domenica 26 gennaio 2020

Numero Uno (Disney)

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La Numero Uno o Numero 1 (Number One Dime oppure Old Number One) è una moneta immaginaria presente nei fumetti e cartoni animati della Disney, ideata da Carl Barks nel 1953. Appare per la prima volta nella storia The Round Money Bin, pubblicata su Uncle Scrooge n. 3.

Caratterizzazione
È la prima moneta guadagnata da Paperon de' Paperoni; è un decino, ovvero una moneta da 10 centesimi di dollaro americano.

Storie di produzione USA
La moneta, in quanto la prima guadagnata, è conservata da Paperone gelosamente in una teca di vetro, appoggiata su un cuscino. Nel 1961 Barks introduce il personaggio di Amelia, la quale è convinta che la moneta abbia poteri magici e cerca di impossessarsene per compiere un incantesimo che la renderà ricca. Per farlo si allea a volte con la Banda Bassotti.
Nella serie televisiva DuckTales viene spiegato che il potere però non deriva dalla moneta in sé, ma dal fatto che ogni volta che Paperone l'ha toccata, le ha passato "le vibrazioni di ogni affare, di ogni decisione, di ogni dollaro della vita Paperone!".

Saga di Paperon de' Paperoni
Nelle storie scritte da Don Rosa, la monete appartiene a un conio ben preciso realmente esistito, il "Seated Liberty" del 1875; nella Saga di Paperon de' Paperoni, Don Rosa racconta come il giovane Paperone riuscì a guadagnarla il giorno del suo decimo compleanno,quando ricevete in regalo da suo padre Fergus un kit da lustrascarpe affinché iniziasse a lavorare per poter un giorno diventare qualcuno; quello stesso giorno, Howard Rockerduck (padre del futuro avversario di Paperone), vedendo dei bambini per strada, regala a loro degli spiccioli; uno di questi venne dato a Matilda e Ortensia, sorelle di Paperone, che lo portano al padre, il quale lo passa a Burt, uno scavafossi, e si accorda con lui perché si presenti come primo cliente del giovane papero e lo paghi con una moneta americana, inutile in Scozia al fine di far sudare al figlio i propri guadagni e allo stesso tempo insegnargli a diffidare. La strega Amelia, che era tornata indietro nel tempo, vede la scena e, dopo che Fergus si assenta, compra per due scellini la moneta di Burt (uno da dare a Paperone e un altro per Burt, per il suo silenzio). Paperone incontra effettivamente Burt e impiega molto tempo per pulire il fango secco dai suoi scarponi, tanto che a lavoro finito sviene per la stanchezza; al momento di pagarlo, però, Burt va in un ristorante dove, con gli scellini di Amelia, si compra una cena in offerta. Capendo che rubando la Numero Uno a Paperone prima che diventi ricco la moneta perde il suo valore, Amelia la mette allora nelle mani di Paperone (ancora svenuto) e torna nel suo presente; al risveglio, Paperone si ritrova nella mano la prima moneta guadagnata "col suo lavoro", ma immediatamente si accorge che è americana; capisce così che la vita è piena di lavori duri e che ci sarebbero sempre stati dei furbi pronti a imbrogliarlo, così promette di essere "più duro dei duri e più furbo dei furbi" e di far quadrare i suoi conti. Nel successivo capitolo della saga, Il leggendario papero del deserto d'Australia, prima di diventare miliardario Paperone perde la sua moneta a causa di un'inondazione catastrofica mentre è impegnato a salvare la vita a uno sciamano; salvatosi dall'inondazione, si rende conto di aver perso la moneta, ma la ritroverà alcuni giorni dopo grazie all'aiuto provvidenziale dello sciamano che gli predice il futuro.

Storie di produzione italiana
Diversamente da quelle di produzione americana, la moneta viene raffigurata con numero "1" inciso su una faccia, e non come un decino, ovvero come una moneta da 10 centesimi, anche se viene chiamata dai personaggi "decino", oltre che "Numero 1".
Nelle storie di produzione italiana la moneta è per Paperone un amuleto magico; in molte storie, quando Amelia ruba la moneta o Paperone la smarrisce, tutte le sue attività economiche incominciano ad andare male; nella storia Gastone e il talismano annullafortuna il potere della moneta è tale da annullare, per una sorta di effetto "chiodo scaccia chiodo", la fortuna di Gastone.
Gli autori hanno spiegato il potere della moneta in molti modi. In Zio Paperone e il Codice Metsys, del 2005 (parodia del romanzo Il codice da Vinci), il guardiano del Louvre, Pontìere, zio di Brigitta, rivela a Paperone che la Numero Uno contiene una scaglia della pietra filosofale. Nella storia si immagina infatti che il pittore Metsys fosse un alchimista (nel quadro Il banchiere e sua moglie avrebbe nascosto particolari riguardanti l'alchimia e la pietra filosofale) e che, con altri alchimisti, avrebbe nascosto le scaglie in monete di piccolo taglio, una di queste è proprio la Numero Uno.
In un'occasione (Zio Paperone e la pace con Amelia, su Topolino n. 1681 del 14 febbraio 1988), al fine di porre termine al conflitto con Amelia, Zio Paperone sembra acconsentire a cederle la Numero 11, l'undicesima moneta di Paperone. Tale moneta è meno potente della Numero 1 ma, unita ad altri talismani dei più ricchi abitanti del pianeta, è ugualmente in grado di realizzare il talismano bramato dalla strega. Ma Paperone non rispetterà i patti.

