
Ezio Auditore
(Firenze, 24 giugno 1459 -
Firenze, 30 novembre 1524) è un personaggio immaginario,
protagonista dei videogiochi Assassin's Creed II, Assassin's Creed:
Brotherhood, Assassin's Creed: Revelations, dello spin-off Assassin's
Creed II: Discovery e del cortometraggio Assassin's Creed: Embers.
«Quando ero giovane, avevo la libertà, ma non la vedevo, avevo il tempo, ma non lo sapevo. E avevo l'amore, ma non lo provavo. Ci sono voluti molti anni per capire il significato di tutti e tre. E ora, al tramonto della mia vita, questa comprensione si è mutata in appagamento.» |
(Ezio Auditore sulla sua vita) |
Giovinezza
«La tu' sorella sembrava contenta del trattamento che le ho riservato poco fa.» |
(Ezio a Vieri de'Pazzi) |
Ezio Auditore nacque a Firenze il 24
giugno 1459, da Giovanni Auditore e Maria Auditore (nata Mozzi); fu
il secondogenito, nato dopo Federico, e dopo di lui nacquero la
sorella Claudia e il fratello Petruccio. Fino all'età di 17 anni
Ezio visse fra lusso e agiatezze, all'interno della nobiltà
fiorentina, facendo apprendistato presso Giovanni Tornabuoni,
presumibilmente per prendere più avanti il comando della banca di
famiglia. Nel 1476, incontrò Cristina Vespucci, cugina del noto
navigatore fiorentino e destinata a diventare una figura portante
nella sua vita (la sua figura e il legame con Ezio vengono meglio
approfonditi in Assassin's Creed: Brotherhood). Sempre nel 1476, Ezio
e suo fratello Federico ebbero una disputa con Vieri de' Pazzi e
durante una rissa rimase ferito al labbro da un sasso scagliato da
Vieri, che gli procurò la famosa cicatrice.
Dopo la scaramuccia Ezio, si recò alla
vicina casa della sua amata a trascorrere la notte. La mattina dopo,
il padre di Cristina li colse in flagrante, costringendo Ezio alla
fuga. Tornato a palazzo Auditore, il padre, dopo averlo ripreso a
causa della scaramuccia con Vieri, gli disse di recarsi da lui in
seguito per un incarico da affidargli. Dopo aver aiutato i fratelli
minori, di ritorno al palazzo, Ezio accompagnò la madre Maria a
recuperare dei quadri commissionati ad un giovane Leonardo da Vinci,
con il quale Ezio strinse amicizia,che poi nel tempo si rivelerà
molto importante nella sua vita.
Aiutata la madre, ad Ezio fu affidato
dal padre il compito di consegnare due lettere e prelevarne una terza
da una colombaia non lontana dal palazzo. Dopo aver terminato le
commissioni, vedendo delle guardie correre per la strada, Ezio tornò
a casa: era stata messa a soqquadro, mentre il padre e fratelli erano
scomparsi e la madre e la sorella erano nascoste. Saputo dalla
governante Annetta che le guardie avevano arrestato Giovanni e i
figli, Ezio si diresse verso Palazzo della Signoria, dove erano
detenuti. Scalatolo, riuscì a parlare con il padre attraverso la
finestra della prigione: egli lo incaricò di trovare un baule
nascosto in una stanza segreta, prenderne il contenuto, e consegnare
una lettera a Uberto Alberti. Così facendo, Ezio riuscì a trovare
le vesti del padre, una spada, una lama e una polsiera avvolti da una
pergamena, e la lettera da consegnare. Ezio così scoprì che il
padre era in segreto un Assassino, tuttavia riuscì a consegnare i
documenti ad Alberti, che gli assicurò il rilascio della famiglia.
Il giorno seguente, Ezio si recò in
Piazza della Signoria, dove Uberto presiedeva il processo agli
Auditore, che sostenevano la propria innocenza, citando i documenti
consegnati ad Alberti la sera precedente. Tuttavia, egli finse di non
saperne nulla, e si procedette all'impiccagione di Giovanni, Federico
e Petruccio. Mentre tentava di avvicinarsi freneticamente a Uberto,
fu fermato dalle guardie, a cui venne ordinato di ucciderlo, ma
grazie ad uno dei compagni di Giovanni, un ladro, riuscì a sfuggire
alle guardie e, alcune ore dopo, raggiunse Cristina, a cui chiese di
accompagnarlo a dare l'ultimo saluto alla sua famiglia. Arrivati in
piazza, videro i corpi ormai deposti e scoprirono che stavano per
essere gettati nell'Arno. Ezio quindi trasportò i corpi su una
barca, che incendiò e lasciò alla deriva. La mattina seguente, Ezio
incontrò Annetta, che gli disse di incontrarsi a casa della sorella,
Paola, matrona di un bordello di Firenze, La Rosa Colta.
Paola, che all'insaputa di Ezio era
anch'ella un'assassina, accettò di assistere Ezio nelle sue brame di
vendetta, insegnandogli come mescolarsi tra la folla per passare
inosservato. Terminato l'addestramento, lo indirizzò verso la
bottega di Leonardo per riparare la lama celata del padre. Leonardo,
grazie alla pagina del Codice ritrovata nel baule, riuscì a
ripararla e gliela restituì. Improvvisamente arrivò una guardia che
interrogò Leonardo per avere informazioni su Ezio, ma quest'ultimo
difese l'amico accoltellando la guardia alle spalle.
Ezio tornò da Paola, che gli disse che
Uberto sarebbe stato presente alla mostra del Verrocchio, nel
chiostro di Santa Croce. Arrivatoci, Ezio attaccò in un impeto di
rabbia Uberto, pugnalandolo al petto più volte, proclamando che gli
Auditore non erano morti. Riprese quindi i documenti dati ad Uberto
due giorni prima, insieme ad una lettera in cui Uberto, ammetteva
alla sua famiglia di aver giustiziato gli Auditore dopo l'offerta di
soldi e terreni, così Ezio fece in modo che la moglie la ricevesse.
Ezio, diventato quindi l'uomo più
ricercato di Firenze, dopo una sosta di pochi giorni alla villa di
famiglia nel borgo di Monteriggioni, lasciò la città con la madre e
la sorella nella speranza di poter partire per la Spagna. Durante il
viaggio, prima di raggiungere il borgo, i tre vennero bloccati da
Vieri de' Pazzi e dai suoi uomini, che vennero però fermati dallo
zio di Ezio, Mario Auditore, e dai suoi mercenari. Egli informò il
nipote dell'esistenza degli Assassini e tentò di coinvolgerlo
nell'Ordine rivelandogli che i suoi antenati, incluso Giovanni, ne
facevano parte.
Ezio rifiutò, continuando con
l'obiettivo di portare la sua famiglia al sicuro in Spagna. Mario
quindi si diresse a San Gimignano, dove Vieri de' Pazzi si era
stabilito, nella speranza di diminuire i continui attacchi
dell'esercito a Monteriggioni. Riconoscendo che anche la sua presenza
era causa dei continui scontri con Vieri, Ezio raggiunse lo zio, e
riunitisi fuori dalla città prepararono l'assalto, aspettando la
notte. Inoltratisi nella città, Ezio osservò un incontro tra
Rodrigo Borga, Jacopo de' Pazzi, Francesco de' Pazzi e Vieri. Durante
l'attacco, Ezio ne approfittò per sfidare a duello Vieri sulle mura
della città. Dopo averlo ucciso lo insulta subendo i rimproveri
dello zio.
Tornato a Firenze nel 1478 per
raccogliere informazioni dalla Volpe (altro stretto collaboratore del
padre) e prevenire la riuscita della congiura dei Pazzi, che
prevedeva la morte di Lorenzo e Giuliano de' Medici e la presa di
potere dei Pazzi. Il 26 aprile, durante la messa presso la chiesa di
Santa Maria del Fiore Francesco de' Pazzi e altri congiurati riescono
ad assassinare Giuliano e a ferire Lorenzo. Ezio dopo aver impedito
l'uccisione di Lorenzo lo scorta presso il suo palazzo, dove apprese
da Poliziano la posizione di Francesco de' Pazzi, che stava
attaccando Palazzo della Signoria.
Mentre le truppe dei Pazzi e quelle
medicee combattevano per le strade, Ezio inseguì e uccise Francesco.
Scoperto che i congiurati dei Pazzi si erano rifugiati nelle campagne
toscane nella zona di San Gimignano, Ezio riuscì con l'aiuto dei
mercenari dello zio, ad eliminare Antonio Maffei, Stefano da Bagnone,
Bernardo Baroncelli e Francesco Salviati, ricevendo da loro
informazioni sul nascondiglio di Jacopo de' Pazzi. Dopo averlo
pedinato fino ad un antico teatro, spiò l'incontro tra Jacopo,
Rodrigo Borgia e un mercante veneziano, Emilio Barbarigo. Dopo aver
pugnalato Jacopo per il suo fallimento a Firenze, Rodrigo fece
catturare Ezio, sapendo della sua presenza, ma egli riuscì a
liberarsi dei soldati per poi dare il colpo di grazia a Jacopo.
Con la fine della congiura dei Pazzi,
Ezio tornò da Lorenzo nel 1480, annunciandogli il suo successo.
Prima di partire verso Venezia, Lorenzo gli fece un dono: la Cappa
medicea, che gli garantiva l'indulgenza delle guardie fiorentine.
Ezio si recò quindi alla bottega di Leonardo, scoprendo che anche
lui era in partenza. Dopo averlo incontrato sugli Appennini, Ezio lo
accompagnò lungo la strada, dove si dovettero però separare a causa
di un attacco di Rodrigo.
Reincontratisi in un porto in Romagna,
Ezio non poteva salire perché sprovvisto di lasciapassare. Nello
stesso momento, si sentirono gli urli di una donna, rimasta
intrappolata su uno scoglio. Ezio si affrettò a salvarla: era la
contessa Caterina Sforza, che convinse così il capitano a far
imbarcare Ezio. A Venezia, Ezio e Leonardo vennero accolti da un uomo
chiamato Alvise, che li accompagnò a fare un giro della città.
Arrivati alla nuova bottega di
Leonardo, Ezio si recò a Palazzo della Seta in cerca di un modo per
uccidere Emilio Barbarigo. Nello stesso momento, un gruppo di ladri
arrivò, distraendo le guardie, mentre una ragazza scalava il
palazzo. La ragazza, di nome Rosa, venne però colpita da un arciere,
così Ezio la portò in salvo con l'aiuto di un ladro, Ugo. Alla
Gilda dei Ladri di Venezia, Ezio conobbe Antonio, il loro capo, con
cui pianificò l'omicidio di Barbarigo: il piano, lungo quattro anni,
prevedeva l'infiltrazione di Ezio a palazzo. Ezio poté quindi
origliare un discorso tra Emilio e un funzionario del governo, Carlo
Grimaldi, membro del Consiglio dei X, che discutevano su un incontro.
