anni ottanta; altro personaggio rilevante fu Miss Paura, che non si unì mai formalmente alla squadra ma comparve ripetutamente come alleata nel corso degli anni quaranta. I membri del gruppo venivano descritti sempre in un modo stereotipato per l'epoca. Andre portava un paio di piccoli baffi e parlava con un forte accento francese ed era rinomato per il suo amore per una bellissima donna; Olaf era uno svedese, grosso e stupido, che non parla l'inglese molto bene; Hedrikson, un duro, con un paio di baffi perfetti, parlava con un forte accento tedesco; la parlata di Stanislaus è piena di oscenità con epiteti in polacco; Blackhawk e Chuck sono gli ultimi stereotipati, entrambi parlanti un inglese ordinario. Durante il corso della serie, ogni personaggio sviluppa un proprio modo di dire.

La squadra Chaykin
Nel 1987, Howard Chaykin rinnovò i Blackhawk con personaggi più adulti, in una storia in Formato Prestigio, una serie limitata in tre libri. La squadra rinnovata di Chaykin consisteva di:
Janos Prohaska (Blackhawk) il loro leader, polacco;
Andre Blanc-Dumont, francese;
Olaf Friedriksen, danese;
Carlos "Chuck" Sirianni era nato in Italia ma crebbe a Hoboken (New Jersey), Stati Uniti;
Ritter Hendriksen, tedesco;
Stanislaus Drozdowsky, polacco;
Weng Chan (Chop-Chop) era nato in Cina ma crebbe a San Francisco, California, Stati Uniti;
Natalie Reed (Lady Blackhawk), americana;
Altri membri aggiunti ai Blackhawk della serie ispirata di Chaykin, ottennero un successo sufficiente tale da concedergli la comparsa nella rivista, Action Comics Weekly, e, successivamente in una loro serie di breve durata. La versione di Chaykin dei Blackhawk rimpiazzò il team originale nella continuità della DC, con alcune eccezioni:
La serie limitata del 1999 JLA: Un Anno Dopo, di Mark Waid, Brian Augustyn, e Barry Kitson, incluse un cameo del team originale nel quale si mostrano mentre dismettevano le proprie uniformi da supereroi, che ostentarono per un breve periodo negli anni sessanta.
Zinda Blake: Lady Blackawk. Fu temporaneamente tolta dalla serie a causa dell'evento del 1994, Ora zero: Crisi nel Tempo. Divenne un personaggio regolare nei fumetti assieme a Guy Gardner. Dal 2004 al 2009, comparve come personaggio pilota di supporto per i combattenti del crimine in costume in Birds of Prey.
Storia editoriale
Blackhawk (vol. 1[1])
serie regolare a fumetti
Lingua orig. inglese
Paese Stati Uniti
Autore AA.VV.
Editore Quality Comics, DC Comics
1ª edizione dicembre 1944 – novembre 1968
Albi 243 (completa)