Influenza culturale
  • Nel 1993 la Disney Italia e l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato crearono delle edizioni della moneta denominata "1° Cent di Zio Paperone", in bronzo, argento e oro, oltre a una edizione limitata nel 1994 in oro e platino con diamante incastonato.
  • Durante la mostra Rapallo 2005 dedicata a Carl Barks, fu stampato e venduto un volume dal titolo "Rapallo 2005 Carl Barks - The Good Artist, l'Uomo dei Paperi" e coniata e venduta una riproduzione della moneta rappresentante il primo decino basata sulla moneta da "one dime" degli Stati Uniti del 1875.
  • Su Topolino n. 2710, del 6 novembre 2007, viene allegata ed offerta a tutti i lettori una riproduzione della Numero Uno in metallo dorato, recante sul verso il profilo di Zio Paperone e sul recto la dicitura "Banca di Paperopoli", la scritta "1 cent" e l'anno "2007". La moneta è stata disegnata da Giovan Battista Carpi. Il "valore nominale" di queste riproduzioni, come da tradizione nelle storie italiane, è da un centesimo anziché da dieci come nelle storie USA originali di Carl Barks. Sono stati coniati alcuni esemplari della moneta in oro.


sabato 25 gennaio 2020

Mjolnir

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(EN)
«Whoever holds this hammer, if he be worthy, shall possess the power of Thor.»
(IT)
«Chiunque impugni questo martello, se ne sarà degno, possiederà il potere di Thor.»
(Le parole incise su Mjolnir)




Mjolnir è un oggetto immaginario dei fumetti Marvel Comics comparso per la prima volta in Journey into Mystery (Vol. 1) n. 83 (agosto 1962).
Ispirato all'omonimo martello del Dio del Tuono della mitologia norrena, Mjolnir è l'arma caratteristica del supereroe Thor, nonché uno degli artefatti più potenti di Asgard e dell'intero universo Marvel; nella sua versione principale (quella di Terra 616) è rappresentato come un grosso martello da guerra a forma di parallelepipedo rettangolo grigio con l'impugnatura corta, avvolta in lacci di cuoio marrone e culminante in un cordino circolare. Oltre a conferire immensi poteri a chi lo impugna, Mjolnir è virtualmente indistruttibile, può venire brandito solo da coloro che ne sono ritenuti degni ed è in grado di tornare sempre in mano del suo possessore.
In inglese il nome del martello, "Mjöllnir" (pron. mmyol'-niir), traducibile dal norreno antico come "Frantumatore", è stato anglicizzato in "Mjolnir" per facilitare le operazioni di lettering e la lettura; soluzione che è stata adottata anche dai traduttori in lingua italiana.

Storia
La creazione di Mjolnir è stata ordinata da Odino circa 65 milioni di anni prima dell'era moderna; al fine di realizzarlo nell'indistruttibile uru, minerale asgardiano con caratteristiche intermedie tra la roccia e il metallo dotato della capacità di assorbire energia e magia, viene commissionato a Eitri, Brokk e Buri, i migliori nani fabbroferrai di Nidavellir, uniche creature in tutti i Nove Mondi a conoscere i luoghi e gli incantesimi specifici indispensabili per lavorare il suddetto materiale. Mjolnir viene dunque forgiato all'interno del nucleo di una stella morente e le energie rilasciate durante la sua lavorazione provocano sia la distruzione del corpo celeste che l'estinzione dei dinosauri sebbene esista una leggenda asgardiana secondo la quale il martello sia l'ultimo dei tre tesori (dopo il vello d'oro Gullinbursti e l'anello magico Draupnir) realizzato dai tre nani per vincere una scommessa fatta con Loki il quale, pur di non perdere, si sarebbe trasformato in una zanzara pungendo Eitri sul naso e costringendolo a staccare le mani dal mantice della fornace per un istante ottenendo come risultato che, a lavoro ultimato, il manico del martello fosse assai più corto del dovuto e, dunque, maneggiabile solo con una mano.
A prescindere da quale sia la verità sulle sue origini, Mjolnir è considerato il più prezioso tesoro asgardiano e lo stesso Odino se ne è servito durante la guerra a Jotunheim per uccidere il re dei Giganti di Ghiaccio Laufey decretando in seguito che un'arma di tale potenza dovrebbe essere brandita solo da qualcuno veramente degno e benedicendolo dunque con un incantesimo che impedisce di sollevarlo a chiunque non lo sia. Secoli dopo, superata una serie di ardue prove, il primo a riuscire a impugnare il martello dimostrandosene degno è proprio il figlio di Odino, Thor. Da allora, Mjolnir diviene l'arma distintiva del Dio del Tuono e, sul suo lato, compare la caratteristica incisione.
Quando Thor viene esiliato sulla Terra nei panni del gracile, mite e zoppo dottor Donald Blake per imparare il valore dell'umiltà Odino lancia sul martello altri cinque incantesimi oltre a quello che lo rende impugnabile solo da chi ne è degno; ovvero che: sarebbe tornato sempre in mano al suo possessore , avrebbe concesso a chi lo brandisce il controllo sui fenomeni atmosferici , avrebbe reso capace il suo proprietario di viaggiare nello spazio, nel tempo e nelle dimensioni, se non fosse rimasto sempre a contatto fisico con Thor dopo soli sessanta secondi questi sarebbe ritornato alla sua forma umana e che avrebbe conferito la capacità di volare.
Diversi anni dopo il Dio del Tuono conosce l'alieno korbinita Beta Ray Bill che, dopo qualche iniziale dissapore, diventa un prezioso alleato del regno di Asgard dimostrandosi a sua volta capace di impugnare Mjolnir e ricevendo perciò in dono da Odino il martello Stormbreaker su cui viene trasferito l'incantesimo della trasformazione cancellando Donald Blake dall'esistenza, cosa che porta Thor ad assumere un'altra identità segreta, prima camuffandosi da mortale col nome di Sigurd Jarlson e poi unendo la sua forza vitale con quella del paramedico Jake Olson, accidentalmente morto in uno scontro tra Thor e il Distruttore, finché, dopo Ragnarǫk Thor rimane sospeso nel vuoto in una sorta di ibernazione mentre Mjolnir attraversa le dimensioni e precipita sulla Terra finendo in mano al rinato Donald Blake di modo che questi si riunisca al Dio del Tuono permettendone il ritorno. Successivamente, in seguito a una battaglia col resuscitato nonno di Thor, Bor, il martello viene danneggiato e, per ripararlo, l'eroe asgardiano chiede aiuto al Dottor Strange che riesce nell'impresa infondendo nell'arma l'anima del guerriero ma ottenendo come effetto collaterale che, se Mjolnir si rompesse nuovamente, Thor morirebbe.
Dopo il misterioso omicidio di Uatu l'Osservatore Thor aiuta i Vendicatori a investigare scoprendo che il colpevole è Nick Fury il quale, nel corso dello scontro finale, gli sussurra all'orecchio un segreto che lo rende indegno di brandire Mjolnir. Il martello viene in seguito sollevato da una misteriosa figura femminile (Jane Foster) che diviene dunque la nuova Thor, cambiando il testo dell'incisione in "se ne sarà degna".