Pedinato Carlo all'incontro dei Templari del giorno dopo, Ezio scoprì
che essi tramavano di avvelenare il doge Giovanni Mocenigo. Avvertito
Antonio, i due cercarono un modo per entrare nel Palazzo Ducale, ma
invano. Scoraggiato, Antonio affermò che solo un uccello sarebbe
potuto entrare, il che ricordò ad Ezio la Macchina volante di
Leonardo, vista nel viaggio degli Appennini. Dopo una prova di volo e
vari insuccessi, Leonardo gettò un foglio nel camino, osservandolo
sospeso in aria dal calore. Intuì che per far volare a lungo Ezio,
ci voleva il fuoco.
I ladri di Antonio procedettero ad
appiccare i falò in tutta la città, dando quindi ad Ezio la spinta
necessaria per volare fino a Palazzo Ducale. Tuttavia, Ezio arrivò
troppo tardi per il doge, che era già stato avvelenato. A quel
punto, Carlo fuggì, accusando Ezio dell'accaduto, che lo raggiunse
ed uccise, ciò nonostante Ezio divenne l'uomo più ricercato di
Venezia.
Un anno dopo, nel 1486, Ezio tornò
alla bottega di Leonardo per chiedergli una maschera carnevalesca e
dargli la pagina del Codice di Carlo, che conteneva i progetti di una
pistola. Leonardo gli disse che poteva incontrare Antonio per
discutere sul nuovo doge Templare dal bordello di Sorella Teodora.
Arrivato a La Rosa della Virtù, i tre discussero sull'assassinio del
nuovo doge Marco Barbarigo, capendo quindi che l'unica via sarebbe
stata vincere una maschera d'oro nei Giochi di Carnevale per entrare
al ballo privato del doge. Ezio riuscì nell'intento, ma i giudici,
corrotti, assegnarono il premio a Dante Moro, guardia del corpo di
Marco e di Silvio Barbarigo. Ezio riuscì comunque a sottrargli la
maschera, e, una volta entrato al ballo, ad uccidere Marco con la
nuova arma.
Ezio rintracciò Barbarigo e Moro, che
avevano occupato l'Arsenale con un esercito di mercenari. Avendo
bisogno uomini, Ezio cercò l'aiuto del generale Bartolomeo
d'Alviano, che però, assieme ai suoi, era stato catturato da Silvio
in seguito a un attacco al suo quartier generale. Ezio localizzò e
liberò Bartolomeo e i suoi soldati; quindi venne aiutato
nell'uccisione di Silvio. Avendo bisogno di far uscire i mercenari di
Silvio dall'Arsenale, Ezio vi sparse attorno i soldati. A quel punto,
dopo aver lanciato un segnale, i mercenari crearono scompiglio
nell'Arsenale, ed Ezio poté quindi uccidere Dante e Silvio. Prima di
morire, i due rivelarono che l'obiettivo finale dei Templari era in
realtà di imbarcarsi per Cipro, per motivi che rimarranno ignoti a
Ezio.
Nel 1488, due anni dopo aver ucciso
Silvio e Dante, il giorno del ventinovesimo compleanno di Ezio, Rosa
gli portò il registro di navigazione dell'Arsenale, in cui è
scritto che la nave dei Templari avrebbe fatto ritorno il giorno
seguente. Arrivata la nave, Ezio pedinò un corriere dei Templari
sceso dalla nave, che aveva con sé un Frutto dell'Eden. Ezio poté
prenderne l'identità, portando il Frutto dell'Eden a un incontro con
Rodrigo Borgia. Finalmente in grado di scontrarsi con il responsabile
della morte del suo padre e dei fratelli, Ezio criticò il Gran
Maestro dei Templari per la mancata apparizione del presunto
"profeta" descritto nel Codice, così egli indicò che lui
stesso era il profeta. Durante la battaglia con Ezio, Rodrigo, in
difficoltà, chiamò in suo aiuto le guardie.
Quando Ezio si trovò in difficoltà,
intervennero tempestivamente Mario Auditore, Antonio, Paola, Teodora,
La Volpe e Bartolomeo, riuscendo a far fuggire Rodrigo, e rivelando
ad Ezio che tutti loro erano degli Assassini. Con l'arrivo di Niccolò
Machiavelli, che disse a Ezio che era lui il "profeta", e
che nel corso degli anni avevano tutti aiutato Ezio per introdurlo
nell'Ordine degli Assassini. Quella notte si incontrarono di nuovo,
ed Ezio venne formalmente introdotto nell'Ordine tramite il marchio
sull'anulare sinistro.
Dopo la battaglia a Venezia, gli
Assassini esaminano la Mela al laboratorio di Leonardo. Dopo essersi
attivata con il tocco di Ezio, gli Assassini comprendono la sua
potenza e pericolosità, e decidono di custodirla a Forlì, governata
dall'alleata Caterina Sforza. Ezio e Machiavelli vi si recano,
venendo accolti in periferia da Caterina. Mentre si recano in città,
tuttavia, incorrono in un attacco dai fratelli Ludovico e Checco
Orsi. Trovate le porte della città chiuse, Ezio cerca un'altra
strada, mentre Caterina distrae le guardie.
Aperte le porte della città, Ezio fa
entrare Caterina e Niccolò. I tre arrivano quindi alla Rocca di
Ravaldino, dove scoprono che i figli di Caterina, Ottaviano e Bianca,
sono stati presi in ostaggio. Salvata Bianca Riario da alcune guardie
ed il fratello Ottaviano da Ludovico Orsi, Ezio ritorna vittorioso a
Forlì. Lì scopre che Checco Orsi si è impadronito della Mela
dell'Eden, perciò lo raggiunge fuori delle porte della città e lo
giustizia, ricevendo però una pugnalata. Prima di svenire per la
ferita, Ezio intravede un monaco raccogliere la Mela. Le guardie
cittadine trovano poi Ezio accanto al cadavere di Checco, e lo
riportarono a Forlì, dove viene accudito da Caterina. Ripresi i
sensi, Ezio le spiega rapidamente di aver visto quell'uomo dagli
abiti scuri e con un dito mancante prendere la Mela. Lei lo riconosce
come un monaco, e indirizza Ezio a cercare in un convento fuori
città. Arrivato, Ezio vi trova invece il fratello O'Callahan, che
gli consiglia di cercare a San Vincenzo, al centro di Forlì. Una
volta arrivato, viene riconosciuto da un monaco come l'uccisore di
Stefano da Bagnone, e tenta di fuggire, ma una volta convintosi che
Ezio non gli farà del male, gli rivela il nome del monaco: Girolamo
Savonarola.
Nel 1491 Ezio è richiesto in un
incontro con Antonio. Raggiunto Antonio, scopre che lui e Luis
Santangel hanno bisogno di aiuto. Cristoforo Colombo, amico di Luis,
deve incontrarsi con Rodrigo Borgia, interessato ai suoi piani di
navigare verso Ovest. Luis sospetta un inganno e chiede a Ezio di
aiutare Cristoforo: sul luogo, Ezio scopre effettivamente la
trappola. Cristoforo viene salvato con successo, più tardi Ezio
incontra una donna di nome Helene Dufranc, anch'ella di origini
Assassine, ma che non conosce bene. A differenza di Ezio, Helene odia
far parte della setta. Ezio si reca in Spagna per salvare alcuni
alleati dall'Inquisizione spagnola, comandata da Tomas Torquemada, e
qui tra le città di Barcellona, Granada e Saragozza scopre un
complotto dei Templari per navigare verso il nuovo mondo.
Dopo la morte di Lorenzo de' Medici nel
1492, Savonarola prese facilmente il controllo di Firenze con la Mela
dell'Eden. Privò quindi il popolo fiorentino delle loro proprietà
personali e delle opere d'arte, obbligandoli a vivere in povertà.
Per fare ciò, bruciò tutto ciò che era correlato al Rinascimento
nei Falò delle Vanità.
Ezio e Machiavelli cercarono quindi di
fermare il governo con l'aiuto dei loro alleati in città, Paola e La
Volpe. Ezio iniziò ad eliminare i luogotenenti e seguaci di
Savonarola, mentre Niccolò, Paola e La Volpe organizzarono una
rivolta popolare. Dopo aver ucciso i seguaci di Savonarola, il
popolo, arrabbiato col monaco, si recò nel 1498 a Palazzo Pitti,
residenza di Savonarola, reclamando la fine dei falò. Savonarola
tentò allora di bloccare la folla con la Mela, ma Ezio, lanciandogli
un pugnale, gli colpì la mano, facendogli cadere la Mela. Tuttavia,
questa venne presa da un soldato dei Borgia, rivali di Savonarola.
Ezio lo inseguì e si riprese il Frutto dell'Eden; Savonarola fu
intanto catturato e condannato al rogo in Piazza della Signoria.
Tuttavia, Ezio decise che nessuno avrebbe meritato di morire in quel
modo: salì quindi sul palco e pugnalò Savonarola alla gola. Poi,
guardando la folla, sbalordita, tenne un discorso, invitando tutti a
seguire la propria strada, e a scegliere ciò che è giusto o
sbagliato da sé, senza perdere la propria libertà.
Nel dicembre 1499, Ezio, oramai
diventato un uomo adulto, e gli Assassini, si rincontrarono a Villa
Auditore, con la Mela dell'Eden e con il Codice finalmente
completato. Combinando i due oggetti, scoprirono che la posizione
della Cripta era Roma, sotto al Vaticano. Sfortunatamente, Rodrigo
Borgia divenne papa nel 1492, ottenendo quindi l'accesso ad un altro
Frutto dell'Eden, il Bastone. Per nulla scoraggiato, Ezio partì per
Roma con l'obiettivo di ucciderlo.
Combattendo contro le guardie per tutto
il Passetto di Borgo, Ezio riuscì a infiltrarsi all'interno della
Cappella Sistina, dove Rodrigo stava celebrando la Messa. Prima di
essere ucciso, Rodrigo riuscì ad utilizzare il Bastone per
respingere Ezio, sprigionando la sua energia nella stanza. Tuttavia,
Ezio ne rimase immune, grazie alla Mela: la afferrò, e, come Al
Mualim nella battaglia contro Altaïr, creò delle sue copie
illusorie, e i due si fronteggiarono. Durante il combattimento, però,
Rodrigo riuscì a lanciare di nuovo Ezio per terra e ad ottenere la
Mela. Rodrigo sollevò poi, grazie al Bastone, Ezio, e lo pugnalò
all'addome, per poi lasciarlo svenuto mentre si recava alla Cripta.
Ezio, ripresa conoscenza, irruppe nella Cripta e vide Rodrigo tentare
invano di aprire la porta. Lanciando le sue armi a terra, Ezio lo
fronteggiò in uno scontro alla pari, ma, poiché ucciderlo non gli
avrebbe restituito la famiglia, alla fine lo risparmiò.