Genere azione
Il gruppo esordì nel primo numero della serie Military Comics della Quality Comics, nell'agosto 1941 rimanendone per molti anni protagonisti; successivamente Military Comics fu rinominato Modern Comics per poi essere cancellato con il n. 102, nell'ottobre 1950; nel 1944 esordì anche una serie omonima dedicata la gruppo che continuò ad essere pubblicata dalla Quality fino al n. 107 nel 1956. Alla chiusura della Quality il titolo fu integrato nell'Universo DC e pubblicato continuamente fino al n. 243, nel novembre 1968, in cui il genere divenne troppo anacronistico per competere con i sorgenti nuovi fumetti dei supereroi; essendo una serie pesantemente orientata sul filone della Seconda guerra mondiale, si tentò di attualizzare la serie con una serie di iniziative facendo fronteggiare alla la squadra avversari sempre più simili a supercriminali mentre più tardi fu fatto un disastroso tentativo di trasformare la stessa squadra in supereroi, sotto la cosiddetta Era dei Nuovi Blackhawk, dal n. 228 al n. 241. Sebbene si fosse poi tornati alla versione originale, solo due numeri dopo la fine della Nuova Era dei Blackhawk, la serie venne cancellata.
Negli anni settanta venne proposta miniserie ma senza sviluppi successivi a parte qualche comparsa tramite flashback in altre serie. Negli anni ottanta una serie scritta da Mark Evanier e illustrata da Dan Spiegel venne ambientata nel corso la Seconda guerra mondiale; una miniserie di Howard Chaykin reinventò il gruppo in cui le loro avventure continuavano nelle storie post-Guerra in Action Comics Weekly, e quindi nella loro serie di breve durata degli anni novanta. Da allora, comparvero solo accenni moderni di solito con il nome di Blackhawk Espress o con la presenza della viaggiatrice temporale, Lady Blackhawk. Uno dei migliori esempi di questo furono le comparse del personaggio di Chop-Chop negli anni novanta; in alcuni numeri della serie Blackhawk della DC lo descrivono come un uomo in età avanzata, rispettabile, pieno di risorse (a lungo cercò di liberarsi dalla trappola dello stereotipo razziale); tuttavia gli altri piloti Blackhawk furono mostrati nel presente o in eventi posti in un futuro alternativo come Our Worlds at War e Kingdom Come ma non è chiaro se vi sia qualche connessione a parte l'omaggio e all'ispirazione di questa versione agli originali. Successivamente i Blackhawk vennero considerati come un'estensione dei Checkmate. Tre settimane dopo l'attentato dell'11 settembre 2001, la DC Comics ristampò il numero pre-Pearl Harbor di Military Comics in Blackhawk Archives vol. 1° (2001) come parte del rilegato, DC Archive Editions. I Blackhawk comparvero poi nel n. 9 di The Brave and The Bold del febbraio 2008, nel quale si alleavano con i Boy Commandos. Il gruppo comparve inoltre nell'album Superman & Batman: Generations 2, in cui aiutarono Superman, lo Spettro e Hawkman a sconfiggere, nel corso della guerra un robot; nel corso della battaglia, Chuck si sacrificò per distruggere un missile. Nel corso della stessa storia, nel 1997, un'eroina di nome Blackhawk comparve e sconfisse Sinestro. Sembrò essere basata sul personaggio di Hawkwoman, che utilizzava in battaglia una mazza sonica, facendosi chiamare Janet. Menzionò anche che non andava d'accordo con Hal Jordan.

Edizioni estere
Le storie ed i personaggi dei Blackhawk divennero popolari sia nel mercato internazionale che negli Stati Uniti. La Quality ebbe la licenza sui diritti di Blackhawk, così come per molti degli altri personaggi, fino al Boardman Books di Londra, che li utilizzò in serie di ristampe in tre colori, dal 1948 al 1954. La Boardman ristampò anche le storie di Blackhawk nella loro serie Adventure Annual pubblicata per le feste natalizie. Molte delle ristampe inglesi di Blackhawk furono riprese dal direttore artistico della Boardman, Denis McLoughlin, che creò almeno una storia inglese originale, così come le illustrazioni. Dopo che venne meno il contratto di Loughlin, la Strato Publications lanciò una serie da 68 pagine, in rilegatura quadrata di 38 numeri tra il 1956 ed il 1958.

Modelli di aereo citati
PZL.50 Jastrząb - È l'aeroplano che i Blackhawk utilizzarono in Polonia durante l'invasione nazista nel 1939.
Grumman XF5F-1 Skyrocket - È l'aeroplano che più si identifica con i Blackhawk. Volarono con questo aereo, sia durante, che dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questo è il velivolo utilizzato nell'illustrazione principale.
Republic F-84 Thunderjet - Risale ai primi anni cinquanta, i Blackhawk convertirono lo squadrone in jet. Questo fu il primo jet aircraft del Blackhawk Squadron.
Lockheed XF-90 - Questo velivolo fu adattato per entrare nell'immaginario collettivo:
F-90 "B" - I Blackhawk volarono con questo aeroplano dal 1950 al 1955;
F-90 "C" - I Blackhawk volarono con questo aeroplano nel 1957;
Republic F-105 Thunderchief - I Blackhawk modificarono questo aereo per avere la capacità di decollare ed atterrare verticalmente;
Lockheed F-94 Starfire - Questo fu l'aereo di Lady Blackhawk.

Altri media
Cinema
Blackhawk: fu una serie di film in 15 parti del 1952 basati sul fumetto, prodotto da Sam Katzman e con protagonista Kirk Aylin nei panni di Blackhawk.