Branditori
Nell'universo Marvel classico (Terra 616), oltre a Thor, gli individui che si sono dimostrati degni di sollevare Mjolnir sono:
  • Odino
  • Beta Ray Bill
  • Eric Masterson
  • Dargo Ktor
  • Jane Foster
  • Visione
  • Capitan America
Nei crossover Marvel contro DC e Vendicatori/JLA, due rappresentanti dell'Universo DC si dimostrano degni di sollevare Mjolnir, e sono Wonder Woman durante Marvel contro DC e Superman durante lo scontro Vendicatori/JLA. Da notare come il magico martello, dopo la fine della battaglia, sia risultato impossibile da sollevare persino per l'Uomo d'Acciaio.

Imitazioni
Nel corso degli anni sono inoltre state create numerose imitazioni di Mjolnir tra cui il martello Stormbreaker e la mazza Thunderstrike, rispettivamente realizzate per Beta Ray Bill e Eric Masterson; mentre Loki ha creato il martello Stormcaster per controllare Tempesta, una copia di Mjolnir per il "mercenario chiacchierone" Deadpool al fine di indispettire Thor e innumerevoli altri martelli magici realizzati dallo stampo dell'originale grazie ai quali armare le truppe di Surtur e dare inizio a Ragnarǫk. Sono state inoltre costruite due versioni tecnologiche di Mjolnir: una dagli scienziati dell'HYDRA per equipaggiare il loro clone del Dio del Tuono, Hammer, e l'altra da Reed Richards e Tony Stark per il loro clone-cyborg, Ragnarok. Una versione miniaturizzata del martello creata da una scheggia dell'originale e chiamata Frogjolnir è in possesso del membro dei Pet Avengers Throg.

Poteri e abilità
Descritto come sufficientemente potente da poter "distruggere montagne" con un singolo impatto, Mjolnir è in grado di incrinare l'adamantio primario e ammaccare il vibranio, generare vortici o campi di forza capaci di contenere esplosioni di potenza tale da distruggere un'intera galassia, emettere scariche di energia mistica, controllare l'elettromagnetismo, manipolare la materia e sparare svariati tipi di raggi di energia ad alto potenziale termico (Thermo-Blast), sprigionate attingendo dalla forza gravitazionale di un pianeta (Geo-Blast)[36], respingendo altre forme energetiche (Anti-Force), o alimentandole con l'energia vitale di chi la impugna (God Blast). Il martello ritorna sempre in mano a chi lo ha lanciato nel giro di pochi istanti a prescindere dalla forza che tenti di trattenerlo e dalla distanza spaziale o dimensionale che lo separa dal suo proprietario mentre, qualora lasciato cadere al suolo, crea una piccola conca e diviene fondamentalmente inamovibile per chiunque non sia ritenuto degno; Mjolnir è quasi completamente indistruttibile, può creare particelle di antimateria, assorbire energia di qualsiasi tipo in quantità pressoché illimitata e, se fatto roteare rapidamente, generare raffiche di vento forti a sufficienza da sollevare il Taj Mahal o smuovere il Monumento a Washington.
Altre capacità meno note di Mjolnir sono localizzare individui o oggetti mistici, disperdere le illusioni (anche se create da esseri del calibro di Mefisto), conferire limitate capacità elettrocinetiche agli esseri umani, proiettare immagini, incanalare un tale quantitativo di energia da alimentare tre vascelli da guerra atlantidei e prosciugare lo scudo deflettore del Fenomeno. In qualità di antica reliquia religiosa Mjolnir è inoltre letale per i non morti e il solo toccarlo può ridurre in cenere i vampiri.
Inizialmente Mjolnir conferiva a Thor la capacità di trasformarsi nel suo alter ego mortale Donald Blake e viceversa semplicemente battendone a terra la parte inferiore , ma dopo che Odino crea un martello incantato per Beta Ray Bill, Stormbreaker, tale capacità viene trasferita nel suddetto e rimossa da Mjolnir per diversi anni per poi tornarvi misteriosamente attiva nel momento in cui a brandirlo è Jane Foster; sebbene nel suo caso la trasformazione risulti deleteria poiché, purgando il suo organismo da ogni sorta di radiazioni, annulla le chemioterapie favorendo indirettamente l'avanzamento del suo cancro.
Nel corso della sua vita editoriale Mjolnir è stato distrutto e ricostruito in sei differenti occasioni: quando il Distruttore lo fonde con un raggio d'energia, quando Molecola lo scioglie grazie ai suoi poteri, dopo aver tentato invano di contenere l'energia del Celestiale Exitar, Lo sterminatore, nel momento in cui il Dio Oscuro Perrikus lo taglia a metà con la sua falce, andando a collidere con le armi in uru di un gruppo di Giganti di Ghiaccio e dopo uno scontro con Bor.

Altre versioni
Futuro imperfetto
Nella realtà di Futuro imperfetto, dove una versione deviata di Hulk nota come "Il Maestro" ha conquistato il mondo, Mjolnir è una delle molte reliquie dei Vendicatori custodite dall'anziano Rick Jones e, in seguito alla morte di Thor, nessuno è più stato in grado di impugnarlo sebbene, in una realtà alternativa simile, lo stesso Rick sia divenuto degno di impugnare Mjolnir.