Entrato nella Cripta, Ezio si stupì
alla vista di un ologramma di una donna che si identificava come
"Minerva", un membro di Coloro che vennero prima. Ezio
rimase ulteriormente confuso quando l'ologramma si rivolse ad un uomo
invisibile, chiamato Desmond, prima di sparire.
Dopo essere uscito dalla Cripta, nel
gennaio 1500, Ezio fece ritorno a Monteriggioni con suo zio, che lo
aiutò fuggire da Roma. Durante il viaggio, Ezio gli parlò del suo
incontro con Minerva, e delle cose che aveva detto,
tranquillizzandosi al pensiero che le sue battaglie erano giunte alla
fine. Quella sera, Ezio parlò dei fatti della Cripta anche con
Machiavelli, la sorella, la madre, e Caterina Sforza, venuta a
Monteriggioni per cercare sostegno contro l'esercito pontificio, che
marciava su Forlì. Machiavelli rimproverò Ezio per aver risparmiato
Rodrigo, e partì velocemente per Roma. Quella notte, Ezio riposò
nella sua stanza, in compagnia di Caterina.
La mattina seguente, Cesare Borgia,
figlio di Rodrigo, capitano generale delle forze e Templare di alto
rango, assediò Monteriggioni. Prendendo di sorpresa gli Assassini,
le forze di Cesare distrussero gran parte del borgo, prima che Ezio
potesse raggiungere i cannoni e rispondere al fuoco, distruggendo
gran parte dell'equipaggiamento dell'esercito. Gli sforzi di Ezio
salvarono solamente alcuni cittadini, e Cesare riuscì ad entrare
comunque nel borgo, portando con sé Mario e Caterina. Ezio li
rincorse sui tetti nel vano tentativo di salvarli, ma venne colpito
da alcuni archibugieri, che lo fecero cadere a terra. Allo stesso
tempo, Cesare "invitò" Ezio a Roma, sparando e uccidendo
Mario.
Ezio, ripresa conoscenza, continuò a
combattere tra le strade, aiutato dai mercenari dello zio. Raggiunta
Villa Auditore e riuscito a entrare nel Santuario, Ezio e i cittadini
sopravvissuti riuscirono a fuggire dalla città grazie a un passaggio
segreto, celato dietro la statua di Altaïr. Dopo esserne usciti,
Ezio, incurante delle ferite, prese un cavallo e partì per Roma:
durante il viaggio, si addormentò, cadendo dal cavallo.
Ezio riprese conoscenza a Roma, mentre
veniva curato da una donna, Margherita dei Campi, che gli disse che
un uomo lo aveva portato da lei, e che gli aveva dato dei nuovi
abiti. Dopo aver lasciato la casa della donna, Ezio cercò un dottore
per alleviare il dolore delle ferite, prima di cercare di contattare
Machiavelli nel centro della città. Tuttavia, incontrò prima delle
guardie, che dissero di volere "far vedere come funzionano le
cose sotto i Borgia" a un cittadino. Ezio le seguì, riuscendo a
salvare l'uomo: sua moglie era stata impiccata da un alleato dei
Borgia conosciuto come Il Carnefice.
Dopo averlo raggiunto e ucciso, Ezio
incontrò Machiavelli, da cui apprese che sotto i Borgia, Roma era
caduta in rovina e che i suoi cittadini ne erano sopraffatti. Ezio
gli comunicò inoltre la morte di Mario Auditore per mano di Cesare
Borgia. I due incontrarono Fabio Orsini, cugino di Bartolomeo
d'Alviano, costretto a servire Cesare. Fabio diede agli Assassini un
magazzino sull'Isola Tiberina, nella speranza che ne avessero fatto
buon uso. Da qui, Ezio viaggiò alla Rosa in Fiore, nel tentativo di
ottenere sostegno e supporto dalle cortigiane. Tuttavia, quando
arrivò, apprese che Madonna Solari, la madama del bordello, era
stata rapita dai Cento Occhi, ladri al servizio di Cesare, e che
volevano un riscatto.
Ottenuto il denaro, Ezio si recò dai
rapitori, ma venne ingannato: la madama venne uccisa, così Ezio
partì all'attacco. Sopravvissuto alla battaglia, Ezio fece ritorno
alla Rosa in Fiore, dove incontrò la madre e la sorella. Senza
nessuno al loro comando, le cortigiane si rivolsero a Claudia per
fungere da loro Madonna, anche se con grande riluttanza da parte di
Ezio. Egli si occupò poi di ottenere il sostegno dei ladri di La
Volpe, che erano in guerra con i Cento Occhi, mercenari di
Bartolomeo, in guerra con i francesi e i Borgia.
Dopo aver capito da Claudia, La Volpe e
Bartolomeo che Caterina era stata imprigionata a Castel Sant'Angelo,
Ezio andò a salvarla, dopo che Machiavelli gli chiese, se avesse
potuto, di uccidere Cesare e Rodrigo.
Infiltratosi nel castello, Ezio scalò
le mura della fortezza, e apprese che Lucrezia Borgia, sorella di
Cesare, aveva la chiave della prigione di Caterina. Recuperata la
chiave e liberata Caterina, i due fuggirono. Mentre attraversavano
Ponte Sant'Angelo, Ezio ordinò a Caterina di cavalcare fino
all'Isola Tiberina, mentre lui distraeva le guardie. Solo una
tempestiva esplosione da Castel Sant'Angelo gli permise di non essere
sopraffatto. Fatto ritorno alla loro base, Ezio decise di
approfittare dell'assenza di Cesare, partito per Urbino, per liberare
Roma dall'oppressione dei Borgia. Nonostante i dubbi di Machiavelli,
i due decisero di iniziare a reclutare i cittadini ribelli di Roma
nella Confraternita, dando quindi inizio alla liberazione di Roma.
Nel corso di un anno, Ezio reclutò
molti cittadini di Roma, aggiungendoli ai membri dell'Ordine
all'interno della sua gilda; membri come Giovanni Migliore, il cui
mentore aveva tradito l'Ordine per Lucrezia Borgia e suo figlio. Gli
adepti combattevano e venivano addestrati con Ezio, per venire poi
assegnati a delle missioni in tutta Europa e a Calicut, in India. Si
fece inoltre aiutare da loro per uccidere degli agenti Templari, come
Malfatto e Silvestro Sabbatini.
Ezio incontrò anche il suo vecchio
amico Leonardo da Vinci, che gli confidò che era stato obbligato a
fabbricare ai Borgia un gran numero di macchine da guerra. Leonardo,
avendo memorizzato tutte le invenzioni del Codice, riuscì anche a
ricostruire molti delle armi di Ezio perse a Monteriggioni. Dopo
l'incontro, Ezio, durante la sua guerra contro i Borgia, si impegnò
anche a distruggere tutte le sue macchine.
Scoperto che Juan Borgia il Maggiore,
un cardinale corrotto e cugino di Cesare Borgia, provvedeva al
finanziamento delle campagne militari di Cesare, Ezio decise di
tagliargli questa risorsa. Dalle cortigiane di Claudia, Ezio scoprì
che un senatore, Egidio Troche, era in debito con Juan, e decise di
contattarlo. Dopo averlo portato al sicuro dalle guardie dei Borgia,
provvedette a procurarsi il denaro necessario. Tornato, Egidio portò
l'Assassino dal suo bersaglio. Ezio seguì Egidio da un capitano dei
Borgia, che prese in consegna i suoi soldi per contarli. Ezio ne
approfittò, e, una volta presone il posto, arrivò a una festa
lussuriosa organizzata da Juan. Ezio consegnò il denaro e procedette
ad infiltrarsi nella festa; in ultimo, riuscì ad uccidere Juan da
una panchina, per poi fuggire.
Dopo la morte del banchiere, Ezio si
recò alla caserma di Bartolomeo d'Alviano, dove scoprì che la
moglie, Pantasilea Baglioni, era stata rapita dal Barone di Valois,
comandante degli alleati francesi di Cesare a Roma. Bartolomeo non
trovò nessun metodo che potesse garantire la sicurezza di sua
moglie, e decise di arrendersi per salvarla. Tuttavia, Ezio ebbe
un'altra idea. Uccisi molti soldati francesi, i mercenari di
Bartolomeo indossarono le loro armature, facendosi passare per una
pattuglia francese che scortava Bartolomeo al Castro Pretorio, base
delle operazioni dei francesi. Una volta entrati nella fortezza,
Bartolomeo ed Ezio si trovarono faccia a faccia con il barone, in
procinto di uccidere Bartolomeo. Scoppiata la battaglia, mentre
Bartolomeo e i suoi mercenari combattevano le forze francesi, Ezio
seguì Octavian e Pantasilea, riuscendo ad ucciderlo e salvare
Pantasilea.
Non molto tempo dopo la vittoria contro
il Barone di Valois, Ezio viaggiò a La Volpe Addormentata, dove lui
e La Volpe discussero se Machiavelli avesse tradito o meno gli
Assassini, guidando le armate papali a Monteriggioni e informando
Rodrigo e Cesare di stare lontani da Castel Sant'Angelo durante
l'infiltrazione di Ezio. Ezio non era d'accordo, ma promise di
tenerlo d'occhio. La Volpe venne poi informata che Pietro Rossi, un
attore e amante di Lucrezia, possedeva una chiave per entrare a
Castel Sant'Angelo, e che Cesare intendeva ucciderlo per il suo
rapporto con Lucrezia. Localizzato Cesare alle porte della città,
Ezio assistette all'omicidio di Francesco Troche, fratello di Egidio,
da parte del sicario personale di Cesare, Micheletto Corella. Ezio lo
seguì, con l'intento di infiltrarsi nella recita in cui Pietro
doveva apparire ed essere ucciso. Nel mentre, Ezio fece rimpiazzare
le guardie che dovevano sorvegliare durante l'uccisione dai suoi
adepti, per potersi infiltrare.
Per finire, Micheletto arrivò al
Colosseo, il luogo della recita. Scalato l'esterno dell'edificio,
Ezio ridiscese fino al retroscena, dove poté indossare il costume e
uccidere gli archibugieri di Micheletto. Ezio entrò in scena e colpì
Micheletto, ma gli risparmiò la vita dopo aver appreso che Pietro
era stato avvelenato come misura di precauzione. Quindi, Ezio fuggì
via con Pietro tra le braccia, mentre gli altri Assassini gli
coprivano la ritirata. Dopo aver portato Pietro da un dottore e che
gli consegnò le chiavi del Castello, Ezio vide e riconobbe un ladro
di Monteriggioni, che era presente all'assedio. Quando il ladro
fuggì, Ezio lo inseguì, e, dopo averlo catturato, scoprì essere
lui il traditore, e non Machiavelli. Ezio corse quindi all'Isola
Tiberina, riuscendo a fermare il tentativo della Volpe di uccidere
Machiavelli.
Scoperto che le guardie di Cesare erano
arrivate a La Rosa in Fiore, Ezio corse a proteggere la sua famiglia,
arrivando tardi, perché Claudia aveva già ucciso tutte le guardie.