Radio
Blackhawk: serie trasmessa di mercoledì alle 17.30 dalla ABC da settembre a dicembre 1950. Michael Fitzmaurice interpretava Blackhawk.

Televisione
La serie animata ha ospitato dei camei dei I Super Amici. Blackhawk venne raffigurato con una camicia rossa e combatteva contro quelli che si sarebbero riconosciuti come quattro alieni, mentre Aquaman osservava dallo sfondo.
Nell'episodio finale della prima stagione della serie animata Justice League, The Savage Time, figurarono le presenze di molti personaggi della Golden Age, inclusi i Blackhawk. Quando i Blackhawk si unirono a Superman e ad Hawkgirl nella battaglia, Hawkgirl notò il loro simbolo. Dopo che Blackhawk salutò Hawkgirl, Superman commentò "Amici tuoi?", a cui Hawkgirl rispose, "Adesso lo sono".
Nel primo episodio della terza stagione di Justice League Unlimited, fu mostrato un Chuck invecchiato. Unico membro dei Blackhawk ancora in vita, era sposato con Mairzey, sua controparte nei fumetti, ma non fu rivelato in che modo gli altri morirono. L'episodio si concentrò su Lex Luthor, la Chiave, e il Dottor Polaris, responsabili di un'incursione nell'Isola dei Blackhawk al fine di sottrarre una tecnologia avanzata che i Blackhawk acquisirono nel corso di diverse missioni e che su quell'isola nascosero. Durante l'inseguimento nel museo si può osservare un manichino, o una statua, di Lady Blackhawk.
La squadra dei Blackhawk comparve nel film animato Justice League: The New Frontier, ma i nomi dei piloti non sono menzionati. Si sente solo la parola "Hawkah!" da uno dei piloti, presumibilmente dallo stesso Blackhawk.

Narrativa
Blackhawk: di William Rostler pubblicato nel 1982.

Merchandising
Un'action figure dei Blackhawk nella serie G.I. Joe venne prodotta nel 2002 dalla Dream & Visions, sotto licenza della DC Comics e della Hasbro. La statuina indossava la tipica uniforme nera dei Blackhawk della Seconda Guerra Mondiale con due costumi aggiuntivi e set di accessori inclusi: l'uniforme rossa e verde di Blackhawk della metà degli anni sessanta e un'uniforme da sopravvivenza artica di colore blu cielo.
La Mattel distribuì un'action figure di Blackhawk come parte della serie di pupazzi dedicati alla serie animata Justice League Unlimited.

Premi e riconoscimenti

La serie di fumetti del 1989 fu nominata per lo Squiddy Award come Nuova Serie Continuativa.

giovedì 29 agosto 2019

Black Jack

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Black Jack (ブラック・ジャック Burakku Jakku) è un manga scritto e disegnato da Osamu Tezuka, pubblicato per la prima volta nel 1973 per la casa editrice Akita Shoten.
In Italia è uscita una raccolta di episodi nel 1995, stampata dalla allora Dynamic Italia. La serie è stata poi interamente pubblicata in 25 volumi dalla Hazard Edizioni a partire dal 2002. Dal manga, nel 1993 furono tratti 10 OAV diretti da Osamu Dezaki, che nel 1996 diresse anche il film La sindrome di Moira, quindi nel 2004 è stato tratto un anime televisivo di 61 episodi, prodotto dalla Tezuka Production e diretto da Makoto Tezuka, figlio dell'autore scomparso.
Sulle pagine di Weekly Shōnen Champion è stata annunciata una nuova serie manga a cura di Hitoshi Iwaaki e Masaaki Nakayama. Il debutto della nuova serie avverrà sulle pagine della stessa rivista l'8 settembre 2011.
Nel 2011 è stata prodotta una versione live action come film TV con Masaki Okada che interpreta la parte del personaggio protagonista. Inoltre nello stesso anno ha avuto inizio un manga ispirato alla serie, intitolato Young Black Jack.


Trama
«Risponde Black Jack. Al momento non siamo in casa. Siete pregati di specificare il tipo di patologia, l'intervento desiderato, il vostro nome, l'indirizzo e l'onorario che offrite. Ulteriori accordi verranno presi in seguito.»
(Segreteria telefonica di Black Jack, che identifica il personaggio.)