Ultimate
Nell'universo Ultimate Mjolnir appare inizialmente come una singolare arma metà ascia e metà maglio dal manico estremamente più lungo, utilizzabile con entrambe le mani e difficile da sollevare sebbene nella saga Potere Supremo Hyperion riesca a impugnarla utilizzandola contro lo stesso Thor e altrettanto faccia poi Magneto in Ultimate War grazie al potere esercitato sui metalli; tale arma non presenta infatti origini divine o mistiche essendo stata realizzata dall'Iniziativa di Difesa Europea (risposta dell'Unione europea agli Ultimates) e successivamente trafugata da Thor ritenuto un pazzo ossessionato dai miti nordici.
Quando però, a seguito di uno scontro con Loki, Asgard viene ripristinata dando finalmente prova delle origini divine di Thor quest'ultimo recupera i suoi poteri asgardiani ed un aspetto più simile alla controparte classica iniziando ad impugnare un martello magico a manico corto e dalla forma squadrata che, tuttavia, viene perduto nel momento in cui i Figli del Domani di Reed Richards uccidono nuovamente tutti gli asgardiani radendo al suolo la città, rendendo Thor mortale e costringendolo a tornare a servirsi di un assetto di poteri tecnologici.

Altri media
Cinema
  • La versione Ultimate di Mjolnir compare nel film d'animazione Ultimate Avengers e nel suo sequel Ultimate Avengers 2.
  • Mjolnir appare nel film d'animazione Hulk Vs. e ha un breve cameo in Planet Hulk.
  • Il martello compare nel finale del film animato Thor: Tales of Asgard, incentrato sulla gioventù del Dio del Tuono.
  • Nel franchise del Marvel Cinematic Universe, Mjolnir è un elemento ricorrente e, oltre a Thor e Odino, solo altri due individui sono degni di impugnarlo: Visione e Captain America, che riesce prima a smuoverlo leggermente, ed infine ad impugnarlo (in "Avengers: Endgame" ) nello scontro con Thanos
    • In Iron Man 2 (2010) il mistico martello compare in una scena dopo i titoli di coda dove l'agente dello S.H.I.E.L.D. Phil Coulson lo ritrova al centro di una conca in Nuovo Messico.
    • In Thor (2011) Mjolnir compare in qualità di fidata arma del protagonista.
    • In The Avengers (2012) nel corso di un conflitto tra Hulk e Thor, viene mostrato come nemmeno il potentissimo mostro verde riesca a sollevarlo.
    • In Thor: The Dark World (2013) appare nuovamente come arma del Dio del Tuono.
    • In Avengers: Age of Ultron (2015) Mjolnir ha un ruolo fondamentale nella creazione di Visione che, successivamente, se ne serve assieme a Thor per affrontare Ultron.
    • In Thor: Ragnarok Mjolnir viene ancora impugnato da Thor e successivamente distrutto da sua sorella Hela. Attraverso gli affreschi presenti nella sala del trono si scopre che anche la stessa Hela ne fece uso.
    • In Avengers: Infinity War Thor si reca sul pianeta Nidavellir per ottenere un'arma in grado di contrastare Thanos, sostenendo con i Guardiani della Galassia che lo stesso Mjolnir fosse stato forgiato lì; il nano Eitri costruisce col suo aiuto l'ascia Stormbreaker, che porta il nome dell'arma di Beta Ray Bill ma somiglia a quella di Ultimate Thor.
    • In Avengers: Endgame Thor rientra in possesso di Mjolnir attraverso un viaggio nel passato. Durante la battaglia contro Thanos, viene mostrato che anche Capitan America è in grado di sollevarlo. Alla fine Cap viene incaricato da Thor di riportarlo nell'epoca giusta.
  • Mjolnir appare impugnato da Thor nell'anime direct-to-video del 2014 Avengers Confidential: La Vedova Nera & Punisher.
Televisione
  • Mjolnir affianca Thor in ogni serie animata in cui è comparso il personaggioː The Marvel Super Heroes (1966), in cui è chiamato "Martello Uru" ("Uru Hammer" in originale), L'Uomo Ragno e i suoi fantastici amici (1981), L'Uomo Ragno (1982), I Fantastici Quattro (1994-1996), L'incredibile Hulk (1996), Super Hero Squad Show (2009-2011), Avengers - I più potenti eroi della Terra (2010-2013), Ultimate Spider-Man (2012), LEGO Marvel Super Heroes: Maximum Overload (2013), Avengers Assemble (2013-presente), Hulk e gli agenti S.M.A.S.H. (2013), Phineas and Ferb: Missione Marvel (2013), Disk Wars Avengers (2014-2015) e LEGO Marvel Super Heroes: Avengers Reassembled (2015).
  • Nel film TV La rivincita dell'incredibile Hulk (1988), Mjolnir viene rinvenuto in una caverna in Norvegia dal dottor Donald Blake che, dopo averlo afferrato, viene posseduto dallo spirito di un dio vichingoː Thor.
  • Nonostante Thor non sia presente nella serie, Mjolnir ha un cameo nel trentunesimo episodio de Insuperabili X-Men.



venerdì 24 gennaio 2020

Hanno ucciso l'Uomo Ragno, questa volta davvero




Nel numero 700 del fumetto Spiderman nuore per mano del dottor Octopus. La Marvel però precisa che ci sarà una nuova serie da gennaio: The Superior Spider-Man.