Impressionato dalle sue abilità, Ezio la introdusse nell'Ordine, e
venne a sua volta promosso alla posizione di Mentore da Machiavelli,
che abdicò, riconoscendo le abilità di Ezio.
Senza i sostenitori di Cesare, la
Confraternita e i suoi alleati avevano distrutto il potere dei
Borgia. Nel 1503 Ezio venne informato che Cesare era tornato a Roma,
e che voleva incontrare suo padre a Castel Sant'Angelo. Dopo essersi
nuovamente infiltrato nel Castello, Ezio vide Rodrigo intento ad
avvelenare il figlio, che lo uccise per questo. Dopodiché Cesare
corse via per ottenere la Mela dell'Eden che il padre aveva nascosto;
Ezio entrò nel Castello, dando a Rodrigo l'ultima benedizione.
Apprese poi da Lucrezia dove Rodrigo aveva nascosto la Mela, ed uscì
dalla fortezza.
Ezio arrivò alla Basilica di San
Pietro, riuscendo a ottenere la Mela, ma venne presto raggiunto da
Cesare, assieme a delle guardie papali. Utilizzando la Mela, Ezio
fece morire le due guardie, per poi fuggire. In seguito, assieme ai
suoi compagni, si impegnò a uccidere i sostenitori che Cesare aveva
ancora a Roma. Infine, gli Assassini raggiunsero Cesare in persona
con alcuni dei suoi uomini, in attesa dei rinforzi delle truppe di
Micheletto. Le forze di Cesare vennero sconfitte, anche se il loro
comandante si era messo al sicuro dietro la porta della città.
Tuttavia, venne arrestato da Fabio Orsini su ordine di papa Giulio
II: mentre veniva trascinato via, urlò che le catene non lo
avrebbero trattenuto, e che non sarebbe morto per mano d'uomo.
Nonostante la sua vittoria, Ezio rimase
turbato dal commento di Cesare e, mentre parlava con Leonardo da
Vinci, gli confessò la sua preoccupazione. Su suggerimento di
Leonardo, Ezio decise di esaminare la Mela per capire se le minacce
di Cesare fossero vere. Dopo averlo fatto, partì immediatamente,
lasciando prima a Leonardo un regalo d'addio: uno scrigno pieno di
denaro, un compenso per la morte del suo mecenate.
Nel 1505, mentre Cesare si era
rifugiato presso il cognato Giovanni III d'Albret, Ezio fece ritorno
a Roma. Mentre era in città, Ezio incontrò Leonardo in cerca un
passaggio per tornare in Spagna. Gli disse che conosceva un capitano,
di cui però non ricordava il nome. I due discussero su degli scritti
dei discepoli di Pitagora, che presentavano simboli simili a quelli
della Mela. Dopodiché, Leonardo volle accompagnare Ezio al porto, ma
non potendo lasciare lo studio incustodito, Ezio si offrì di
riportare indietro l'apprendista di Leonardo, Salaì. Ezio lo trovò
a La Volpe Addormentata, mentre giocava ai dadi. Dopo un'iniziale
resistenza, Salaì accettò di tornare alla bottega del maestro con
Ezio. Una volta fuori, tre persone indossanti delle toghe, che
giocavano con Salaì, li pedinarono. Salaì allora si girò, dicendo
di aver smesso di giocare. A quel punto i tre, supportati da altri,
attaccarono. Una volta sconfitti, Salaì osservò che c'era un solo
uomo con quelle abilità a Roma, Ezio, che suggerì di andare al
laboratorio di Leonardo.
Eludendo i gruppi di Ermetisti tra loro
e il laboratorio, Ezio e Salaì riuscirono a tornare, trovando il
laboratorio distrutto e Leonardo scomparso. Salaì informò Ezio con
rammarico di non conoscere la posizione del Tempio di Pitagora.
Guardando verso il pavimento con tristezza, Salai notò una scritta
sul pavimento, che suggeriva di cercare i dipinti di Leonardo
conservati a Villa Auditore, che contenevano indizi per localizzare
il tempio. In un primo momento Ezio fu rinunciatario, commentando che
tutti i dipinti erano stati bruciati durante l'assedio, ma Salai
rispose che ne erano stati distrutti solo due, mentre uno, che non
era di Leonardo, era stato venduto da Salai se stesso per acquistare
un farsetto, mentre i restanti cinque erano nelle mani di Lucrezia
Borgia, ora duchessa di Ferrara.
Ezio si recò quindi alla Delizia di
Belriguardo, scalando le mura esterne del palazzo e ascoltando un
discorso di Lucrezia, che, preoccupata per la sua vita, ordinò alle
guardie la massima allerta. Infiltratosi nel palazzo attraverso le
scuderie, Ezio si confrontò con lei per riottenere i quadri rubati,
rassicurandola. Di buon grado, lei gli disse che tre dei quadri erano
stati venduti a Francesco Colonna, mentre il quinto era nelle mani di
un amante, Patrizio. Una volta ordinato ai suoi uomini di caricare
l'Annunciazione di Leonardo su un carro fuori dal palazzo, Lucrezia
venne poi spinta contro il muro da Ezio, che iniziò a baciarle il
collo intimamente, per poi doversi allontanare perché Lucrezia
chiamò subito le guardie. Riuscito a uscire, Ezio trovò il quadro.
Tornato a Roma, Ezio si diresse al Vaticano, dove seguì Patrizio,
che sperava di poter vendere il suo quadro agli Ermetisti. Ezio
osservò Ercole Massimo sminuire Patrizio per i suoi pensieri
razzisti su Lucrezia Borgia, e lo uccise quando tentò di distruggere
il quadro, in preda all'ira. Ezio poi inseguì l'ermetico a cui
Ercole aveva assegnato il compito di trasportare il dipinto,
recuperandolo.
Ezio si recò poi a casa di Francesco
Colonna, per scoprire che la casa gli era stata sequestrata dalle
banche. Gli fu detto però che i dipinti di da Vinci erano stati
venduti a un mercante fiorentino, che stava per salpare al porto
fluviale. Arrivatoci, Ezio scoprì che il mercante non era altro che
il vecchio fidanzato della sorella, Duccio de Luca. Duccio,
riconosciuto Ezio, iniziò subito a offenderlo, dicendogli che viveva
in un "letamaio di città", e che la sorella si era decisa
di "aprire le gambe" alla Rosa in Fiore. Ezio gli rifilò
un pugno in pieno volto, così ordinò ai suoi amici di attaccarlo.
Ezio riuscì facilmente a tenere testa ai suoi aggressori, e, dopo
aver sconfitto Duccio, ne ottenne tutte le informazioni che voleva,
tuttavia insultò nuovamente Claudia, ricevendo così un altro pugno,
che lo fece svenire. Ezio andò alla barca del commerciante, che era
stata occupata dagli Ermetisti, per recuperare il terzo dipinto. Li
eliminò rapidamente senza essere visto, riuscendo a ottenere anche
il terzo quadro. Si diresse poi verso La Rosa in Fiore, per ottenere
gli ultimi due quadri rimasti, che erano stati acquistati da un
cardinale, per venire messi in mostra all'interno di Castel
Sant'Angelo.
Una volta raggiunta la Rosa in Fiore,
Ezio salutò calorosamente la sorella, trascurandole del suo incontro
con Duccio. Da lei, Ezio apprese che l'accesso all'esposizione
all'interno di Castel Sant'Angelo richiedeva un invito. Ezio, non
sapendo come procurarselo, si infiltrò nei pressi di un nobile che
aveva l'invito, ma trovò la scatola in cui doveva esserci vuota: il
nobile era andato alla mostra senza invito e un messaggero stava
andando a portarglielo. Ezio inseguì e raggiunse il corriere,
ottenendo l'invito, poi si ricongiunse con delle cortigiane di
Claudia, facendosi aiutare per entrare inosservato, dicendo loro che
avrebbe segnato i quadri da rubare. Ezio segnò i primi due quadri
dopo aver distratto le guardie che li stavano sorvegliando
all'esterno dell'edificio. Ezio procedette quindi ad infiltrarsi
all'interno del castello. Usando la stessa strada che aveva preso per
salvare Caterina anni prima, riuscì a entrare nelle stanze
superiori. Dopo aver segnato il terzo quadro, fuggì rapidamente,
mentre le cortigiane rubavano i quadri.
Ezio tornò alla bottega di Leonardo,
dove i cinque dipinti erano stati portati. All'interno vi trovò
Salaì, che stava già cercando qualsiasi indizio che portasse alla
posizione del tempio. Salaì era sul punto di rinunciare, quando Ezio
gli chiese se Leonardo avesse potuto tenere nascoste le sue ricerche.
Salaì si ricordò che Leonardo aveva sperimentato degli inchiostri
invisibili, e propose a Ezio di usare l'Occhio dell'aquila per
trovare eventuali indizi. Così fece, e trovo dei piccoli disegni in
ogni dipinto. Dopo averli ispezionati tutti, Ezio copiò tutti i
disegni, mettendoli su un tavolo. Nonostante mancassero dei pezzi di
mappa, andati distrutti nell'attacco a Monteriggioni, Ezio riordinò
i restanti, riuscendo s trovare l'ingresso delle catacombe in cui
c'era il Tempio di Pitagora.
Entrato nelle catacombe, Ezio si recò
verso il tempio. Nel mentre, sentì Ercole Massimo picchiare
Leonardo, nel tentativo di fargli aprire la porta del tempio. Ezio,
arrivato, ordinò agli Ermetisti di fermarsi, e dopo un breve scambio
di parole, venne attaccato dai tirapiedi di Ercole. Affrontati e
uccisi gli uomini, Ezio salì da Ercole, uccidendolo con la Lama
Celata. Liberato Leonardo, Ezio gli suggerì di andarsene, ma
Leonardo lo contraddisse, dicendo che il "numero" che gli
Ermetisti cercavano doveva essere distrutto per evitare che qualcun
altro lo avesse scoperto. Ezio accettò, e i due si inoltrarono nel
Tempio. In ogni stanza del Tempio, Ezio e Leonardo si trovarono di
fronte a degli enigmi. Nella prima sala, Ezio dovette orientare una
serie di fasci di luce, mentre nella seconda reindirizzare il flusso
d'aria in un grande meccanismo. Nell'ultima sala, Ezio dovette
attivare delle leve, che facevano cadere del liquido infiammato in un
percorso. Una volta completato il percorso, il pavimento al centro si
abbassò, rivelando un grande piedistallo circolare. Ezio e Leonardo
riconobbero i simboli sul piedistallo come quelli mostrati loro dalla
Mela, anche se nell'ordine sbagliato. Ezio guardò Leonardo ruotare i
pezzi del pilastro in modo che le immagini combaciassero, aprendo la
porta dell'ultima stanza del Tempio.
Entrato nell'ultima stanza, Ezio
riconobbe un'architettura che aveva già visto nel Tempio di Giunone.