Il fumetto racconta le avventure di un medico senza licenza, soprannominato "Black Jack". Il nome Black Jack non ha niente a che vedere con l'omonimo gioco di carte, ma richiama la bandiera pirata con il teschio, chiamata appunto Black Jack. Infatti il protagonista è simile ad un pirata: taglia con il bisturi e arraffa i soldi (che in realtà raccoglie per scopi benefici). Quello che rende Black Jack un chirurgo ricercato è la sua abilità straordinaria che gli permette di curare malattie considerate incurabili da tutti gli altri medici.
Black Jack è aiutato da una fida assistente, Pinoko. Nell'orbita di Kuro'o Hazama (vero nome di Black Jack) ruotano molti personaggi, come lo stesso Tezuka (diventato anche lui medico, con licenza).
Nella versione anime esiste un filone narrativo più preciso, con la comparsa di personaggi come Sharoku (amico di Pinoko), del proprietario del locale in cui Black Jack va a bere, e di Largo, il cane di Pinoko (già presente in un capitolo del manga).

Personaggi
Black Jack (ブラック ジャック Burakku Jakku): il protagonista della serie. Il suo vero nome è Kuro'o Hazama (間 黒男?). È un chirurgo geniale ma privo di licenza. Il suo aspetto è volutamente inquietante: vestito perennemente di nero (tranne quando indossa il camice bianco per operare), ha il volto sfigurato dalle cicatrici lasciate da un terribile incidente avvenuto nell'infanzia, un'esplosione in cui perì anche la madre. Queste cicatrici attraversano anche tutto il suo corpo. Black Jack viene spesso definito come un medico avido, ma spesso gli episodi lo mostrano in una luce decisamente positiva, al di là delle apparenze e del suo carattere aspro.
Pinoko (ピノコ Pinoko): assistente di Black Jack. Ha l'aspetto e il comportamento di una bambina di cinque anni. Il suo corpo è costituito da un esoscheletro, costruito anni prima da Black Jack per evitarle la morte. Questo esoscheletro racchiude i suoi organi interni, e le permette di sopravvivere, ma al contempo le impedisce di crescere. La sua "nascita" è narrata in uno dei primi capitoli della serie (volume 2 dell'edizione italiana).
Jotaro Honma (本間 丈太郎 Honma Jōtarō): il medico che anni prima salvò Black Jack, curandolo dopo l'incidente. È una delle persone cui Black Jack tiene di più. Compare in alcuni episodi (anche in ricordi). È rappresentato come un uomo basso, tozzo e con un naso deforme.
Dottor Kiriko (ドクター キリコ Dokutā Kiriko): l'angelo nero dell'eutanasia. Veste di nero, ha lunghi capelli bianchi e una benda nera sull'occhio destro. Appare in alcuni episodi. Spesso la sua posizione è radicalmente opposta a quella di Black Jack, che (anche per la sua storia personale) afferma la sopravvivenza a tutti i costi.
Giochi di parole relativi ai personaggi
"Kuro" () significa "nero" in giapponese. Lo stesso Black Jack lascia intendere a Pinoko di aver coniato il proprio pseudonimo traducendo "Kuro'o" (inteso come contrazione di "Kuro otoko", ossia "Uomo nero") nella lingua inglese ed usando un nome comune americano, Jack.
Il nome "Pinoko" richiama Pinocchio come riferimento al suo corpo artificiale. In inglese il nome somiglia anche a pinochle, un gioco di carte noto in italiano come pinnacolo.
Molti personaggi secondari hanno nomi che richiamano uomini politici dell'epoca.

Citazioni
Nella storia "La città delle ombre diafane" di Martin Mystère contenuta nei numeri 17, 18 e 19 fa la sua apparizione un chirurgo con lo stesso nome e un aspetto simile al personaggio creato da Tezuka.

mercoledì 28 agosto 2019

Jacula

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Jacula è un personaggio immaginario dei fumetti italiani ideato da Renzo Barbieri e Giorgio Cavedon e dal disegnatore Giorgio Cambiotti, protagonista di una omonima testata di genere erotico/horror pubblicata dalla ErreGI e poi dalla Ediperiodici dal 1969 al 1982. Il personaggio nasce sull'onda del successo dei fumetti neri degli anni 60 caratterizzati da elementi trasgressivi e violenti ai quali viene aggiunta una componente erotica.