Stavolta è tutto vero (per quanto si tratti di un fumetto), non è uno scherzo o la celebre canzone-tormentone degli 883, "Hanno ucciso l'Uomo Ragno", che spopolò in italia nel 1992. L'uomo Ragno e' morto davvero, ucciso dal suo acerimme nemico il dottor Octopus. Questo il contenuto dell'ultimo numero, il 700, di "The Amazing Spiderman", edizione speciale per il 50ennale delle avventure di Peter Parker.
La Marvel ha chiarito che non intende rinunciare al suo suoper-eroe favorito ma ha spiegato che il non ci sarà il numero 701 dell'Uomo Ragno, ma il numero 1 di una nuova serie, "The Superior Spider-Man" da gennaio. Un'evoluzione quindi per rilanciare un eroe forse un po' datato. L'escamotage di uccidere i protagonisti dei fumetti non è nuova nell'universo dei super-eroi, che poi quasi sempre risorgono.

giovedì 23 gennaio 2020

Così siamo diventati la patria del fumetto




Milano capitale del fumetto? Già. Da alcuni anni il fenomeno è in costante sviluppo e il numero di lettori, parallelo a quello delle case editrici, ha favorito il proliferare di «fumetterie»: vale a dire librerie specializzate, ma anche spazi espositivi, fiere, festival e incontri.
Per fare una mappa è giusto partire proprio dai negozi che attirano appassionati di tutte le generazioni e che sono ormai disseminati sull'intera città. A Milano se ne contano almeno una ventina di buon livello. Le più gettonate sono Alastor Milano Fumetto di Via Pontida/Via Volta, 2 (zona Brera), Super Gulp in Ripa di Porta Ticinese 57 (Navigli), la Borsa del Fumetto di via Lecco 16, la libreria Yamato di via Lecco 2. Da quasi tre anni ormai vanta anche un museo pubblico che tuttavia opera più che altro come spazio espositivo. Wow Spazio Fumetto, situato in un ex deposito Atm in viale Campania 12 ospita infatti mostre di diesegnatori celebri e anche nuovi taklenti. In questa stagione estiva ospita due mostre: la prima celebra i 50 anni di Spider-Man esponendo per la prima volta in Italia le tavole originali dei più grandi disegnatori italiani e stranieri della serie, albi rari, gadget, merchandising, anteprime e altro. La seconda presenta 100 opere originali del maestro Aldo Di Gennaro, immagini realizzate per gli Almanacchi della Sergio Bonelli Editore (Fantascienza, Giallo, West, Avventura) e storiche illustrazioni per il Corriere dei Piccoli e il Corriere dei Ragazzi. Tantissimi i personaggi che hanno preso forma dalla sua matita, dai celeberrimi Tex Willer e Dylan Dog ai fumetti della serie Il Maestro su testi di Milo Milani (1974-1975) e l'esemplare “giornalismo grafico“ rappresentato dal fumetto Il bandito Giuliano (1972). La vivacità del mercato ha fatto nascere negli ultimi anni manifestazioni che attirano il pubblico dei fumettari di tutt'Italia. Il mese scorso il Parco delle Esposizioni di Novegro ha ospitato l'ultima edizione del Festival del Fumetto dove gli espositori attraversano tutti i generi dell'universo comix, tra albi rari, da collezione, edizioni speciali fino ad arrivare alle ultime pubblicazioni. La sezione denominata “Japan culture“, inoltre, offre come di consueto uno spaccato del meglio della produzione manga (e non solo) che anche dalle nostre parti vanta uno zoccolo duro di lettori. In vendita, oltre ai prodotti editoriali, un mondo di oggettistica tra robots giapponesi, action figures made in usa, modellini, accessori e centinaia di altri prodotti da collezione per gli appassionati del genere. A marzo, invece, alla fiera di Rho Pero si tiene la tre giorni di Cartoomix, il grande evento dedicato al mondo dei cartoons e dei cosplay, che nella passata edizione ha raggiunto la cifra record di 42mila visitatori.


sabato 18 gennaio 2020

Intervista agli autori di 'The Walking Dead'

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Qualche anno fa ho provato a ricominciare a leggere fumetti, intendo di quelli commerciali. Ho chiesto a un amico che ne sa di suggeririmi qualche titolo: il primo che ha menzionato è stato The Walking Dead. L'avevo già visto in libreria, ma pensavo fosse semplicemente l'ennesima marciata che speculava sul ritorno del genere-zombi. Lui invece mi ha assicurato che era molto più di questo, e che avrei dovuto dargli una possibilità. Così ho comprato il primo volume: mi ha preso immediatamente e totalmente.
Il protagonista della storia è Rick, un poliziotto che si sveglia dal coma nel bel mezzo di un gran casino zombi, e finisce per diventare il leader di un gruppo raccogliticcio di sopravvissuti che viaggiano attraverso questo scenario da incubo, cercando un posto sicuro dove rifugiarsi e aspettare che l'apocalisse passi. Il primo volume era tanto appassionante che ho comprato subito tutto il resto della serie, e l'ho divorata in una settimana: non mi viene in mente un altro fumetto che mi abbia coinvolto tanto da non riuscire a smettere di leggerlo. Per me è davvero un fatto eccezionale.
Il fumetto è diventato un successo internazionale, cioè, così tanto che un pezzo grosso di Hollywood, Frank Darabont, l'ha trasformato in una serie tv. I ragazzi di VICE sapevano quanto io adorassi quel capolavoro, e così mi hanno chiesto di intervistare gli autori, lo sceneggiatore Robert Kirkman e il disegnatore Tony Moore. Inutile dire che quando me l'hanno detto, ho sentito un tuffo al cuore.
Una delle cose più straordinarie del vostro fumetto è che c'è davvero un sacco di testo. Ora, di solito quando vedo un fumetto con tanto testo mi voglio ammazzare, ma nel vostro caso ho trovato una scrittura scorrevole e appassionante, tanto che non riuscivo a smettere di leggere. Mi è capitato pochissime volte... una è stata con From Hell di Alan Moore. Vi ispirate a scrittori anche fuori dal campo dei fumetti? Cioè, quelli che scrivono quei cosi... come si chiamano? Libri, ecco.
Robert Kirkman: Certo. Leggo un sacco di letteratura tradizionale, e mi piace. Ma non so se si possa imparare da loro a scrivere grossi blocchi di testo per un fumetto. Penso che sia necessario guardare al pubblico, e imparare ad esempio questa lezione: chi legge romanzi non fugge via impaurito da quei grossi blocchi di testo. Un fattore molto importante è poi il lettering, e spesso il letterista—è un lavoro vero!—non riceve le attenzioni che meriterebbe. Un lettering brutto, che non sta bene insieme al disegno, rende la lettura molto difficile. Sono stato fortunato a trovare Rus Wooton per fumettare le nostre storie: lui ha imparato da un altro grande letterista, Chris Eliopoulos, e ha del vero talento. Rus è il principale motivo per cui The Walking Dead è così accessibile.