Andò quindi verso il piedistallo centrale, mettendovi la sua mano
sopra. Una luce splendente si attivò, e pochi secondi dopo, l'intera
stanza si era illuminata. Davanti a loro, si ripetevano sei numeri e
due lettere: 43 39 19 N 75 27 42 W. Anche se Leonardo definì i
numeri come inutili, Ezio disse che non erano destinati alla sua
generazione, così Leonardo gli chiese se gli nascondesse qualcosa,
ma Ezio fu abile a sviare il discorso verso i futuri lavori di
Leonardo.
Arrivati a Napoli il 24 giugno 1505,
Ezio, Leonardo e Machiavelli chiesero a molte persone locali se
avevano visto Micheletto. Fortunatamente, i tre incontrarono una
cortigiana chiamata Camilla, che disse loro di aver trascorso la
scorsa notte con un uomo che corrispondeva alla descrizione di
Micheletto. Lei li indirizzò al porto, da cui partirono per
Valencia. Ezio, Machiavelli e Leonardo viaggiarono per cinque giorni,
durante i quali il mare era particolarmente ostile, facendo perdere
ai tre la possibilità di raggiungere Micheletto. Una volta arrivati,
riuscirono a localizzare rapidamente Micheletto al Lupo Solitario,
una locanda frequentata da criminali. Una volta arrivati, entrarono,
venendo subito attaccati da dieci uomini, i cui occhi erano abituati
all'oscurità della locanda. Ezio e Machiavelli combatterono contro
gli uomini, mentre Leonardo si nascondeva dietro al bancone. A un
certo punto, Ezio venne colto alle spalle e strangolato da
Micheletto, ma un colpo allo stomaco del pugnale di Machiavelli
costrinse Micheletto a lasciare la presa e fuggire.
Uno dei suoi subalterni però era
sopravvissuto all'attacco degli Assassini, e disse loro la
destinazione di Micheletto: il Castillo de la Mota. Il giorno
successivo, dopo un breve riposo, i tre partirono.
Arrivarono troppo tardi. Ezio venne a
sapere da una guardia che Cesare era fuggito, anche se non erano
ancora sicuri di come ci fosse riuscito. Ezio chiese immediatamente
un cavallo, ma la stanchezza di Leonardo e i consigli di Machiavelli
lo convinsero a riposarsi. Il mese seguente, rientrati a Valencia, i
tre trovarono la città in preda a Cesare. Leonardo ebbe un'idea,
chiedendo loro di raccogliere zolfo, nitrato di potassio e carbone, e
delle lastre sottili di acciaio. Ottenuti i materiali, in breve tempo
Leonardo riuscì a costruire una ventina di piccole bombe a mano, che
dovevano essere gettate sulle postazioni nemiche. Leonardo poi disse
a Ezio e Machiavelli di dover tornare in Italia, avendo nostalgia di
casa.
Ezio e Niccolò erano determinati a
distruggere il nuovo esercito di Cesare, e insieme elaborarono un
piano. Mentre Machiavelli si faceva strada verso il campo degli
irriducibili, Ezio si diresse al porto. Puntando la prima nave, Ezio
accese la miccia e la gettò nella stiva, dubbioso del potere
distruttivo che poteva avere un'arma tanto piccola. Ezio si sorprese
all'esplosione, che distrusse l'albero della nave da guerra, mentre
le schegge di legno volavano in aria. Continuò a bersagliare le navi
di Cesare, e in diversi casi l'esplosione delle bombe causò anche la
detonazione della polvere da sparo contenuta nella nave. Una di
queste esplosioni riuscì a distruggere le due navi al suo fianco: ne
distrusse dodici in tutto con dieci bombe. Dopodiché, si ricongiunse
a Machiavelli, all'angolo della strada dove si trovava il Lupo
Solitario. Salendo sul tetto dell'edificio, i due si affacciarono sul
cortile interno, dove Cesare e Micheletto stavano discutendo sui
recenti avvenimenti. Cesare, rabbioso, sminuì Micheletto,
incolpandolo per quanto successo. Micheletto tentò allora di
ucciderlo, ma Cesare, dopo essersi liberato, estrasse rapidamente una
delle sue pistole, sparandogli e sfigurandolo completamente. Ezio
tornò indietro, sperando di catturare Cesare mentre lasciava
l'edificio, anche se Machiavelli, protesosi in avanti per ottenere
una vista migliore, fece cadere una tegola, richiamando l'attenzione
di Cesare.
Tirando fuori la sua seconda pistola
altrettanto rapidamente, Cesare sparò all'assassino, colpendo
Machiavelli alla spalla.
Il primo pensiero di Ezio era inseguire
Cesare, ma vedendo la grave ferita di Machiavelli, preferì occuparsi
dell'amico. Trovato un medico, i due appresero che la pallottola
aveva attraversato la spalla, e che Machiavelli sarebbe guarito nel
giro di due settimane.
Nel 1507, Ezio localizzò Cesare
Borgia, che stava comandando le forze del suo cognato Giovanni III
d'Albret, assediando la città di Viana. Ezio ingaggiò Cesare in
battaglia, ma venne quasi sopraffatto dai soldati . Riuscito a
sopravvivere a un attacco di artiglieria, Ezio rincorse il Borgia,
dirigendosi verso la città. Alla fine, riuscito a salire su una
delle torri d'assedio delle forze di Cesare, Ezio impegnò in
combattimento quest'ultimo sui bastioni delle mura. Nonostante
l'aiuto di alcuni soldati durante il duello, Ezio fu in grado di
rompere l'armatura di Cesare e sopraffarlo. Quando Cesare, rabbioso,
ripeté che nessun uomo avrebbe potuto ucciderlo, Ezio rispose
freddamente che lo avrebbe lasciato al fato, prima di gettarlo dai
bastioni della città, uccidendolo. Anni dopo, un Ezio più vecchio
fece ritorno al Santuario sotto Villa Auditore, per lasciare un
indizio della parola d'accesso che proteggeva l'ingresso del Tempio
di Giunone, come gli aveva suggerito l'amico Leonardo in precedenza.
L'indizio era visibile solo a chi possedeva l'Occhio dell'aquila.
Con la morte di Cesare Borgia, le
ambizioni dello Stato Pontificio per l'Italia erano terminate. Ezio
si concentrò dunque sulle questioni interne dell'Ordine. Creò una
fitta rete di comunicazioni per gli Assassini che si estendeva da
Venezia alla Sicilia, per poi lavorare su nuovi metodi di
addestramento degli Assassini. Nel 1510, tornato a Monteriggioni,
Ezio trovò tra i documenti dello zio Mario una lettera scritta dal
padre Giovanni un anno prima della sua nascita, che menzionava una
biblioteca nascosta sotto Masyaf, colma di una saggezza inestimabile.
Ezio partì quindi per la Siria.
10 mesi dopo, Ezio, che aveva
soggiornato per una settimana ad Acri, partì finalmente per Masyaf,
che temeva fosse entrata in possesso dei Templari, per comprendere le
motivazioni che spingono gli Assassini e il suo ruolo nella
battaglia, come scrive in una lettera alla sorella Claudia. Nella
lettera, Ezio le chiedeva, in caso di fallimento e morte, di non
cercare vendetta, ma di continuare la ricerca della verità.
Una volta arrivato a Masyaf nel marzo
1511, Ezio scoprì che la città era controllata dai Templari,
comandati da Leandros. In netta inferiorità numerica, Ezio venne
catturato dai Templari e portato sulla cima di una torre nella
fortezza. Mentre Leandros si trovava alle spalle di Ezio per
impiccarlo, quest'ultimo lo colpì, e dopo aver messo la corda
attorno al Templare, Ezio lo utilizzò come base di appoggio per
calarsi con la fune, riuscendo quindi a sfuggire ai Templari. Scalato
il mastio di Masyaf, Ezio si tuffò in un passaggio subacqueo, che lo
condusse al corridoio che portava alla biblioteca di Altaïr, dove
scoprì da un lavoratore che Leandros era in possesso del diario di
Niccolò Polo, i cui contenuti conducevano alle Chiavi necessarie per
aprire la porta. Ezio uscì quindi dalla fortezza, iniziando a
pedinare Leandros.
Ezio si lanciò quindi all'inseguimento
di Leandros che stava fuggendo in carrozza in un villaggio vicino
Masyaf. Tuttavia, la carovana di Ezio cadde fuori strada dopo
un'esplosione. Nonostante la caduta, Ezio riuscì a sopravvivere, e,
ferito, riuscì a farsi strada furtivamente nel villaggio, uccidere
Leandros e recuperare il Diario di Niccolò Polo, che parlava di
alcune Chiavi per accedere alla biblioteca.
Leggendo il diario di Niccolò, Ezio
scoprì che queste chiavi erano nascoste a Costantinopoli, la
capitale dell'Impero Ottomano. Arrivato a Costantinopoli, scoprì dal
capo della gilda locale, Yusuf Tazim, che i Templari stavano
conquistando poco a poco Costantinopoli, e che costituivano quindi
una minaccia per gli Assassini. Mentre Ezio cercava le Chiavi
nascoste a Costantinopoli grazie all'aiuto di Sofia Sartor, una
libraia veneziana, che lo aveva aiutato a trovare le posizioni dei
libri sulle Chiavi, tentava anche di respingere l'esercito dei
bizantini e di scoprire chi tra di loro avesse l'ultima chiave.
Dopo aver trovato la prima chiave, Ezio
incontra Yusuf, che gli dice di aver scoperto che i bizantini
intendono attaccare il principe Solimano al Palazzo Topkapı. Ezio,
Yusuf, e gli altri Assassini si recano al Palazzo, dove stordiscono
dei menestrelli assoldati per la festa che si terrà quella sera.
Preso il posto dei menestrelli, gli Assassini riescono a proteggere
Solimano dagli agenti bizantini. Solimano chiede poi a Ezio di
incontrarlo in seguito.
Solimano assegna a Ezio il compito di
sorvegliare un incontro tra lui, il principe Ahmet, e Tarik Barleti,
capo del corpo dei Giannizzeri, che non sono riusciti a proteggere
Solimano. Nell'incontro, Solimano evidenzia che i Giannizzeri non
sono stati in grado di proteggere il palazzo, e chiede a Ezio di
sorvegliare i movimenti di Tarik. Durante la sua investigazione, Ezio
scopre che Tarik era implicato in un commercio di armi da fuoco con
Manuele Paleologo, erede al trono dell'Impero Bizantino e membro dei
Templari, e il suo socio Shahkulu.
Scoperti i traffici di armi, Solimano
assegna a Ezio il compito di uccidere Tarik, colpevole di aver
tradito il sultano. Ucciso un Giannizzero e rubata la sua divisa,
Ezio si infiltrò nell'accampamento dei Giannizzeri, dove riuscì ad
assassinare Tarik, per poi scoprire che in realtà non stava aiutando
Manuele, ma che aveva inviato i suoi uomini assieme alle armi solo
per colpire i bizantini dove si sentivano più sicuri, in Cappadocia.
