Se mai vi fosse stato un incontro che incarnasse la dicotomia perfetta tra ordine e caos, intelligenza sistemica e istinto brutale, questo si verificherebbe nel gelo silenzioso dello spazio, nel momento in cui il Collettivo Borg incrociasse la razza Xenomorfa. Da un lato, un’utopia meccanizzata che assimila ogni civiltà avanzata per accrescere il proprio potere; dall’altro, una forza bio-organica votata alla sopravvivenza cieca e distruttiva, esente da razionalità, pietà o diplomazia. Entrambe le entità sono incubi cosmici, ma in modi diametralmente opposti.
L’incontro, ipotetico quanto inevitabile in un universo vasto e predatorio, si configurerebbe come una collisione tra due assoluti incompatibili: la logica e l’entropia. E mentre l’opinione popolare potrebbe immaginare una rapida assimilazione, gli esperti di xenotattica e biomeccanica avvertono: non sarebbe una vittoria semplice per nessuna delle due parti.
Al primo contatto, gli Xenomorfi avrebbero il vantaggio. Le navi del Collettivo, abituate ad affrontare civiltà strutturate e tecnologicamente avanzate, non dispongono inizialmente di protocolli efficaci contro un nemico privo di infrastrutture, ma armato di un’arma chimico-biologica letale come il sangue acido. I droni Borg, se teletrasportati in un alveare silente, sarebbero prede perfette: lenti, prevedibili, scarsamente armati per il corpo a corpo. Gli Xenomorfi, nascosti nel bioma della nave conquistata, avrebbero campo libero per distruggere, fecondare, dilaniare.
Ma se i Borg sono vulnerabili alla sorpresa, sono maestri nell'adattamento. Ogni fallimento diventa informazione, ogni sconfitta un codice da ottimizzare. Una volta analizzati i dati biologici degli Xenomorfi, il Collettivo potrebbe sviluppare naniti resistenti agli agenti corrosivi, armi a raggio ottimizzate per l'energia cinetica o sistemi di contenimento fisico piuttosto che energetico. L’intelligenza distribuita dei Borg, a differenza dell’istinto dell’alveare Xenomorfo, permetterebbe una pianificazione logistica e una risposta strategica impossibile per le creature aliene.
In uno scenario successivo, sarebbe plausibile che i Borg non solo riuscissero a contenere l’infezione, ma che procedessero con una vera e propria neutralizzazione sistemica: attacchi a distanza, bombardamenti orbitari, teletrasporti selettivi per isolare regine o depurare ambienti. La superiorità tecnologica si trasformerebbe in predominio sul campo.
Tuttavia, la questione dell’assimilazione rimarrebbe spinosa. Gli Xenomorfi, pur perfetti dal punto di vista biomeccanico, non possiedono la cognizione necessaria per l’integrazione nel Collettivo. Sono predatori, non individui. Non si può ordinare a uno Xenomorfo di ottimizzare uno scudo deflettore o riprogrammare un campo warp. Anche se i Borg riuscissero a impiantare componenti cibernetici nei corpi degli Xenomorfi, questi risulterebbero entità sterili per il Collettivo: potenti, ma non cooperativi; letali, ma inutilizzabili per la funzione primaria della collettività.
Questo porterebbe a una decisione fredda ma logica: designare gli Xenomorfi come una specie non assimilabile, da osservare, contenere o, in casi estremi, eliminare. Una nave infetta verrebbe distrutta, la biosfera dell’alveare neutralizzata, e i Borg continuerebbero la loro missione tra le stelle, lasciando dietro di sé un silenzio ancora più cupo.
Tuttavia, questo scontro lascia aperte alcune domande. Cosa accadrebbe se una regina Xenomorfa venisse catturata viva? I Borg la considererebbero un’anomalia da studiare? Potrebbero tentare una sintesi genetica, integrandone tratti selezionati in nuove generazioni di droni adattivi? L’orrore biomeccanico degli Xenomorfi potrebbe diventare materia prima per un’ulteriore evoluzione cibernetica?
Se così fosse, il risultato non sarebbe l’assimilazione degli Xenomorfi… ma la loro sublimazione all'interno di una nuova forma di terrore transorganico: un Borg con denti a tenaglia e sangue acido, capace di strisciare nei condotti e pensare in rete.
In questa danza mortale tra carne e macchina, istinto e calcolo, la vittoria finale spetterebbe forse alla parte capace di imparare. E in un universo dove la sopravvivenza dipende dalla capacità di mutare, i Borg restano i più pericolosi.
Perché, come recita il loro motto: la resistenza è inutile. Ma nel caso degli Xenomorfi, potrebbe semplicemente essere… irrilevante.