Storia editoriale
Il personaggio esordisce su un'altra testata dell'editore, Isabella, mentre la serie omonima esordisce in edicola nel marzo 1969 in formato tascabile tipico del genere dei fumetti neri fino al n° 30 per poi passare al formato gigante (cm 16,8 x 24) e per poi tornare tascabile con il n° 43. I disegni sono dello Studio Rosi sino al n° 117 e poi dello Studio Giolitti sino alla conclusione delle serie nel 1982 con il n°327. Le copertine sono principalmente di Leandro Biffi e di Ferdinando Tacconi. A causa della grave crisi del fumetto popolare agli inizi degli anni 80 e all'affermazione del mercato dei video porno la serie chiude dopo 327 volumi. Oltre a questa serie, esistono due volumi fuori serie: Il colore della morte, albo interamente a colori e supplemento al nº 100, e Seme di vampiro, supplemento in formato gigante al n° 188 del luglio 1976. Dal 1973 al 1984 la serie viene ristampata dalla Ediperiodici in 129 albi nella serie Jacula Collezione con due episodi per volume con copertine inedite.
Graficamente il personaggio subisce una evoluzione che lo porta a assumere le fattezze ispirate a quelle della cantante Patty Pravo.

Biografia del personaggio
Jacula è una vampira che vive avventure dell'orrore ambientate a cavallo tra Ottocento e Novecento rivisitando tutti i luoghi classici dell’immaginario dell’occulto e del mistero con streghe, antiche maledizioni, ritorni dall'oltretomba e castelli infestati dagli spettri. Come vampira differisce dal modello tradizionale in quanto grazie a una pozione del dottor Carlo Verdier, un vampiro che sarà suo compagno, è immune ai raggi del sole ma non all'aglio e ai crocifissi. Nelle sue avventure incontra personaggi iconici del genere horror come Frankenstein, l’uomo lupo, Jack lo squartatore, lo zombie, la mummia o il mostro della laguna nera vivendo vicende in cui puntualmente si sovrappone una tematica erotica più o meno bizzarra. La sua lunga saga può essere divisa in tre periodi: uno, eminentemente gotico, collocabile nei primi cento numeri della serie; un altro più eversivo e iconoclasta, negli albi compresi tra il 120 e il 250 e i restanti 77 numeri nei quali si torna gradualmente a forme più canoniche meno dissacratorie con episodi auto-conclusivi nei quali i toni contro la famiglia, la chiesa e le istituzioni borghesi si attenuano e con tematiche che si avvicinano alla commedia all'italiana.

Impatto culturale
Jacula, uscito in edicola nel 1969, aveva come protagonista una donna forte ed emancipata oltre che molto affascinante che diviene portabandiera di valori rivoluzionari per il periodo e che quindi entusiasmarono non solo i lettori italiani ma anche stranieri venendo pubblicata in Francia e in altri Paesi che venivano attratti dalle imprese erotico/horror/gotiche della vampira senza freni e inibizioni. Il successo fu strepitoso e centinaia di lettere inviate alla redazione decretarono un successo senza precedenti e un processo di identificazione sia da parte di uomini che di donne che s identificavano con l'eroina disinibita e combattiva e in tal modo Jacula fu un personaggio femminista per il modo nel quale gestiva senza inibizioni la propria sessualità.
La copertina dell'album "Tardo Pede In Magiam Versus" del gruppo rock degli Jacula è stata realizzata da "Mr. Travers" che collaborava con il fumetto Jacula[9] e con la rivista Terror, infatti la copertina fu originariamente realizzata per il numero 27 di tale rivista, pubblicato nel 1971 e intitolato "L'orrendo pasto".
La serie è seguita anche da un pubblico femminile abbastanza insolito per il tipo di pubblicazioni.

Accoglienza
La pubblicazione godette di un buon successo editoriale per tutti gli anni settanta, per poi perdere progressivamente interesse e lettori agli inizi degli anni ottanta, fino alla soppressione definitiva della testata, causata da una certa perdita di freschezza delle storie, da una ripetività dei temi e delle situazioni descritte e non ultimo per l'apparizione ed l'affermazione commerciale di nuove pubblicazioni che riproponevano le stesse atmosfere erotiche e soprannaturali di Jacula.
Altre serie erotiche a fumetti prodotte in Italia negli stessi anni ed incentrate su vampire e affini comprendono Zora la vampira, Lucifera e Sukia.