Prima di morire, Tarik chiede a Ezio di sconfiggere i bizantini.
Riferita la notizia a Solimano, quest'ultimo gli fa preparare una
nave per raggiungere i Templari in Cappadocia.
Mentre indagava, Ezio era entrato in
possesso delle quattro Chiavi di Masyaf rimaste nascoste in città, e
all'appello mancava l'ultima Chiave, quella in possesso di Manuele
Paleologo. Mentre si recava al porto, venne fermato da Yusuf, che gli
spiegò che i Giannizzeri avevano teso la Grande Catena per bloccare
un'eventuale fuga di Ezio da Costantinopoli, ricercato per l'omicidio
di Tarik. Yusuf diede quindi a Ezio una Bomba molto potente per
distruggere la torre da cui partiva la catena. Per sfuggire alle
macerie, utilizzò una fune tesa, che lo portò a una delle banchine
del porto. Una volta bruciate con il fuoco greco le navi dei
Giannizzeri, Ezio le utilizzò per raggiungere la nave di Piri Reis,
con cui salpò per la Cappadocia.
Arrivato in Cappadocia, Ezio andò alla
ricerca delle spie inviate da Tarik, ma scoprì da una di esse,
Dilara, che erano stati quasi tutti catturati dai Bizantini. Ezio
riuscì a salvare comunque alcune delle spie dall'esecuzione, e a
uccidere Shahkulu.
Ezio si diresse al magazzino di polvere
da sparo dove, liberatosi delle guardie, fece esplodere la polvere,
gettando la città nel panico e costruendosi l'occasione per trovare
Manuele. Una volta raggiunto, lo inseguì e lo uccise, recuperando
l'ultima Chiave. Subito dopo, venne raggiunto da Ahmet, lo zio di
Solimano ed erede al trono ottomano. Rivelatosi essere il capo dei
Templari, Ahmet gli chiese le Chiavi, minacciandolo di uccidere Sofia
se si fosse rifiutato. Arrabbiato e preoccupato per Sofia, Ezio andò
via dalla città, caduta nel panico, e tornò a Costantinopoli sulla
nave di Piri Reis.
Arrivato a Costantinopoli, Ezio si
diresse velocemente alla bottega di Sofia, che trovò in completo
disordine e Yusuf, a cui aveva chiesto di proteggere Sofia mentre era
in Cappadocia, era morto. In cerca di vendetta, Ezio chiese agli
Assassini di combattere con lui per sconfiggere Ahmet all'Arsenale.
Trovatolo, questo disse a Ezio di portare le chiavi alla Torre di
Galata in cambio della vita di Sofia. Tornato al Covo e raccolte le
Chiavi, Ezio chiese ai suoi compagni Assassini di proteggerlo durante
lo scambio. Alla torre, Ezio diede ad Ahmet le Chiavi, che lo lasciò
andare a riprendere Sofia, tenuta in cima alla torre. Scalata la
torre, Ezio scoprì che la donna non era Sofia, ma che lei era appesa
a un cappio in un cortile, e stava per morire strangolata.
Paracadutatosi dalla cima della torre verso il cortile, Ezio riuscì
a salvarla. Assicuratosi che Sofia stesse bene, i due partirono su un
carro all'inseguimento di Ahmet, che stava lasciando Costantinopoli.
Dopo un inseguimento in carrozza in cui Ezio dovette uccidere i
Bizantini che si frapponevano tra lui e Ahmet, Ezio raggiunse il
carro del principe, ma i due caddero in un precipizio. Nel volo, Ezio
e Ahmet duellarono, e infine Ezio riuscì ad aprire un paracadute per
salvarsi, ma Ahmet si aggrappò alla sua gamba, e i due caddero a
terra. Feriti, si rialzarono, ma in quel momento arrivò il fratello
di Ahmet e padre di Solimano: Selim. Selim spiegò ad Ahmet che il
padre, Bayezid II, aveva infine scelto lui come successore, e
immediatamente gli mise le mani alla gola, gettandolo nel mare. Selim
si rivolse poi a Ezio, a cui disse di averlo risparmiato solo per le
considerazioni su di lui fatte dal figlio. Dopodiché, gli intimò di
andarsene da Costantinopoli e non fare più ritorno. Sentendosi
colpito dalle parole di Selim, Ezio lo attaccò, ma venne fermato da
Sofia prima che potesse colpire.
Molte settimane dopo, in seguito a un
lungo viaggio, Ezio e Sofia arrivarono a Masyaf, ormai abbandonata
anche dai Bizantini. Entrati nella fortezza, i due si diressero alla
porta della Biblioteca. Collocate le Chiavi, Ezio vi entrò, mentre
Sofia aspettava fuori. Nella Biblioteca trovò lo scheletro di
Altaïr, che aveva in mano un altro Sigillo della memoria. Grazie a
questo Sigillo, Ezio scoprì che Altaïr aveva nascosto all'interno
della Biblioteca la Mela dell'Eden in suo possesso, mentre aveva
fatto portare i libri ad Alessandria.
Ezio si diresse verso la Mela, ma capì
di aver visto abbastanza nella sua vita, e decise di lasciarla lì
con la salma di Altair lontana da assassini e templari. Subito dopo,
la Mela diede un impulso, che gli fece tornare in mente il nome di
Desmond, che aveva udito da Minerva nella Cripta. Rivolgendosi a
Desmond, mentre si levava i bracciali e la spada di dosso, gli
dichiarò la fine della sua vita come Assassino. Incoraggiandolo a
porre fine alla sofferenza provocata dalla guerra tra Assassini e
Templari, Ezio mise una mano sulla spalla dell'ologramma di Desmond
che si era creato davanti a lui, e gli disse di ascoltare, così
Desmond capì cosa doveva fare.
Nel 1512 Ezio tornò a Venezia, assieme
a Sofia. I due si sposarono verso la fine dell'anno. Tuttavia Ezio
dovette tornare a Roma appena dopo il Capodanno del 1513, a causa
della morte del Pontefice Giulio II. Qui incontra Claudia e
Machiavelli. Dopodiché Ezio, ormai 54enne, passò il testimone: la
guida dell'Ordine degli Assassini fu data a Ludovico Ariosto.
L'Auditore tornò in Toscana, dove andò a vivere in una villa nelle
campagne vicino Firenze. Da Sofia ebbe una figlia, Flavia, e l'anno
successivo un figlio, Marcello. Ezio divenne quindi un agricoltore,
lasciando in parte l'Ordine a causa dell'età avanzata. Tuttavia ci
furono vari problemi e perdite: nel 1518 il raccolto fu molto scarso
e l'anno dopo morì il carissimo amico Leonardo da Vinci, nella
Francia del giovane sovrano Francesco I. A causa della demenza
senile, Machiavelli esortò Ezio a scrivere la sua vita in un diario,
anche se il compito gli riuscì molto difficile. Un giorno di fine
estate del 1524, ricevette la visita di Shao Jun, assassina del ramo
cinese giunta in Italia per chiedere consiglio a Ezio su come
rifondare la confraternita in Cina. All'inizio Ezio fu riluttante
perché non aveva più intenzione di ricominciare la sua vita da
assassino, tuttavia alla fine venne convinto e diede suggerimenti a
Jun su come rifondare la confraternita in Cina. Ezio morì a 65 anni
il 30 novembre nel 1524, poco dopo la partenza di Shao Jun, su una
panchina nella Piazza del Duomo di Firenze per un attacco di cuore.
Le ultime cose che vide furono Sofia e Flavia sorridenti.
Ezio essendo vissuto come un nobile
fiorentino viveva nel lusso pensando solamente a divertirsi ignaro
dell'esistenza degli Assassini. Come ogni nobile era giocoso,
arrogante e viziato pensando solo alla vita di lusso. Si preoccupava
molto per la sua famiglia e spesso svolgeva compiti per sua madre e
suo padre. Aveva molti amici ma in realtà gli erano amici solo
perché era ricco. Molto spesso si cacciava nei guai e veniva spesso
inseguito dalle guardie.
Quando la sua famiglia venne
giustiziata di fronte ai suoi occhi dovette cambiare completamente il
suo carattere pensando prima di tutto a proteggere sua madre e sua
sorella, le uniche sopravvissute al massacro della sua famiglia.
Durante gli anni infatti la sua prima preoccupazione era quella di
tenerle al sicuro anche quando Claudia divenne un'assassina. Durante
gli anni porta a sua madre delle piume di Petruccio in ricordo del
fratellino.
Quando divenne un assassino per anni è
stato guidato dalla vendetta, infatti il suo unico obiettivo era
quello di uccidere tutti coloro che erano responsabili della morte di
suo padre e dei suoi fratelli. Per raggiungere tale obiettivo faceva
di tutto, anche far sprofondare nel caos una città. Molto spesso si
alleava con i criminali delle città svolgendo compiti per loro
affinché poi lo aiutassero nell'uccidere il suo bersaglio. Ezio
infatti chiedeva aiuto molte volte alle cortigiane, ai ladri e ai
mercenari. Il suo desidero di vendetta all'inizio era molto alto,
infatti quando uccise Vieri de' Pazzi colpisce ripetutamente il suo
cadavere con rabbia venendo poi fermato da suo zio che gli dice che a
prescindere dalla persona bisognava dare rispetto ai morti. Con gli
anni infatti riesce a trattenere il suo impeto di rabbia e vendetta
uccidendo i suoi bersagli per poi dargli un addio calmo, tuttavia
quando il suo bersaglio era Rodrigo non riuscì a trattenersi e si
fece guidare solo dalla rabbia e della vendetta affermando infatti
che pensava che ormai il suo desiderio di vendetta fosse sparito.
Quando ormai divenne maturo e pensava solamente a far crescere la
confraternita, risparmiò molti bersagli che infatti non riteneva
necessario di uccidere.
Il suo carattere con gli anni cambia
completamente, da giocoso e spensierato divenne serio, responsabile e
maturo. Divenne anche freddo di carattere, infatti quando riuscì
finalmente a perdere il suo desiderio di vendetta il suo obiettivo fu
quello di far crescere la confraternita. Era freddo con tutti e molte
volte causava litigi per il suo carattere chiuso. Tuttavia rimaneva
molto legato alla sua famiglia e protettivo. Oltre alla sua famiglia
c'era un'altra persona con cui Ezio si sentiva tranquillo nel
parlare, ovvero, Leonardo da Vinci che infatti divenne il suo
migliore amico.
Quando divenne Mentore cominciò a
reclutare nuovi assassini a Roma e a Costantinopoli insegnando loro i
principi del credo e che gli assassini combattevano per la libertà.