Tu e Tony Moore siete vecchi amici, lavorate insieme da molto tempo e avete creato insieme la serie. Perché Tony se n'è andato? ... Spero ci sia qualche risvolto drammatico, ovviamente.
C'e sempre, quando lavorano insieme due amici come me e Tony. Comunque, vorrei che la mia risposta fosse che Tony è rimasto incinto e se n'è dovuto andare. Lascerebbe spazio a un sacco di ipotesi interessanti e misteriose...
La risposta vera è più noiosa: avevamo delle scadenze molto precise, e Tony—che rimane un grandissimo illustratore—è uno a cui piace di più lavorare su progetti diversi, piuttosto che avere un'unica deadline sempre uguale ogni mese. Così abbiamo deciso fosse meglio separare le nostre strade, e io ho contattato Charlie Adlard, che lavora con me oggi. Anche lui è un disegnatore fantastico.

Spesso si vedono uomini piangere, nel tuo fumetto. Sei un tipo emotivo? Io sì... mi basta vedere una pubblicità in tv, e sto male per giorni. Verresti a piangere con me, qualche volta?
Non ho la minima idea di chi tu sia, ma mi piace il fatto che tu abbia deciso che sono un tipo emotivo senza neanche consultarmi. E invece, voglio sottolineare che non ho mai pianto in vita mia. Gli uomini che piangono sono ridicoli. Dovresti vergognarti di te stesso. Detto questo, io personalmente piango ai film della Pixar, quando vedo i trailer dei film d'azione e ogni volta che i miei bambini mostrano un qualsiasi segno di felicità.

Hai collaborato alla realizzazione del telefilm? O hai solo preso i soldi, gridato "Ci vediamo, stronzi!", saltato sulla tua Kawasaki Ninja e scritto "vaffanculo" con la polvere in faccia al regista Frank Darabont?
Sembra proprio che tu fossi lì insieme a noi quando è successo, quindi non capisco neanche perché tu me l'abbia chiesto.

Aiutaci a fare un po' di selezione, consigliandoci un po' di fumetti belli da leggere.
Oh, se vuoi andare sul sicuro scegli qualsiasi cosa con il mio nome in copertina. Almeno, questo è quello che mi dicono amici e parenti. Se no, potrei fornirti una piccola lista: Y: The Last Man (Brian K. Vaughan e Pia Guerra), Planetary (Warren Ellis e John Cassaday). E poi qualche serie nuova, tipo Chew, che diventerà un classico... e Criminal (Sean Phillips e Ed Brubaker), quella piacerà di sicuro alla gente. Personalmente, la mia preferita di tutti i tempi è Savage Dragon di Erik Larsen.

Prima hai risposto alla mia domanda sugli scrittori parlando del lettering dei fumetti, un argomento eccitante come guardare la vernice che si asciuga. Quindi, adesso dimmi: chi ti piace? Harold Robbins? Tom Clancy? Jackie Collins? Voglio i nomi.
Ok: Chuck Palanhiuk, Stephen King, Alan Moore. Ti bastano?

C'è una sequenza nel fumetto (e nel telefilm) in cui i protagonisti si ricoprono di viscere di zombi per nascondere il loro odore agli zombi di Atlanta. Quindi, questo significa che se uno zombi mi sta inseguendo, basta che io molli una bronza mortale e quello mi lascerà in pace perché penserà che sia anch'io uno zombi?
Certo che sì. O no... Dio. Quella storia dell'olfatto degli zombi è ingannevole, perché ti porta a pensare che i morti viventi siano tipo dei segugi, con un odorato migliore di quello umano. In realtà, la mia idea era che fosse l'assenza di carne putrescente a indirizzare gli zombi, perché nonostante non siano molto intelligenti, non si mangiano a vicenda. Ci sono relativamente pochi indizi—tipo, non basta muoversi barcollando per fregarli—così ho pensato all'olfatto.

Quanto tempo prima te le prepari, le storie? Cioè, hai già tutto in mente, anche un finale? Pensi che nel futuro, quando sarai troppo vecchio per continuare a scrivere il tuo fumetto, lo lascerai nelle mani di qualcun altro? O metterai un punto fermo prima che succeda?
Sarà il momento di piantarla quando io non mi divertirò più, e i lettori neanche. Se però io continuerò a divertirmi e i lettori no, bè sarò ben felice di andare avanti fino alla tomba. Mi piacciono le storie che non finiscono, e sinceramente ho un sacco di idee da buttare dentro The Walking Dead, quindi, sì, vedo un futuro in cui sono vecchio, ingrigito, brutto, e la serie fa schifo. Ma io continuo a scriverla. Per me è come una maratona, con in più la necessità fondamentale di mantenere la storia interessante. Sono contento di essere arrivato al numero 80, ma voglio che la serie sia appassionante almeno fino al numero 400. Vediamo se ce la faccio.

Negli ultimi anni, avrai incontrato molti dei tuoi disegnatori preferiti. Com'è stato? C'è qualcuno che si è rivelato particolarmente stronzo?
Di storie ne girano, tutti ne hanno una... Pare che John Byrne sia fra i primi nomi sulla lista di quelli che si rivelano stronzi e poi sconfortanti. Però non ho avuto il piacere di conoscerlo, quindi sono ancora suo fan; e poi non mi interessa se è un bastardo, continuerò a comprare i suoi fumetti. Comunque, conosco altri grandi disegnatori che sono molto simpatici: Erik Larsen e Todd McFarlane ad esempio, gente coi piedi per terra, che ti fa divertire. Joe Quesada è un po' stronzo, invece, ma non era uno dei miei idoli di bambino, per cui...

