Nel dibattito più longevo della cultura pop — Marvel ha copiato la DC o è successo il contrario? — la risposta più onesta è anche la meno spettacolare: si sono “copiate” entrambe. O, meglio, hanno attinto dalle stesse fonti mitologiche, dalle stesse persone e dalla stessa tradizione narrativa che da millenni alimenta il bisogno umano di immaginare figure straordinarie. Oggi, mentre gli Stati Uniti assistono a un rinnovato interesse per i supereroi in cinema e streaming, è importante distinguere imitazione vera da convergenza creativa.
Molto prima che la DC pubblicasse Superman (1938) e la Marvel introducesse Namor (1939) o Captain America (1941), gli archetipi dell’eroe superumano erano già ben radicati:
Gilgamesh: forza sovrumana (III millennio a.C.)
Ercole: semidio invincibile
Sansone: forza prodigiosa
Icaro: il sogno del volo
Il desiderio di poteri soprannaturali appartiene alla psicologia universale. Non è proprietà esclusiva di nessuna casa editrice.
Persino l’idea dell’eroe terrestre potenziato su un altro pianeta precede i fumetti: John Carter di Marte, creato da Edgar Rice Burroughs nel 1912, ottenne forza e agilità incredibili grazie alla gravità più debole di Marte. Quando Jerry Siegel e Joe Shuster idearono Superman, attingere a quella fantasia non rappresentò un plagio, ma la naturale evoluzione di un immaginario già diffuso nella narrativa pulp.
Alcuni esempi vengono spesso citati per sostenere l’idea del “plagio”.
Namor vs Aquaman
Namor, il Sub-Mariner Marvel,
apparve due anni prima di Aquaman (1941). Il
concetto di un sovrano di Atlantide accomuna i due personaggi, ma le
atmosfere, il carattere e i ruoli narrativi divergono radicalmente.
Captain Marvel vs Superman
Il caso più
clamoroso.
Negli anni ’40 il Captain Marvel di
Fawcett vendette più copie di Superman, tanto da
spingere la DC a citare in giudizio l’editore avversario per
plagio. La causa fu lunga e complessa, proprio perché i giudici
riconobbero che molti elementi erano archetipici,
non esclusivi.
Alla fine Fawcett cedette e smise di pubblicare il
personaggio… che in seguito la DC avrebbe acquistato.
Ironia della storia: Superman adottò successivamente poteri che
ricordavano proprio quelli di Captain Marvel.
Una delle verità meno romantiche dell’industria: gli stessi creativi lavorano per editori diversi. Le idee non restano mai ferme in un solo luogo.
Esempi emblematici:
-
Propose alla Marvel un concept cosmico: esseri immortali, divinità moderne. La proposta non andò in porto. Kirby allora portò l’idea alla DC, dove nacquero i Nuovi Dei e il Quarto Mondo.
Quando tornò alla Marvel? L’idea si trasformò negli Eterni e nei Celestiali.
Copia o evoluzione della stessa visione? La risposta è nel nome del suo autore: Kirby stava riciclando sé stesso. Len Wein e Gerry Conway
Man-Thing fu progettato in Marvel e sviluppato da Conway. Len Wein era pronto a scrivere la sua storia, ma la testata fu cancellata: Wein passò in DC, dove creò Swamp Thing.
Due personaggi simili, due editori diversi, un solo gruppo di creativi.
Questi episodi mostrano che nel fumetto americano il confine tra ispirazione e “copia” è spesso logistico, non artistico.
Marvel e DC non sono rivali solo sul mercato: sono specchi narrativi l’una dell’altra, una competizione che ha prodotto alcune delle figure più influenti della cultura contemporanea. Le somiglianze non derivano da mancanza d’idee, bensì dal fatto che:
pescano dalle stesse radici mitiche
condividono autori e visioni creative
reagiscono l’una al successo dell’altra
Il risultato non è un eterno plagio, ma un dialogo competitivo che continua a reinventare il supereroe.
Perché i grandi miti, proprio come i poteri che celebrano, non appartengono a un’unica casa editrice. Appartengono a tutti noi.
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