Le sue azioni infatti si sparsero in tutta Europa mandando i suoi
adepti a svolgere diverse azioni che aiutarono gli Assassini ad
aumentare la loro influenza su tali territori. Ezio divenne famoso
all'interno della confraternita venendo riconosciuto come uno dei più
grandi Mentori della storia dell'ordine. Quel titolo era stato
assegnato solo ad Altair ma Ezio riuscì a conquistare tale titolo.
Le sue gesta raggiunsero anche l'Oriente, infatti quando Shao Jun si
reca in Italia per incontrarlo gli dice che si è recata in Italia
per chiedergli aiuto su come possa ricostruire il ordine in Cina.
Inoltre Jun gli dice che il suo Mentore era molto entusiasta di
incontrarlo ma venne catturato e ucciso. Quando si reca a Masyaf
viene braccato da Leandros e questi vedendo la caparbietà di Ezio
dice "possibile che tu sia tanto letale come ti descrivono le
leggende?". All'interno della confraternita era lodato e
osannato per aver sconfitto la Famiglia Borgia che all'epoca erano la
famiglia Templare più potente d'Europa.
Ezio divenne grande amico di Leonardo
da Vinci fino alla morte di quest'ultimo. I due si conobbero quando
Ezio aveva 17 anni e Leonardo sebbene non facesse parte degli
assassini, aiutò Ezio molte volte durante gli anni. Ezio si legò
molto a Leonardo considerandolo una persona brillante e geniale,
infatti rivelò all'artista l'esistenza degli Assassini e Templari.
Sebbene Leonardo non volesse entrare nella confraternita, decise
molte volte di aiutarli. Ezio durante gli anni gli portava pagine del
codice di Altair e con tali progetti Leonardo gli costruiva le armi.
Ezio molte volte in quei pochi momenti liberi li passava volentieri
con l'amico parlando di qualunque cosa. Quando fu rapito da Ercole
Massimo, Ezio si mette alla ricerca dell'amico senza sosta. Negli
ultimi momenti di vita di Leonardo, Ezio decise di recarsi a casa sua
per passare gli ultimi momenti con l'amico.
Quando ormai divenne vecchio e si è
ritirato come assassino, decise di cominciare una nuova vita insieme
a Sofia come contadino. Non vuole infatti avere più niente a che
fare con l'ordine essendo stanco di quella vita che ha compiuto per
oltre 30 anni. Infatti quando Shao Jun si reca a casa sua per
chiedergli aiuto Ezio in un primo momento è scontroso rifiutandosi
di aiutarla e addirittura le dice di andarsene. Alla fine Ezio decise
di aiutarla ugualmente. Spiega infatti a Jun che non vuole più
essere un assassino essendo stanco e vecchio, inoltre essendo stato
un assassino per troppo tempo è sempre all'erta perché i suoi
nemici potrebbero attaccarlo in qualunque momento e ferire la sua
famiglia.
La particolarità di Ezio più
rilevante è che è un abile seduttore, fin da giovane ha dimostrato
di possedere una grande abilità nel sedurre il gentil sesso,
tuttavia nonostante questa sua bravura paga lo stesso delle
cortigiane quando vuole divertirsi sessualmente. Essendo di
bell'aspetto ha fin da subito sfruttato questo suo dono riuscendo a
sedurre molte donne del ceto nobile cacciandosi molte volte in
situazioni imbarazzanti al punto di essere inseguito dalle guardie.
Quando divenne un assassino il suo tempo libero diminuisce sempre di
più e la sua preoccupazione principale è quella di sconfiggere i
Borgia, tuttavia grazie al suo grande carisma riesce ugualmente a
conoscere molte donne iniziando relazioni. Ezio è stato con molte
donne ma solamente pochissime sono state importanti per lui.
- Cristina Vespucci: è la prima relazione seria di Ezio, nonché la prima nella quale si sia innamorato. Al primo incontro con Cristina si dimostro' un po' impacciato non riuscendo a parlare con lei, infatti ella non lo degnò di attenzioni. Ezio per rimediare decise di seguirla per vedere dove abitava e dopo averla salvata da un tentato stupro da parte di Vieri de' Pazzi i due si avvicinarono sempre più fino a diventare amanti. I due iniziarono una relazione seria, molte notti Ezio s'imbucava in camera di Cristina per passarci la notte insieme. Quando la famiglia di Ezio fu giustiziata, egli dovette lasciare la città insieme a sua madre e sua sorella, ma prima di farlo, con l'aiuto di Cristina, volle seppellire i corpi dei suoi fratelli e di suo padre. Ezio le chiese di venire con lui ma lei per non abbandonare la famiglia rifiutò, così Ezio le regalò una collana come segno del loro amore eterno. Due anni dopo Ezio si ripresenta a casa di Cristina ma ella ormai si è fidanzata ed è in procinto di sposarsi, tuttavia ha ammesso che non ha mai dimenticato Ezio. Quest'ultimo per non rovinarle la vita salva il suo futuro sposo, in debito dagli strozzini, e lo minaccia dicendogli che se l'avesse fatta soffrire Ezio lo avrebbe ucciso. Ezio successivamente si rincontra con Cristina per salutarla nuovamente, assicurandole che suo marito sarà fedele a lei. Otto anni dopo, quando Ezio è a Venezia,viene informato da Leonardo che Cristina è in città, così l'assassino decide di incontrarla nascosto da una maschera spacciandosi per suo marito. Cristina tuttavia si accorge dell'inganno e s'infuria con Ezio dicendogli che aveva avuto la sua occasione per stare con lei invece che farle sposare un altro, e lo avverte dicendogli di non cercarla mai più. Quando Firenze fu controllata da Savonarola, Ezio tornò in città per ucciderlo e s'imbatté nel marito di Cristina che gli disse che gli uomini di Savonarola la stavano inseguendo. Uccisi gli sgherri di Savonarola, Ezio si rende conto delle ferite grazie della ragazza, e prima di morire, mostrò a Ezio la collana che il ragazzo le diede anni prima affermando che lei l'aveva sempre amato e che avrebbe voluto un'altra occasione. La morte di Cristina segna profondamente Ezio, infatti come accenna a sua sorella in una lettera anni dopo, con la sua morte qualcosa in lui era morto per sempre.
- Caterina Sforza: Quando Ezio accompagna Leonardo a Venezia, i due fanno tappa a Forlì e qui Ezio salva una donna intrappolata in una roccia per colpa dell'alta marea. Tale donna per ringraziarlo gli fece avere un passaggio gratis per Venezia affermando che la prossima volta che verrà a Forlì lei lo intratterrà. Solamente poco dopo Leonardo le rivela che la donna in questione è Caterina Sforza, signora di Forlì. I due s'incontrarono nuovamente quando Ezio tornò a Forlì con Machiavelli per uccidere i Fratelli Orsi che stavano assaltando la città. Quando Ezio tornò a Monteriggioni dopo essere fuggito da Roma con suo zio, Caterina e Ezio passano una notte romantica insieme. Ezio fu contento che Caterina passò la notte con lui e sperò che in cuor suo ella non lo stesso manipolando per questioni politiche. Quando la salvò dal Castel Santangelo a Roma, ella le rivelò che infatti era stata insieme a lui solo per migliorare la sua situazione politica. Ezio ne fu dispiaciuto sperando che ella provasse qualcosa per lui, tuttavia non esitò a salvarla. I due rimasero buoni amici negli anni e anche alleati.
- Amelia: Quando Ezio si reca a Forlì per cercare la nave per Venezia s'imbatte in due uomini che scommettono con una donna su chi fosse il più veloce a cavallo. Ezio decise di gareggiare e chiese cosa avrebbe vinto e Amelia con un doppio senso gli fece capire che avrebbero avuto un rapporto sessuale. Ezio vinse ed ebbe il suo premio ma Amelia gli rivelò che i due sarebbero andati a letto insieme ugualmente.
- Rosa: Quando Ezio arriva a Venezia, salva una giovane ladra di nome Rosa dagli uomini di Emilio Barbarigo. Dopo averla salvata i due diventano fin da subito buoni amici e Rosa mostrò fin da subito interesse per Ezio. La particolarità di Rosa e che lei è un maschiaccio ed era abile a saltare sui tetti come Ezio, infatti fu lei a insegnare a Ezio un nuovo metodo di salto. Molte volte infatti i due saltavano sui tetti di Venezia di sera per divertirsi. I due divennero amanti e per colpa della vita da assassino di Ezio la loro relazione finì ma rimasero buoni amici.
- Sofia Sartor: Quando Ezio si reca a Costantinopoli per cercare le chiavi di Masyaf, si reca in una biblioteca dove s'imbatte in una donna italiana di nome Sofia Sartor. Quando Ezio trova la prima chiave trova anche un libro di Marco Polo suscitando l'interesse della ragazza. I due strinsero un patto, cioè che se Ezio avesse trovato altri libri del genere li avrebbe portati da lei. Ezio mantiene la promessa e porta i libri di Polo alla ragazza. Col tempo i due si avvicinarono sempre di più ed Ezio per la prima volta dopo anni sentì di nuovo quel sentimento di amore che sentiva con Cristina, infatti in una lettera destinata a sua sorella ammette che con Sofia ha potuto di nuovo sentire qualcosa che da anni non provava più e che pensava fosse morto per sempre insieme a Cristina. Molte volte Ezio pur di stare in compagnia di Sofia si reca alla sua biblioteca per passare del tempo insieme. La ragazza si affascina sempre di più all'assassino chiedendogli chi fosse ma Ezio pur di tenerla lontana dalla guerra tra Assassini e Templari, gli mente sul suo conto. Sofia col tempo s'invaghisce di Ezio e le chiese di accompagnarla ad Adrianopoli ma Ezio per colpa della ricerca delle chiavi dovette rifiutare ma i due trascorsero la giornata insieme facendo un pic-nic. Quando Ezio deve recarsi in Cappadocia, chiede a Yusuf di proteggere Sofia dicendole che è una donna molto importante per lei. Appena seppe da Ahmet che le avrebbe fatto del male, Ezio torna a Costantinopoli trovando il cadavere di Yusuf e Sofia rapita. Furioso si mette alla ricerca di Ahmet per ucciderlo ma non la perché vuole sapere dove si trova Sofia. Dopo avergli consegnato le chiavi di Masyaf, libera Sofia e i due si mettono all'inseguimento di Ahmet per ucciderlo e recuperare gli oggetti. Dopo esserci riusciti, Ezio rivela finalmente la verità alla ragazza ma ella non si spaventa, anzi, ne è affascinata. I due si recano insieme a Masyaf per aprire la biblioteca. Dopo che Ezio lascia la sua vita da assassino, i due tornano in Italia dove si sposano e vanno a vivere in una fattoria poco fuori Firenze. I due ebbero due figli: Flavia e Marcello. Prima di morire lascia una lettera a Sofia ringraziandola di tutto e per il suo amore, inoltre afferma che è stato l'amore per lei e per Flavia e Marcello a tenerlo in vita fino a quel momento.