Tu consideri gli altri fumetti che scrivi allo stesso livello di The Walking Dead?
Penso che siano tutti allo stesso livello o migliori, naturalmente. Haunt ad esempio è una serie giovane—abbiamo appena passato il numero 16—ma con un grande potenziale: parla di fantasmi, quindi siamo sempre nel campo dell'horror, e i disegni di Greg Capullo sono fantastici. Se andiamo sui supereroi, invece, devo citare Invincible: una serie lunga, anche lì siamo intorno alle 80 uscite. C'è una storia con tanti livelli narrativi, costruita nel corso di otto anni. Invece tutto il resto che faccio fa schifo.

Ho un'idea per un telefilm: c'è questo elicottero con degli enormi testicoli che pendono dalla carlinga, e servono a colpire in testa la gente. Una cosa tipo Supercopter più Boogie Nights. Si chiamerà Pallecottero. La prossima volta che vedi Frank Darabont, gli proponi l'idea? Così, giusto per capire se gli potrebbe piacere.
Grazie!

TONY MOORE
The Walking Dead è una delle migliori serie a fumetti dell'ultimo decennio. Perché non spieghi anche ai lettori come hai fatto a disegnare un fumetto che non fa cagare?
Tony Moore: Se fai qualcosa, falla bene. Dai il meglio, cazzo! Se non sei un genio nato, cerca almeno di imparare da quelli che sono venuti prima di te, sfruttando la loro conoscenza. Questo ti insegnerà cosa fa schifo, così riuscirai a non fare schifo anche tu...
No, seriamente. Penso che il successo di The Walking Dead dipenda in larga parte dall'amore che ci abbiamo messo: ci siamo ispirati a storie a cui volevamo bene, e impegnati perché la nostra fosse all'altezza. Fortunatamente, la gente che ha comprato il fumetto ha percepito l'amore che c'era dentro.



Tu e Robert Kirkman avete lavorato insieme per un bel pezzo. Ci dici qualche titolo di vostri fumetti che sicuramente NON diventeranno un telefilm di successo?
Bè, nonostante sia stato brevemente programmato da Spike TV, non credo che Battle Pope diventerà una hit. Neanche se ne facessero una versione più divertente, mi sa. Battle Pope non ha speranze, in un mondo in cui perfino The Tick è stato cancellato un paio di volte. Invece, tutto il resto che abbiamo prodotto è ORO anche per la tv!

Mi è capitato, qualche volta, di partecipare a progetti in collaborazione con altri artisti: di solito le cose iniziavano bene, ma presto mi stufavo... non pensavo ad altro che ad andarmene il più velocemente possibile, per poi insultare gli altri partecipanti su internet. Ti è mai capitato qualcosa del genere?
Bè, io e Kirkman abbiamo preso strade diverse, ovviamente. Abbiamo avuto delle divergenze riguardo al modo di lavorare, poi da questi punti di vista differenti sono nati altri problemi, che hanno portato alla nostra separazione. Nel corso degli anni, Robert ha esposto pubblicamente alcune opinioni riguardo alla parte creativa tanto dissonanti dalle mie che penso che la distanza fra noi rimarrà incolmabile per molto tempo. Io non parlo mai male di nessuno, ma non nasconderò certo i miei sentimenti nei confronti di Robert.
L'altro lato della medaglia è la mia collaborazione con Rick Remender, che continua ad andare alla grande dopo sette anni. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda dal punto di vista creativo, e ci rispettiamo al punto di giocare sempre a carte scoperte, affrontando i problemi insieme. Penso sia questo il segreto di una collaborazione longeva, specie se lavori con un tuo amico.

Tu partecipavi all'ideazione della trama di The Walking Dead? O Kirkman arrivava con dei fogli e ti diceva: “Al lavoro, schiavo!”?
Non partecipavo granché. Ho avuto qualche idea che poi è rimasta, come far diventare Andrea una pistolera... altre volte ho interpretato la sceneggiatura prendendomi qualche libertà, ma in assoluto io mi fidavo del lavoro di Robert, e lui del mio.

The Walking Dead è strapieno di fantastica violenza zombi, ma... c'era qualcosa che odiavi disegnare? Tipo che ti svegliavi la mattina pensando: “Merda, mi toccherà disegnare altre quattro pagine con uomini che piangono e parlano dei loro sentimenti! Maledizione!”?
No, non mi sono mai lamentato delle scene di dialogo, anzi spesso mi sono servite per sfuggire alla mannaia delle scadenze. L'unica sequenza che davvero non riuscivo a disegnare è stata quella in cui i protagonisti si sporcano con interiora di zombi per cammuffare il loro odore: sinceramente, quella storia non mi ha mai convinto. Cioè, metà degli zombi non hanno neanche più il naso, e nessuno di loro certamente respira... come fanno a sentire degli odori?! Vorrei raccontare un aneddoto al riguardo, che sicuramente interesserà a chi ha un cane. Stamattina sono uscito con i miei cani, e a un certo punto la femmina ha trovato per strada qualcosa che puzzava di morte e vomito: istantaneamente ci si è rotolata dentro. Non è che si sia sporcata molto—oltretutto pioveva forte—ma quando siamo rientrati quella dannata puzza ha riempito tutta la casa, e siamo stati costretti a farle un bello shampo, che comunque non l'ha pulita del tutto. Quindi non solo non mi convinceva il fatto che gli zombi potessero annusarti, ma neppure che pochi minuti di pioggia avessero la capacità, come succede nella storia, di lavarti completamente fino a farti profumare di Mastro Lindo a distanza. E ancora: se davvero ti spalmassi addosso quella roba, rischieresti di ammalarti pesantemente. Solo un idiota lo farebbe.
Insomma, quella scena mi ha veramente indispettito. Però, stranamente, è diventata una delle mie preferite: gli zombi spaventosi, la pioggia, la tensione... è stata molto divertente da disegnare, e penso sia una delle più riuscite in assoluto.

