lunedì 27 ottobre 2025

Magneto e i suoi figli: l’eredità spezzata del Maestro del Magnetismo

Nell’universo Marvel, pochi personaggi incarnano la complessità umana come Magneto, il mutante capace di piegare il metallo con la sola forza del pensiero. Visionario, tiranno, idealista e vittima del proprio passato, Magneto è anche — e soprattutto — un padre imperfetto.
Il suo rapporto con Quicksilver e Scarlet Witch non è soltanto una dinamica familiare: è una metafora dell’eredità, della colpa e della distanza tra ideali e affetti.

Per comprendere l’atteggiamento di Magneto verso i suoi figli, bisogna partire da Anya, la sua prima figlia, morta tragicamente in un incendio quando era ancora bambina. Da quel trauma nacque l’uomo che il mondo avrebbe conosciuto come il Maestro del Magnetismo: un essere deciso a costruire un mondo dove simili tragedie non potessero più accadere.
Ma Anya, idealizzata e perduta, resta l’unica che Magneto ama senza riserve. È la figlia che non lo ha mai contraddetto, che non ha mai sbagliato. Nella sua mente, Anya è perfetta — e proprio questa perfezione inaccessibile diventa il metro impossibile con cui misura tutti gli altri figli.

Il rapporto con Pietro Maximoff, alias Quicksilver, è dominato dal disprezzo e dal risentimento. Magneto vede in lui un riflesso deformato di se stesso: impulsivo, orgoglioso, collerico, guidato da un senso di urgenza costante. Ogni scontro tra i due è una battaglia tra generazioni, ma anche tra identità.
Magneto rimprovera a Quicksilver la sua impulsività e le scelte avventate, ma ciò che realmente lo irrita è quanto gli somigli. Pietro è il figlio che più lo costringe a guardarsi allo specchio, e ciò risveglia in lui un’autocritica feroce che non può ammettere apertamente. In fondo, ogni volta che condanna Quicksilver, sta punendo se stesso.

Wanda Maximoff, la Scarlet Witch, occupa un posto diverso nel cuore del padre. In lei, Magneto rivede Magda, la donna che amò e che lo abbandonò, e Anya, la figlia perduta.
Wanda è gentile, riflessiva, ma possiede un potere devastante che la rende tanto affascinante quanto temibile. Magneto la tratta con maggiore tenerezza rispetto a Pietro, ma resta incapace di esprimere un affetto autentico senza il filtro della colpa o del controllo.
Nonostante le divergenze — la sua appartenenza agli Avengers, le sue scelte morali — Magneto fa uno sforzo per esserci. Si presenta alle cene, tenta la riconciliazione, e in rare occasioni, riesce persino a essere un padre. Ma è un padre prigioniero della propria ideologia, incapace di amare senza voler correggere.

Curiosamente, Magneto mostra la sua parte più umana con i nipoti: Luna, Wiccan e Speed. Con loro è premuroso, presente e protettivo.
Li porta persino a visitare la tomba di Magda, un gesto che rivela il desiderio di riconciliare le generazioni, di riscrivere almeno in parte la storia della sua famiglia. Sostiene la relazione tra Wiccan e Hulkling, un atto di apertura che contrasta con l’immagine del dittatore spietato. È come se, attraverso i nipoti, Magneto tentasse un tardivo riscatto morale.

Dietro il potere cosmico e la retorica da rivoluzionario, Magneto resta un uomo in lotta con se stesso. I suoi figli rappresentano ciò che ha perduto, ma anche ciò che spera di salvare.
Desidera rimettere insieme la famiglia, ma il suo stesso orgoglio glielo impedisce. È un padre che ama troppo tardi, un uomo che vorrebbe abbracciare ma stringe solo il ferro delle proprie convinzioni.
In fondo, la tragedia di Magneto non è quella del mutante, ma quella del padre: un uomo che ha sacrificato tutto per il bene dei suoi cari, perdendoli proprio a causa di quel sacrificio.


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