Ezio è armato di due lame celate che
negli anni vengono modificate da Leonardo da Vinci, suo caro amico, e
a Costantinopoli come seconda lama celata (quella destra, rotta in
combattimento a Masyaf contro i Templari di Leandros) riceve la Lama
Uncinata Ottomana da Yusuf Tazim. Dalla polsiera della lama celata
sinistra, Ezio può sparare proiettili, avvelenare i nemici o sparare
dardi avvelenati, con la Lama Uncinata può muoversi più velocemente
o attaccare il nemico. Ezio può equipaggiarsi anche di spade, mazze
o armi pesanti che sa usare tutte con estrema agilità. Ezio è
disposto anche di coltelli da lancio, di un pugnale da combattimento,
di una balestra (usata anche come arma ravvicinata) e di bombe da lui
stesso fabbricate, infatti è in grado di crearne di vari tipi, tra
cui anche quelle tattiche (oltre a quelle fatte apposta per
danneggiare gli avversari).
Ezio fin da giovane si dimostra abile
nella corsa sui tetti e nell'arrampicarsi ma con gli anni migliora
sempre di più; è inoltre un abile nuotatore in grado di tuffarsi da
grandi altezze. Ezio ha sempre dimostrato uno charme irresistibile
per le donne: inizialmente è conosciuto a Firenze per il suo
fascino, ma con gli anni diventa sempre più maturo e saggio, non
ponendo più le donne e il vino al primo posto divenendo uno dei
migliori mentori della confraternita insieme ad Altaïr Ibn-La'Ahad.
A Roma dimostra di saper parlare il francese.
In Revelations, oltre a saper
utilizzare la lama uncinata, Ezio impara anche a fabbricare ed
utilizzare vari tipi di bombe (tutto grazie agli insegnamenti di
Yusuf Tazim).
- 17 anni in Assassin's Creed: Lineage
- da 17 a 40 anni in Assassin's Creed II
- 32 anni in Assassin's Creed II: Discovery
- da 40 a 48 anni in Assassin's Creed: Brotherhood
- 52 anni in Assassin's Creed: Revelations
- 65 anni in Assassin's Creed: Embers
Le azioni di Ezio hanno avuto un
profondo effetto sull'Ordine. Grazie ai suoi sforzi, molte città in
tutta Europa sono passate sotto il controllo e l'influenza degli
Assassini, inaugurando un periodo d'oro in tutta l'Europa per
l'ordine. Grazie a tali azioni Ezio è diventato uno dei più grandi
Mentori della storia dell'Ordine liberando l'Europa dal giogo dei
Templari e sconfiggendo la Famiglia Borgia, la famiglia Templare più
potente dell'epoca. Il titolo come uno dei più grandi Mentori
dell'ordine era stato dato solamente ad Altair perché di fatto
l'assassino siriano rivoluzionò l'ordine e lo espanse in tutto il
mondo. I suoi discendenti hanno continuato a svolgere un ruolo di
guida nella gestione dell'Ordine per quasi cinquecento anni dopo la
sua morte. Con la sconfitta dei Borgia, Ezio recuperò la Mela
dell'Eden che nascose in una cripta nascosta sotto il Colosseo nel
1503 venendo poi ritrovata nel 2012 dal suo discendente Desmond
Miles.
In un momento imprecisato della sua
vita Ezio scrisse un codice dove raccontava alcuni degli eventi più
importanti accaduti nella sua vita. Uno di questi è stato il suo
incontro con l'ologramma di Minerva nella Cripta Vaticana, che
descrisse nei più piccoli dettagli. Nel XXI secolo, il Codice del
Profeta era custodito nella biblioteca di Ivan il Terribile, nascosto
sotto il Teatro Bolshoi di Mosca venendo poi trovato dal templare
Daniel Cross.
Assassin's Creed II
- Uberto Alberti
- Vieri de' Pazzi
- Francesco de' Pazzi
- Antonio Maffei
- Francesco Salviati
- Stefano da Bagnone
- Bernardo Baroncelli
- Jacopo de' Pazzi
- Emilio Barbarigo
- Carlo Grimaldi
- Marco Barbarigo
- Silvio Barbarigo
- Dante Moro
- Ludovico Orsi
- Checco Orsi
- Girolamo Savonarola e i suoi luogotenenti:
- Il Pittore
- Il Dottore
- Il Predicatore
- L'Agricoltore
- Il Condottiero
- Il Mercante
- Il Nobile
- Il Sacerdote
- Il Capitano della Guardia
Assassin's Creed II:
Discovery
- Gaspar Martínez
- Pedro Llorente
- Juan de Marillo
Assassin's Creed:
Brotherhood
- Il Carnefice
- Dodici Capitani dei Borgia
- Jacopo de Grassi
- Pietro da Siena
- Domenico da Padova
- Bernardino da Verona
- Valentino da Siena
- Prospero da Siena
- Tommaso da Viterbo
- Ippolito da Foligno
- Francesco da Velletri
- Battista Borgia
- Ferdinando da Napoli
- Antonio da Tivoli
- Maestro del Sacro Palazzo
- Malfatto
- Silvestro Sabbatini
- Donato Mancini
- Frate Ristoro
- Lia de Russo
- Lanz
- Gaspar de la Croix
- Auguste Oberlin
- Juan Borgia il Maggiore
- Octavien de Valois
- Francesco Borgia
- Ercole Massimo
- Cesare Borgia
Assassin's Creed:
Revelations
- Leandros
- Mirela Djuric
- Cirillo di Rodi
- Lisistrata
- Tarik Barleti
- Shahkulu
- Manuele Paleologo
Il personaggio di Ezio è stato
acclamato dalla critica per la sua interpretazione e l'intera storia
della sua vita. Oltre ad essere acclamato dalla critica è stato
accolto molto positivamente dai fan. È considerato il miglior
protagonista dell'intera serie videoludica arrivando sempre primo in
ogni classifica dei personaggi della serie. Per questa sua grande
accoglienza è l'unico personaggio ad essere protagonista in tre
capitoli principali della serie. Nel 2019, a dieci anni esatti dal
debutto di Ezio nel 2009, i critici continuano a ribadire che la saga
ha raggiunto la sua notorietà grazie ad Ezio che rimane ancora il
protagonista più amato dell'intero franchise.
Ezio ha vinto il premio da GameSpot
come "Miglior nuovo personaggio del 2009". Ha ricevuto una
nomination come "Miglior personaggio" ai Spike Video Game
del 2010. Ai Guinness World Records Gamer's Edition del 2011 si è
classificato alla 35ª come miglior personaggio videoludico più
famoso. Ai Game Informer si è piazzato al terzo posto come miglior
personaggio degli anni 2000 in poi. Nel 2012 i GamesRadar + lo hanno
posizionato all'ottava posizione come "il migliore personaggio
più influente, più cazzuto e più memorabile" nella storia dei
videogiochi. La grande popolarità di Ezio lo ha reso di fatto come
personaggio simbolo della serie Assassin's Creed. GamesRadar lo ha
classificato al 4º posto nella lista dei migliori personaggi
videoludici di sempre. Nel 2013 la rivista Complex lo ha classificato
al 37º posto come miglior personaggio più cazzuto dei videogiochi.
- Ezio è l'unico personaggio della saga ad essere protagonista di ben tre capitoli principali della serie.
- In realtà Ezio non ha alcuna parentela diretta con Altaïr Ibn-La'Ahad, il leggendario Mentore siriano protagonista del primo Assassin's Creed, ma solo con Desmond Miles essendo un suo antenato da parte del padre, mentre Altaïr è antenato di Desmond da parte della madre.
- Il viso di Ezio, come quello di Altaïr e Desmond Miles, è stato modellato secondo l'aspetto di Francisco Randez, modello e cantante.
- Il nome Ezio, deriva dall'antico nome gentilizio romano Aetius, derivato a sua volta dal greco Aètios, che significa Aquila.
- Come Altaïr e Desmond Miles, Ezio ha una cicatrice sulla bocca, ma nel suo caso viene mostrato come se la sia procurata: tramite una colluttazione con una pietra lanciata da Vieri de'Pazzi, nel 1476.
- Nel romanzo Assassin's Creed: Rinascimento, la cicatrice di Ezio è sulla fronte.
- Nei manifesti da ricercato sotto al ritratto di Ezio c'è scritto Morti di Vivo invece di Vivo o Morto, chiaro errore di traduzione.
- Il nome di Ezio viene scritto in modo errato in Assassin's Creed II: Discovery. Nel gioco, la sua biografia lo elenca come "Ezio Auditore de Firenze", invece di "Ezio Auditore da Firenze" (tranne nella versione per Nintendo DS).
- Anche se ad Ezio è stato impresso il marchio dell'Ordine sull'anulare, nel capitolo successivo della serie Assassin's Creed: Brotherhood esso manca, probabilmente per via di una svista degli sviluppatori.
- In Assassin's Creed: Brotherhood, viene rivelato che Ezio conosce il francese, che gli fu insegnato da due ragazze a Firenze.
- Nella copertina e in alcune immagini di Assassin's Creed: Brotherhood, Ezio viene mostrato con due polsiere delle lame celate identiche, anche se nel gioco non è possibile utilizzare due polsiere uguali.
- Nel romanzo di Brotherhood, Ezio perde tutte le armi del Codice (la Pistola, la Lama Avvelenata e la seconda Lama Celata) durante l'attacco alla Villa. Nel gioco, invece, Ezio perde solamente l'Armatura di Altaïr e la seconda Lama Celata.
- Nel secondo ricordo di Cristina, che si svolge nel 1478, Ezio indossa l'armatura di metallo e la Cappa Medicea, tuttavia questo è impossibile, in quanto la cappa gli è stata donata da Lorenzo de' Medici nel 1480, cioè 2 anni dopo.
- In Assassin's Creed: Revelations Ezio non possiede più una cappa.
- Il Costume di Ezio può essere sbloccato in Prince of Persia: Le sabbie dimenticate, in Assassin's Creed III, in Assassin's Creed IV: Black Flag, in Assassin's Creed Rogue, in Assassin's Creed: Unity, in Assassin's Creed: Syndicate e in Assassin's Creed: Origins.
- Una versione Sackboy di Ezio può essere acquistata per il videogioco Little Big Planet tramite il PlayStation Store.
- Ezio è presente nel gioco Soulcalibur V come personaggio speciale.
- Ad eccezione di Uberto Alberti e Vieri de'Pazzi, a ogni sua vittima principale, dopo il colpo fatale, Ezio dice "Requiescat in pace" come insegnatogli da suo zio Mario. Tale frase significa "riposa in pace" in latino.
- È curioso notare che anche se Renato Novara è stato sostituito nel doppiaggio di Ezio per via del timbro di voce troppo giovanile, il doppiatore che lo sostituisce in Assassin's Creed: Revelations e in Assassin's Creed: Embers ha quattro anni in meno.
- Nel capitolo Brotherhood durante l'attacco alla villa si sente un abitante che urla il nome "Marcello", stesso nome che Ezio darà al figlio.
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