Visto il successo avuto dal fumetto, ora rimpiangi di averlo lasciato? Oppure pensi: “Chi se ne frega, guadagno lo stesso abbastanza”?
Allora, verso la fine della mia collaborazione ero davvero depresso, era chiaro che le cose non si sarebbero aggiustate. Quindi, non posso avere rimpianti: se non me ne fossi andato, non avrei avuto il tempo di disegnare i miei ultimi libri, di cui sono co-ideatore e che mi hanno divertito immensamente. Non avrei fatto roba notevole per la Marvel... Per non menzionare il fatto che forse non mi sarei neanche sposato con una ragazza fantastica, Kara, che mi aiuta a controllare il lavoro, è precisa come un cazzo di orologio svizzero e ha pure una splendida vagina che ha sputato fuori la più splendida bambina mai sputata fuori da una vagina. Alla fine ho le mani pulite e i conti pagati, quindi perché dovrei preoccuparmi? La vita è bella. Non ho tempo né energie per portare rimpianti.

Ti piace Charlie Adlard, il disegnatore che ti ha sostituito su The Walking Dead?
Sì. Charlie è un ottimo narratore, con palle d'acciaio. In più, è simpatico e lavora come un mulo. Lo rispetto davvero molto.

Ci siete tu, Robert Kirkman e Charlie Adlard su una barca. Tu e Adlard cadete in mare, e state per annegare. Chi pensi che salverebbe, Kirkman?
Charlie chiaramente gli è molto più utile. Per quanto mi riguarda, scommetto che mi avrebbe direttamente spinto giù dalla barca.

Su quali nuovi fumetti stai lavorando? Quando diventeranno telefilm?
Adesso sto disegnando Fear Agent, un personaggio creato da me e Rick Remender. Presto la serie terminerà, e mi piange il cuore al pensiero. È una grande space opera che vede protagonista un cowboy alcolizzato, ed è ispirata alla fantascienza EC degli anni Cinquanta, a Buck Rogers e Flash Gordon. Non ho notizie di un adattamento televisivo, ma so che i bravi ragazzi della Dark Horse stanno lavorando per portarlo a Hollywood, e sembra che ci siano buone possibilità.
Poi sto facendo The Exterminators per la Vertigo, con Simon Oliver: parla di un gruppo di balordi e dropout che lavora per una ditta di disinfestazione a Los Angeles, e di tutte le assurde cazzate che i tipi devono affrontare sul lavoro. Ha dei bei risvolti soprannaturali alla X-Files. La produttrice di Dexter, Sara Colleton, aveva dato un'opzione a Showtime, ma lo sciopero degli sceneggiatori di un paio d'anni fa ha mandato all'aria tutto il progetto. Adesso è in cerca di una nuova casa, ma visto il successo sia di Dexter sia di The Walking Dead, penso abbia buone probabilità di trovarne una. La storia è eccezionale, con un umorismo nero davvero scorretto, qualche bel momento disgustoso e personaggi eccezionali. Glen Morgan ha scritto una sceneggiatura per un'eventuale puntata pilota che mi ha fatto letteralmente esplodere la testa.
Poi, dicevo, sto lavorando anche per la Marvel. Il mio prossimo progetto non è ancora stato annunciato, ma credo che piacerà molto alla gente. Si tratta di una rilettura piuttosto drastica di un personaggio molto amato nei Novanta, e che ultimamente si vede molto poco. Molti idioti si arrabbieranno, e le loro povere madri dovranno sorbirsi le loro lamentele per mesi. Ma la gente intelligente, quella che legge i fumetti per divertirsi, avrà delle belle soddisfazioni.

Fammi una lista dei 250 peggiori bastardi nell'industria del fumetto, e scrivi un paragrafo o due per ciascuno spiegando la motivazione.
Chiunque abbia mai partecipato alla serie di Kieron Dwyer, Lowest Comic Denominator, merita di stare in quella lista. E, dopo aver letto Klassix Komix Klub, penso che il tuo nome dovrebbe comparire 15 o 20 volte, Johnny. Il povero T.K. Ryan ha lavorato su Tumbleweeds per più di 40 anni, e adesso viene fuori che il suo unico figlio è uno schifoso pervertito. Spero tu sia fiero di te stesso.


venerdì 17 gennaio 2020

Pico de Paperis ha vinto la prima rap battle di Paperopoli

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Mi tolgo subito un dentino dolorante, poi partiamo con un enorme panegirico dell’ultima storia dell’ultimo numero di Topolino. Il rap è un genere: ci sono le canzoni rap e il rap, non è declinabile. Non è che Tommaso Paradiso fa un po’ di indie, o che i Metallica fanno dei metal con le chitarre. Quindi, non esiste nessun rapper vivente che faccia “dei rap”, perché il rap è uno (e trino).
Detto ciò: nel numero in edicola da ieri, Topolino ha pubblicato una storia su Pico de Paperis chiamato a far da paciere e giudice in una contesa per un capannone, come se fosse Niccolò Agliardi a MTV Spit (ve lo eravate scordati, eh?). Bene, questa contesa si gioca “a colpi di chiassosi rap” (sigh), ispirata in modo cartoonesco a quelle che sembrano essere le contese tra le due gang più famose della storia urban mondiale: Bloods e Crips.
All’interno di questa storia c’è Tupap (nome favoloso) e Famosus, che prima di darsele con “dei chiassosi rap” (sigh), si ascoltano un po’ di Calmo, Paperez, Duckis Trilla (che se la gioca con Tupap in termini di nome), Brocco Tant, ecc. E già solo il fatto che Tupap si ascolti Paperez è un corto circuito tale che mi ha commosso.
In questa fantastica storia, scritta da Roberto Gagnor e disegnata da Paolo de Lorenzi, a un certo punto anche Pico sale sul ring per sputare un po’ di rime e lo fa… in latino!
In questo tweet che stamattina ha assalito la mia timeline, così, senza bisogno di pallottole e Johnny Depp c’è la vera soluzione su come Biggie avrebbe potuto vincere la diatriba con Tupac: studiando Catullo.